parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 19/09/10

25ª domenica del tempo Ordinario/C

   

Letture: Amos 8, 4-7; Salmo 112; 1Timoteo 2,1-8; Luca 16,1-13

 


"E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?"

Dl Vangelo di Luca capitolo 16 versetti da 1 a 13

1Diceva anche ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. 2Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.

3L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. 4So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. 5Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. 6Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”.

7Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. 8Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. 9Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.

10Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. 11Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? 12E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?.

l'amicizia con i poveri salva la nostra vita

La corsa affannata ai beni materiali ci allontana dal bene

Sono sotto gli occhi di tutti le conseguenze di una vita costruita sulla ricerca di un sempre maggior guadagno, di un sempre maggior benessere. Certe parole come onestà, giustizia, rispetto, nel campo del commercio, dell’economia e della politica – e tante volte anche nei rapporti personali - sono diventate come straniere, sconosciute. Questa corsa ad accumulare di più finisce col coinvolgere tutti, lasciando indietro i più deboli, i poveri e quelli che non sono in condizioni di difendersi.

Il profeta Amos, vissuto otto secoli prima di Cristo, ci descrive una situazione che – anche se in un contesto diverso – ci appare attualissima: persone che aspettano la fine del giorno di chiusura per poter riprendere a vendere e a guadagnare; persone che pensano come aumentare i prezzi i imbrogliare sul peso; come approfittare dei più poveri per vendere loro anche merce scadente. E conclude dicendo al popolo (Amos 8,7):

Il Signore lo giura per il vanto di Giacobbe: “Certo, non dimenticherò mai tutte le loro opere”.

Il giuramento del Signore vuole indicarci quanto questo comportamento è rifiutato da Dio.

La furbizia dell’amministratore disonesto

In questa realtà come comportarci noi cristiani che vogliamo seguire il Signore?

Il racconto di Gesù, circa il comportamento di un amministratore che imbroglia e truffa nell’amministrare beni non suoi, ci apre una strada che noi possiamo percorrere, prendendo spunto addirittura da ciò che questo amministratore disonesto mette in piedi dinanzi alla decisione del suo padrone di licenziarlo.

Questo amministratore, continuando nella strada della disonestà, con furbizia trova un modo per farsi degli amici quando si troverà senza lavoro e senza mezzi. Fa un giro presso i debitori del suo padrone, riesce a corromperli e defalca le somme dei loro debiti. In compenso essi si impegnano ad accoglierlo e mantenerlo appena licenziato.

Vediamo che è proprio un uomo senza scrupoli. Ma Gesù dice che (v.8) “il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza”.

Imparare dalla furbizia di questo disonesto, per farci amici facendo il bene

Certamente non lo loda per il doppio furto perpetrato ai suoi danni, ma piuttosto per la sua scaltrezza, la sua furbizia, la sua abilità. Certamente quest’uomo fa parte di quelli che Gesù chiama “figli della logica di questo mondo” e non “figli della luce”.

Gesù ci invita a riflettere su come quest’uomo disonesto è riuscito a salvarsi: facendosi degli amici. Ma - a differenza di come ha fatto quell’amministratore disonesto - nella via del bene, l’amicizia si costruisce con la generosità, non si compra. Quest’uomo del racconto è generoso verso i debitori del suo padrone, noi siamo chiamati ad essere generosi verso i poveri e i deboli. E questa è la nostra salvezza.

Gesù, con questo racconto che a prima vista ci appare strano, ci chiede di farci amici dei poveri, di non lasciarli soli nella loro dura condizione. Gesù per primo è stato amico dei poveri e dei deboli. E questo chiede ai suoi discepoli.

Amici e familiari dei poveri, tesoro prezioso della Chiesa

Papa Benedetto, alla fine del pranzo consumato assieme ai poveri alla mensa della Comunità di Sant’Egidio, parlando a tutti ha ricordato le parole di Gesù (Mt. 25,35-40):
“ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi … tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me”.

E poi ha aggiunto: “Ascoltando queste parole, come non sentirsi davvero amici di quelli in cui il Signore si riconosce? E non solo amici, ma anche familiari”. Anche san Lorenzo, diacono della Chiesa di Roma, quando i Magistrati romani di quel tempo gli intimarono di consegnare i tesori dela Chiesa, egli mostro i poveri di Roma come il vero tesoro della Chiesa. E noi possiamo dire anche oggi che voi poveri siete il tesoro prezioso della Chiesa”.

Una rete di amicizia con i poveri salva la nostra vita

In una società materialista, troppo impegnata nella difesa del proprio, ricordiamo le parole di Gesù riportate negli libro degli Atti (20,35): “Si è più beati nel dare che nel ricevere”.

Questa è la via della gioia. La via della difesa e del cercare anzitutto per sé, porta alla tristezza. I poveri ci aiutano a non vivere per noi stessi, sono gli angeli che ci proteggono. Il grande papa Gregorio Magno insegnava:
“con l’inchinarsi al prossimo, uno acquista la forza di star dritto; col piegarsi si distende; colla tenerezza si rinforza...

Quella carità che ci rende umili e compassionevoli, ci solleva poi verso l’alto grado della contemplazione”.

È bella la generosità, la gratuità. Un’ora di tempo, un filo di amicizia, un piccolo aiuto materiale, una visita a chi è malato, una semplice parola di conforto, costruiscono una rete di amicizia che salva la nostra vita.

Intenzioni di preghiera

  • Signore, aiutaci ad usare verso tutti la misericordia come tu fai per primo verso di noi, ad essere come te ricchi di pietà e di compassione, seminatori di speranza e di bene. Fa’ che i doni che da te riceviamo sappiamo condividerli con i nostri fratelli più poveri, vincendo ogni bramosia e cupidigia.
  • Ti preghiamo o Signore per il papa Benedetto, per il nostro vescovo Crescenzio e per tutta la Santa Chiesa: donale la sapienza che viene dall’alto, la grandezza di chi serve, perché sia nel mondo testimonianza di fraternità e di pace.
  • O Signore custodisci la vita della Comunità, sostienila nel suo impegno per la pace e per il dialogo e proteggila da ogni male.
  • Accogli o Signore le intenzioni che ti presentiamo e che sono state a noi affidate. Ascolta l’invocazione di chi, malato, si affida alla nostra preghiera e alla speranza della tua guarigione. Proteggi i nostri fratelli più deboli, sostienili nella loro fragilità.
  • Libera o Signore l’umanità dalla bramosia, dallo spirito di contesa, dalle passioni violente che alimentano divisioni e guerre. Dona al mondo intero di conoscere la tua pace.