parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 04/09/11

23a Domenica Tempo Ordinarioi/A

   

Letture: Ezechiele 33,1.7-9;  Salmo 94; Romani 13,8-10; Matteo 18,15-20.

 


"Tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo"

Dal Vangelo di Mattteo capitolo 18 versetti da 15 a 20

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni.

Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.

In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.

In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

il modo diverso dei cristiani, di affrontare i problemi.

C’è bisogno di cristiani svegli, attenti ad ascoltare la parola del Signore

Come accogliere la Parola del Signore che oggi ci viene rivolta in questa liturgia?

C’è l’invito molto diretto a ciascuno di noi e a tutta la comunità cristiana ad essere sentinelle per tutta la Chiesa: quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia. In questo nostro tempo, che tende a farci rinchiudere in noi stessi, siamo chiamati ad essere vigili ed affermare che c’è molto bisogno di solidarietà nei confronti dei più deboli, di coloro che non ce la fanno ad andare avanti nella vita di ogni giorno.

C’è bisogno di dire forte che seguendo solo le leggi del mercato saranno sempre i più deboli e i più poveri ad avere la peggio. C’è bisogno di dire che va messo a centro l’uomo e non il denaro o le leggi del mercato che disumanizzano questa nostra società.

C’è bisogno di più amore

In una parola, c’è bisogno di più amore. Senza amore non si va da nessuna parte. È quello che l’apostolo Paolo ci ricorda in maniera chiara e forte: non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole … Tutti i comandamenti si ricapitolano in questa parola: «Amerai il tuo prossimo come te stesso».

Quanto ci descrive il Vangelo circa il comportamento nei confronti di coloro che sbagliano, che si comportano male, non è altro che richiamarci al comandamento dell’amore. Bisogna parlare con chi ha sbagliato, fare di tutto per recuperare colui che – ci viene ricordato – è tuo fratello.

Il Vangelo parla a noi cristiani, come comunità del Signore: una dimensione della Chiesa – quella di essere comunità - da recuperare, mentre viviamo in una società che è troppo dominata dall’individualismo, dal pensare solo a se stessi. Nella comunità dei discepoli del Signore, siamo tutti fratelli e sorelle e bisogna prendersi cura gli uni degli altri.

Il comportamento dei cristiani di fronte ai problemi nella vita della comunità

Come comportarci quando un fratello o una sorella della comunità ha deviato, ha sbagliato? Come comportarsi con i peccatori all’interno della comunità che è la Chiesa? I cristiani – coloro che prendono il nome da Gesù Cristo – ispirano ogni loro comportamento alla misericordia e alla gradualità.

Col fratello che ha sbagliato – ci dice Gesù - prova prima con la correzione personale: va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello. Notiamo la parola che usa Gesù: guadagnare il fratello, cioè mirare a guadagnare colui che si è comportato male, non a perderlo.

Se questo non basta – continua Gesù nel Vangelo - prova con l’aiuto di due o tre che possano sostenerti. E se nemmeno questo basta, allora porta il peccatore di fronte a tutta l’assemblea. Tutte queste indicazioni si ispirano al comandamento dell’amore verso il prossimo, che le tenta tutte pur di non perdere una persona a cui voglio bene.

C’è continuità fra l’Antico e il Nuovo Testamento

Già prima della venuta di Gesù, nei libri dell’Antico Testamento, troviamo indicazioni nella stessa direzione: Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un peccato per lui (Levitico 19,17). O ancora nel libro del profeta Ezechiele, qualche rigo dopo il brano proclamato oggi: Dio non gode della morte del malvagio, ma che il malvagio si converta dalla sua malvagità e viva (Ezechiele 33,11).

Solamente in casi estremi, quando è stata rifiutata qualsiasi correzione, allora si può ricorrere alla esclusione di questo fratello dalla comunità. Anche se la comunità ha il potere di scomunicare – cioè di escludere dalla comunità – e di perdonare, il vero potere conferito dal Signore alla sua chiesa è il sacramento del perdono, l’atto di perdonare piuttosto che di scomunicare.

C’è sempre un altro mezzo, quando tutto sembra esaurito: la preghiera

Ma nemmeno allora possiamo rassegnarci alla situazione dolorosa: una cosa ancora che si può fare per il peccatore, quand’anche fossero esaurite tutte le possibilità di correzione, è la preghiera.

Questo lo possiamo fare sempre e comunque: accordarci per domandare a Dio, nella preghiera, per superare la difficoltà o il problema. Il mezzo più efficace è la preghiera comune.

Perché quando c’è unanimità nella preghiera, il Signore stesso è presente in mezzo alla comunità. A queste condizioni la preghiera è certamente efficace, perché è la preghiera stessa di Gesù al Padre. Prima di giungere a soluzioni estreme, non occorre solo aver tentato tutte le strade possibili con il peccatore: occorre soprattutto aver pregato a lungo e unanimemente.

Non conformatevi alla mentalità di questo mondo

Tutto questo ci fa comprendere – dinanzi ad ogni difficoltà che possiamo incontrare nel vivere la comunione con i fratelli – quanto sia centrale il comandamento dell’amore al prossimo. In una società che troppo spesso divide e pone gli uni contro gli altri, noi – i cristiani – siamo chiamati ad essere segni e testimoni di un altro modo di porsi.

Tutto essi affrontano con lo Spirito di Dio, uno Spirito di amore che mai si stanca di amare; essere segni di un modo più umano di essere, di pensare e di agire - in una parola - di vivere non conformandoci alla mentalità di questo mondo.

Intenzioni di preghiera

  • Signore, noi ti ringraziamo perché, anche se peccatori, la nostra vita è stata abbracciata e trasformata dalla tua grazia nella vita di questa Comunità: insegnaci, con cuore grato, a prendere parte alla tua gioia,  comprendendo qual è il culto davvero gradito a te e accogliendo la parola che è stata seminata in noi.
  • Ti preghiamo, o Signore, per tutta la nostra Comunità. Accompagnala nel suo servizio, benedici i frutti del suo lavoro e proteggila da ogni male. Aiutaci ogni giorno a scegliere la via impegnativa del bene, della riconciliazione, per resistere al male nella compassione, nell’amicizia e nella solidarietà con chi soffre.
  • Ti preghiamo, o Signore, per il Papa Benedetto, per il nostro vescovo Crescenzio e per la Chiesa che è in Italia, perché viva il 25mo Congresso Eucaristico Nazionale con fede ed entusiasmo.
  • Ti presentiamo, o Signore, tutte le invocazioni che lungo questa settimana sono state affidate alla nostra preghiera: tu che ascolti il lamento di ogni uomo che soffre e non resti indifferente al dolore e al pianto, asciuga le lacrime dei poveri, dei piccoli, dei soli, degli ammalati, dei prigionieri.
  • O Signore, concedi al mondo di conoscere la riconciliazione: perché tutte le nazioni ritrovino la concordia e ovunque, al fragore delle armi, succedano canti di pace.