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parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 12/09/10

24ª domenica del tempo Ordinario/C

   

Letture: Esodo 32, 7-11.13-14; Salmo 50; 1 Timoteo 1, 12-17; Luca 15, 1-32

 


"Padre ho peccato contro il cielo
e contro di te"

Dl Vangelo di Luca capitolo 15 versetti da 1 a 32

1Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». 3Ed egli disse loro questa parabola:
4«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova?

5Quando l'ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, 6va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: «Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta». 7Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.

8Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? 9E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: «Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto». 10Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

11Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane dei due disse al padre: «Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta». Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla.

17Allora ritornò in sé e disse: «Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati».

20Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.

21Il figlio gli disse: «Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio». 22Ma il padre disse ai servi: «Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi. 23Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato». E cominciarono a far festa.

25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27Quello gli rispose: «Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo». 28Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo.

29Ma egli rispose a suo padre: «Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso».

31Gli rispose il padre: «Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».

le gioie di dio

La gioia di Dio e le nostre gioie

Viviamo in un tempo in cui si moltiplicano le occasioni di festa: compleanni, onomastici, festa per un successo ottenuto, per una gara vinta. A pensarci bene sono feste nelle quali il centro sono io, attorniato dagli amici che sono riuscito a raccogliere intorno a me. Fa riflettere vedere i nostri bambini che corrono da una festa all’altra, creando in chi ancora non festeggia, il desiderio di fare quella festa anche lui.

Nelle tre parabole della lunga pagina del Vangelo di oggi, si parla delle feste che fa Dio, della gioia che egli prova: “vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte”, “vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte”.

Gioia per la comunione che si ristabilisce

La gioia di Dio è perché uno che si era perso, che si era allontanato, ritorna nella sua casa. E ogni ritorno è una comunione che si ristabilisce, una fraternità che cresce. Gioisce Dio e gioiscono anche gli angeli di Dio. Quando noi prendiamo parte alla gioia di Dio per una persona che era sola, abbandonata, che sembrava morta e torna alla vita, noi siamo angeli di Dio perché gioiamo con lui, ci uniamo alla sua gioia, partecipiamo alla sua gioia.

Nel dialogo finale della parabola del Padre misericordioso e del figlio che ritorna, fa molta tristezza quello che dice il figlio maggiore al padre: “tu non mi hai dato un capretto per far festa con i miei amici”. Una frase che egli pronuncia mentre una grande festa si sta celebrando per il fratello che è tornato. Fare festa attorno a sé, con pochi amici che mi omaggiano.

Quanta tristezza, quanta estraneità, quanto amore per sé e niente amore per il fratello ritrovato!

Liberiamoci dai pensieri malevoli, non indulgiamo alla mormorazione

Nel tempo dell’assenza del fratello più piccolo, quanti pensieri malevoli, quante volte avrà parlato male del fratello con gli operai della casa del padre. E ora, mentre è iniziata la festa, tira fuori in maniera tanto aggressiva quello che si portava dentro.

Non siamo indulgenti verso noi stessi, quando la mormorazione comincia dentro di noi e poi la manifestiamo mormorando, giudicando, parlando male. La mormorazione e il giudizio partono sempre da un cuore nel quale c’è poco amore per gli altri e tanto amore per noi stessi.

Dio è amore – scrive Giovanni (1Gv.4,8-9) – e ci ha manifestato il suo amore mandando nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui.

Per Dio e per i suoi amici, vivere è amare

Il comportamento del figlio maggiore ci dice chiaramente che si può stare nella casa del Signore senza comprendere che vivere in quella casa è amare, imparare ad amare come il Padre. Ancora Giovanni scrive (1Gv.4,7): “chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio”. Più ami e più comprendi che vivere è amare; più ami e più impari a cercare chi è lontano, ad accoglierlo e a fare festa quando torna alla vita con noi.

L’apostolo Paolo, scrivendo al suo discepolo Timoteo, dice che egli è ben consapevole di essere un graziato per l’amore di Dio: “io prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia”. E l’amore rende forti, rende capaci di riportare alla vita coloro che il mondo tratta come fossero già morti. L’amore compie miracoli per chi lo riceve e trasfigura chi lo comunica.

La forza della preghiera

L’amore si esprime anche nella preghiera, come quella di Mosè al Signore, perché abbia compassione per il popolo che si è piegato davanti al vitello d’oro, come tanti che oggi vivono prostrati davanti al denaro, alla ricchezza, ai beni materiali. E la sua preghiera viene accolta dal Signore.

Quanto è importante la preghiera: per la pace, per i malati, per tutti coloro che sono prigionieri del male. Più ci lasciamo contagiare dall’amore di Dio, respirando nella sua casa con il suo stesso respiro di amore, e più viviamo operando con lui perché ogni persona che si è smarrita, si è persa nella confusione di questo mondo e torna alla casa del Padre, ci dà gioia, rende più bella e larga questa santa famiglia del Signore.

Intenzioni di preghiera

  • O Signore, noi ti ringraziamo perché, anche se peccatori, la nostra vita è stata abbracciata e trasformata dalla tua grazia: insegnaci, con cuore grato, a prendere parte alla tua gioia nel perdonare e a non ostacolare mai la tua bontà con i nostri pregiudizi e il nostro orgoglio.
  • O Signore, mentre facciamo memoria del tragico attentato che colpì gli Stati Uniti l’11 settembre 2001, ti chiediamo di disarmare i disegni dei violenti, di disperdere le intenzioni di male, di strage, di odio. Fa’ risorgere il mondo intero perché la morte, la violenza, il terrorismo non dominino più sul cuore degli uomini e ovunque possa regnare la pace.
  • Ti preghiamo, o Signore, per il Papa Benedetto, per il nostro vescovo Crescenzio e per tutta la Santa Chiesa perché non manchi mai di testimoniare al mondo la strada impegnativa del perdono e della misericordia.
  • Accogli, o Signore, le invocazioni che sono state a noi affidate e che a te presentiamo. Noi ti invochiamo ad una sola voce per il futuro del mondo, per la pace tra i popoli, per la solidarietà tra le genti. Aiutaci a fare nostra nell’invocazione la sofferenza di tanti, a non chiuderci nella paura per noi stessi e fa’ che sappiano custodire e cercare la pace.
  • O Signore libera il nostro tempo dalla paura, fonte di distanza e diffidenza. Insegnaci, tu che sei buono e misericordioso, ad incontrarci secondo il tuo Vangelo, perché amicizia e dialogo custodiscano il mondo nella pace.