parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 17/01/10

2a Domenica Tempo Ordinario/C
   

Letture: Isaia 62, 1-5; Salmo 95; 1ª Corinzi 12, 4-11; Giovanni 2, 1-12

Memoria di sant’Antonio abate. Seguì il Signore nel deserto egiziano e fu padre di molti monaci. Giornata di riflessione sui rapporti tra ebraismo e cristianesimo.


"Qualsiasi cosa vi dica, fatela".

Dal Vangelo di Giovanni capitolo 2 versetti da 1 a 12

In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.

Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora».

Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».

Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri.

E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.

Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».

Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

mettendo in pratica la parola di dio,
il signore per mezzo nostro opera miracoli

Un miracolo per la gioia di due giovani sposi

Il Vangelo di Giovanni ci racconta il primo segno che Gesù compie, manifestazione di un tempo nuovo e della vita nuova che egli è venuto a inaugurare. È un momento di festa quello che stanno vivendo gli invitati alle nozze di due giovani. E Gesù, con Maria sua madre e i primi discepoli prendono parte a questa festa.

Ci colpisce il fatto che il primo miracolo che Gesù compie è per la gioia di quei giovani sposi e di tutti coloro che partecipano al banchetto. Ma tutto parte dallo sguardo attento di Maria, la madre di Gesù, che nota la preoccupazione e il disagio che cominciava a manifestarsi perché non c’era più vino, segno della gioia e della festa.

La cura premurosa di Maria

C’è – da parte di Maria - un forzare i tempi della manifestazione di Gesù, , anticipare i tempi della manifestazione piena che avverrà nella Pasqua, con la sua morte e resurrezione. E l’acqua con cui erano state riempite le sei anfore di pietra viene trasformata in vino, migliore di quello che era stato portato a tavola precedentemente. Tutto avviene perché quei servi hanno ascoltato le parole di Maria: “Qualunque cosa vi dica, fatela”.

Maria che nella preghiera e nell’ascolto della Parola di Dio era cresciuta, aveva creduto alle parole dell’angelo e aveva risposto: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”. Ed era rimasta stupita per quanto il Signore andava operando in lei e meditava tutti questa avvenimenti.

La Parola di Dio, accolta, compie miracoli

Ora che il suo occhio attento ha notato il disagio, si rivolge con fiducia al Figlio suo e chiede ai servi di fidarsi come lei aveva fatto e di fare quanto Lui avrebbe detto. E i servi ascoltano l’invito di Maria ed essi stessi diventano testimoni dell’opera che viene da Dio.
È la Parola di Dio che fa vivere la comunità cristiana; ogni comunità che si nutre di essa sperimenta la forza che questa sprigiona e i miracoli che ne conseguono. Coloro che operano secondo la Parola di Dio diventano portatori di questa forza divina che opera per mezzo loro.

Diventare comunicatori di gioia, creatori di comunione

E diventano comunicatori di gioia per coloro che sono tristi, creatori di comunione per quelli che sono soli, esclusi, scartati; pacificatori per quelli che sono divisi, consolatori per quelli che sono nel pianto.

Il Signore si è manifestato anche a noi in questi ultimi tempi, ci ha fatto toccare con mano che è possibile cambiare questo mondo cominciando da noi, trasformare la nostra vita vivendo la sua Parola e facendo emergere tanti desideri di bene che sono presenti nel cuore di tanti.

Diffondere la luce che viene dall’amore di Dio vissuto in noi

Il profeta Isaia, dinanzi ad una condizione di avvilimento e di dispersione del suo popolo, parla con la forza che gli viene dal Signore, lo scuote dalla sua rassegnazione e comunica la visione che il Signore vuole realizzare. E parla a tutti con forza: “Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo, finché non sorga come aurora la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada”.

C’è una luce che illumina già la vita di tanti. Vogliamo diffondere questa luce perché raggiunga tanti luoghi bui. Sono tanti che aspettano questa luce. Il Signore “a ciascuno ha dato una manifestazione particolare dello Spirito – scrive Paolo – per il bene comune”. E la forza di questo Spirito ci spinge ad operare per creare amicizia, per costruire ponti.

Eventi sui quali riflettere

Oggi pomeriggio il Papa si recherà nella sinagoga di Roma, un passo ulteriore dopo quello fatto da Giovanni Paolo II, dopo secoli di lontananza e di incomprensioni. È un’altra manifestazione dello Spirito che opera per la comunione, per l’amicizia larga e profonda.

In questi prossimi giorni siamo invitati a pregare con più insistenza per l’unione dei cristiani, per l’unione delle Chiese cristiane che sono ancora divise; divisione che è uno scandalo dinanzi al mondo. Con l’amicizia, il dialogo, si allacciano rapporti, si intessono tele di amicizia che col tempo portano frutti, si diventa più credibili dinanzi al mondo che è pieno di tante divisioni.

Il terribile terremoto che ha colpito duramente Haiti ci spinge a pregare per le vittime che sono centinaia di migliaia, per coloro che hanno perso tutto - e sono milioni di persone - e ad essere generosi nel far giungere anche noi il nostro aiuto.

Dinanzi agli episodi di violenza nei confronti degli stranieri, sentiamo la responsabilità di operare per costruire una cultura dell’accoglienza e del dialogo. Papa Benedetto ha recentemente affermato: “Bisogna ripartire dal significato della persona! Un immigrato è un essere umano, differente per provenienza, cultura, e tradizioni, ma è una persona da rispettare e con diritti e doveri. Invito a guardare il volto dell’altro e a scoprire che egli ha un’anima, una storia e una vita - è una persona - e che Dio lo ama come ama me” (Discorso dell’Angelus del 10 gennaio 2010).

Non tiriamoci indietro, non restiamo in silenzio. La parola del Signore che cambiò l’acqua in vino, rende anche noi capaci di trasformare i rapporti tra gli uomini, di lavorare per un mondo più umano, che diventi una famiglia a cominciare dai luoghi dove noi viviamo.

  • Intenzioni di preghiera
  • Signore, fa che raccogliamo oggi e sempre l’invito di Maria a “fare quello che tu ci dirai”,  a seguire con fedeltà la via semplice dell’ascolto del Vangelo.
  • Ti preghiamo o Signore, mentre sta per cominciare la settimana di preghiera per l’unità tra i cristiani, per la Santa Chiesa e per tutti i nostri fratelli nella fede: aiutaci a cercare nella carità un’unione più profonda. Ti preghiamo ancora: sostieni il Papa Benedetto e il nostro vescovo Crescenzio.
  • O Signore noi ti ringraziamo perché nella Santa liturgia gustiamo la dolcezza della tua mensa: perché continui a manifestarti a noi come colui che cambia la solitudine in comunione, la tristezza in gioia.
  • Al termine di questa settimana ti presentiamo o Signore le intenzioni che sono state affidate alla nostra preghiera: ti preghiamo per Haiti, così duramente colpita dal terremoto. A Te affidiamo tutte le vittime, coloro che hanno perso tutto, chi piange i suoi morti. Suscita compassione e generosità perché possa sollevarsi da questa tragedia.
  • Ti preghiamo o Signore per tutti gli stranieri che vivono nel nostro paese, in particolare per coloro che fuggono dalla povertà, dalla violenza, dalla guerra, perché tutti trovino solidarietà e accoglienza.