parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 23/01/11

3ª Domenica Tempo Ordinario/A

   

Letture: Isaia 8,23b - 9,3; salmo 26; 1 Corinzi 1,10-13.17; Matteo 4,12-23.

 


"Convertitevi, perchè
il Regno di Dio è vicino"

Dal Vangelo di Matteo capitolo 4 versetti da 12 a 23

12Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, 13lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

15Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! 16Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta.

17Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».

18Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 19E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». 20Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono.

21Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. 22Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.

23Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

aprirci agli orizzonti larghi di Gesu' che va incontro a tutti

Gli inizi della vita pubblica di Gesù

La voce di Giovanni Battista che indicava Gesù come l’agnello di Dio, l’inviato di Dio agli uomini, era una voce libera, senza condizionamenti e adeguamenti, accondiscendenze alla mentalità e ai poteri di quel tempo. E per questo Erode lo fa imprigionare.

Dinanzi a questa notizia Gesù decide di iniziare la fase nuova della sua vita in mezzo agli uomini. Quell’uomo indicato da Giovanni come colui da seguire, comincia a parlare e ad operare. Gesù lascia la Giudea, le rive del fiume Giordano dove era venuto per farsi battezzare da Giovanni e si ritira in Galilea, a nord della Palestina. Ma cambia residenza: dalle colline di Nazaret dove era cresciuto, scende verso il mare di Galilea e si trasferisce a Cafarnao, che si trova nel territorio di Zabulon e di Neftali.

Da Israele fino ai popoli pagani

Gesù ha voluto partire non solo dalla Galilea, ma dalla zona della Galilea detta Galilea delle genti, cioè dei pagani; proprio quella terra per la quale Isaia aveva annunciato una grande luce: “In passato il Signore umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti”. La luce sta giungendo ora, sia agli Israeliti di Galilea sia ai i pagani del territorio di Zabulon e di Neftali.

L’azione di Gesù è rivolta ad Israele, ma al tempo stesso è chiaramente aperta ai pagani. Non è un caso che proprio a Cafarnao Gesù – secondo il racconto di Matteo 8, 5-13 – incontri il centurione, un personaggio non ebreo, dinanzi al quale Gesù afferma che anche i pagani sono chiamati a partecipare al regno di Dio (Mt.8,10-11):
“In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli”.

C’è tutta una folla che oggi vive lontano dalla Chiesa

Tutte queste indicazioni ci chiamano a seguire Gesù nelle sue scelte: bisogna prendersi cura e comunicare il vangelo a quelli che vengono nelle nostre chiese; ma bisogna aprirsi alla grande folla che vive fuori dalle nostre chiese, lontana dalla conoscenza del Vangelo. La luce del Vangelo deve giungere anche a loro perché possano scegliere di seguirla.

L’appello di Gesù, le parole con cui inizia la sua predicazione – “convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino” – ci chiamano non solo a prendere personalmente sul serio il vangelo ma a guardare il mondo, coloro che sono lontani, con l’ottica di Gesù. A tutti dobbiamo guardare con simpatia, con attenzione, con tenerezza e misericordia, a tutti siamo chiamati a rivolgerci, a parlare, a comunicare la buona notizia.

Questo Natale che abbiamo da poco celebrato ci ha fatto toccare con mano quanto sia urgente e importante aprirsi a questo orizzonte largo, perché tanti sono quelli che cercano e non sanno ancora dove bussare. Siamo chiamati noi ad andare verso di loro ed indicare la strada che il Signore ci ha fatto conoscere.

Tutti possono diventare discepoli di Gesù

Fa riflettere la scelta di Gesù nel chiamare i primi discepoli: due coppie di fratelli pescatori, Simone e Andrea e poi Giacomo e Giovanni. Non li prende da persone specialiste in cose di religione, dalla classe dei sacerdoti o degli scribi esperti conoscitori della Bibbia. Sono persone comuni coloro che diventeranno gli apostoli, gli inviati di Gesù agli uomini. E anche la risposta immediata di queste persone fa riflettere: “ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono” – si dice dei primi due; e similmente per gli altri due: “ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono”.

Pensiamo a come avrebbero potuto rispondere persone dedite al culto o allo studio della Bibbia: bisogna vedere, dobbiamo pensarci bene, non possiamo decidere ora su due piedi, ti faremo sapere … sono riserve, dubbi, rimandi per non scegliere – tutte cose che anche noi conosciamo molto bene.

Gesù ci comunica la sua passione per tutti gli uomini

E poi anche quelle parole semplici, brevi di Gesù ai pescatori, sono una indicazione chiara, la cui portata essi avrebbero compreso nel tempo: “Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini”. Il cristiano, il discepolo, è colui che cammina dietro Gesù; e camminando con lui sente, vede e comincia a comprendere che cosa significano quelle parole.
“I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie” – leggiamo nella Scrittura (Isaia 55, 8). Notiamo che subito, nel capitolo successivo a questa pagina evangelica odierna, Matteo pone la pagina delle beatitudini con tutte le esplicitazioni che seguono: “beati i poveri, beati quelli che sono nel pianto, beati i miti … avete inteso che fu detto: amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici …”. Parole nuove e comportamenti nuovi.

Gesù accanto ai lebbrosi, accanto ai ciechi e ai mendicanti, che accoglie i pubblicani notoriamente peccatori, le prostitute. E tanti malati che gli vengono portati:
“Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo”.

Abbattere i confini, i limiti che poniamo all’incontro con gli altri

E poi la sua apertura ai pagani. Nei versetti immediatamente successivi (vv. 24-25) al brano di oggi, Matteo descrive questo orizzonte che si allarga, Gesù viene conosciuto fino in Siria - ben più vasta della Galilea, regione molto piccola - e più vasta della stessa intera Palestina:
“La sua fama si diffuse per tutta la Siria e conducevano a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guarì. Grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano”.

La Siria è un territorio vastissimo, in cui la cultura romana si è diffusa in maniera imponente. Anche i luoghi da cui provengono le grandi folle che seguono Gesù, sono abbastanza estesi: non solo Gerusalemme, la Giudea e i territori al di là del fiume Giordano, ma anche la zona paganeggiante della Decapoli. Gesù si rivolge al popolo di Israele – “predicava nelle loro sinagoghe” – ma si interessa e si rivolge anche ai pagani, a tutti gli uomini.

Tutto questo ci fa riflettere sul nostro autoreferenzialismo, che limita l’universalità del Vangelo. E ci invita a prendere il largo, ad andare incontro a tutti, ad uscire dai nostri ambiti protetti, camminando con Gesù e imparando da lui che vuole comunicarci la sua passione per tutti gli uomini: “Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini”.

Intenzioni di preghiera

  • O Signore Gesù, che sei la luce venuta ad illuminare le tenebre, fa’ che le nostre comunità, unite nel vincolo del tuo amore e nell’ascolto della tua parola, sappiano andare nella Galilea delle genti, per comunicare a tutti il tuo Vangelo di conversione e salvezza.
  • Signore, tu che ci chiami a seguirti e a diventare con te pescatori di uomini, dona a ciascuno di noi la grazia del rinnovamento, per rispondere al tuo invito con generosità e prontezza.
  • O Signore, noi ti preghiamo per la Chiesa perché sia fedele nel custodire e nel comunicare il tesoro della tua Parola a tutti gli uomini; ti preghiamo per il papa Benedetto e per il nostro vescovo Crescenzio: sostienili sempre con la forza del tuo Spirito.
  • O Signore, accogli le invocazioni che sono state a noi affidate. In questa settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, noi ti invochiamo perché nessun seme di amarezza ci divida dai nostri fratelli ma tutti, nel tuo nome, sappiamo lavorare per una profonda e piena comunione, perché da essa sgorghino frutti di carità e pace.
  • O Signore, si allontani dalla terra l’ombra di morte mentre i popoli si riconcilino nel perdono. Te lo chiediamo unanimi: dona al mondo la tua pace. In particolare ti affidiamo la Costa d’Avorio perché superi questo momento difficile.