parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 20/09/09

25ªDomenica del Tempo Ordinario/B
   
Letture:Sapienza 2,12.17-20; Salmo 53; Giacomo 3,16-4,3; Marco 9,30-37
 


"Chi accoglie uno di questi bambini
nel mio nome, accoglie me"

Dal Vangelo di Marco capitolo 9, versetti da 30a 37

In quel tempo, Gesù e i discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: "Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà". Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni.

Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: "Di che cosa stavate discutendo lungo la via?". Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande.

Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: "Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti". E preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: "Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato".

con gesu' possiamo affrontare il male

La presenza del male

C’è una realtà molto presente nel nostro mondo, nella storia degli uomini, nella vita di ciascuno di noi. È la realtà del male che si manifesta nella vita concreta, che trova spazio anche nei nostri pensieri e nelle nostre azioni.

Ma è una realtà che a volte tendiamo a minimizzare, altre volte a scusare, altre volte a fuggire dinanzi ad essa: la realtà del male.

Nella storia ci sono pagine di sofferenze incredibili inflitte gratuitamente a persone senza colpa, come è stato per il genocidio del popolo armeno durante la prima guerra mondiale, come è avvenuto per sei milioni di ebrei, mezzo milione di zingari ad opera dello sterminio nazista durante la seconda guerra mondiale, insieme anche a francesi, belgi, russi e italiani.

Non fuggire di fronte al male

Si tende a dimenticare, a non parlare, a non vedere queste cose, si tende persino a non credere che queste cose possano essere accadute. Eppure sono successe. È la fuga dinanzi al male. È un atteggiamento che è presente in noi, come era presente nei discepoli quando sentono Gesù parlare dei giorni duri della passione che stanno per abbattersi su di lui.

Non accettano e perciò non comprendono le parole di Gesù quando parla del suo arresto, delle torture, della condanna a morte, della sua uccisione. Gesù dice anche che “una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà”. Ma essi rifiutano di prendere in considerazione la possibilità che le forze del male possano abbattersi su Gesù.

Non avere un’alta idea di sè

Queste reazioni ci fanno riflettere. Che cosa c’è alla base di questo rifiuto, di questo non voler vedere, pensare e accettare questa realtà? Gesù, quando al termine della giornata, durante il viaggio verso Gerusalemme, si ferma in casa con i discepoli, si mette a parlare nuovamente con loro e li aiuta a riflettere.

C’è in loro, in ognuno di noi, in ogni uomo una voglia di affermazione, di realizzazione che fa entrare in contesa con gli altri. È il protagonismo di se stessi che si vuole affermare sugli altri che porta a farsi una idea alta di sé, a non voler pensare che – come ci ricordano più volte i salmi – “l’uomo è come un soffio, i suoi giorni come ombra che passa” (Salmo 144,4).

Così, concentrati su di sé, non si vedono gli altri, o ci si scontra con loro, si arriva a vedere nel proprio simile un nemico. E si diventa collaboratori del male.

Chi impara a servire, impara a diventare veramente uomo

“Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti” – dice Gesù. Come posso essere il primo se mi considero l’ultimo di tutti e il servitore di tutti? La risposta non sta in ragionamenti difficili e complicati, ma nel fare esperienza di questa parola diventata vita concreta. Incomincia a riconoscerti come il primo peccatore, comincia a prestare il tuo aiuto agli altri partendo dai più poveri e deboli, e vedi cosa avviene dentro di te.

Cominci a conoscere sentimenti che ti danno pace, che disarmano la tua aggressività, che ti rendono mite e capace di comprendere gli altri, anche nelle loro debolezze. E vedi crescere la tua capacità di voler bene, di creare amicizia intorno a te.

Questa è la via per sconfiggere le forze del male. Stare accanto a coloro che soffrono, che sono nel dolore, nelle privazioni, comunica loro una forza interiore e rende trasforma interiormente coloro che si avvicinano ad essi; li rende più puri nel cuore, più forti nel voler bene e comunicare il bene.

L’incontro con i poveri rende più umani noi e il mondo attorno a noi

Gesù prova a far comprendere tutto questo chiamando un bambino e mettendolo in mezzo ai discepoli che lo ascoltavano. Il bambino nelle società antiche non aveva alcuna voce, non valeva granché. E quel bambino diventa l’immagine di tutti i deboli, i non considerati di tutti i tempi.

Gesù si identifica con quel piccolo, con ogni piccolo e debole. Nell’incontro con uno di loro noi incontriamo il Signore stesso, accogliamo lo stesso Signore, riceviamo il suo amore e veniamo trasformati da questo incontro.

Questa è la via per la nostra trasfigurazione, per giungere all’incontro pieno con Dio nostro Padre: “Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato”.

Lasciamo da parte la sapienza del mondo che divide, per la sapienza che viene dall’alto, che unisce.

Questa è la sapienza che viene dall’alto – di cui ci parla la lettera di Giacomo – che Gesù ci comunica. Così si affronta il male che continua a fare le sue vittime anche nel nostro tempo. Pensiamo alle tante vittime che muoiono nel tentativo di raggiungere l’Europa, attraverso il Mediterraneo, diventato un cimitero per tanti.

Lasciamoci disarmare, purificare dai sentimenti che provocano guerre, divisioni, liti, vivendo ogni giorno la scelta di stare accanto ai piccoli e ai deboli, avendoli a centro dei nostri pensieri, come quel bambino che Gesù pone in mezzo e lo abbraccia. Saremo trasfigurati, saremo come angeli per tanti che vengono confortati, risollevati, tante volte riportati a vivere mentre vedevano le loro vite spegnersi tristemente. Vivremo con gioia sentimenti di gratitudine per la vita che ci è stata donata.

Intenzioni di preghiera

  • Signore che sei tra noi come colui che serve e ci inviti al servizio generoso e gratuito, perdona la nostra distanza e la nostra incomprensione: tu che conosci il nostro cuore aiutaci a farci piccoli innanzi a Te e a riconoscerti nei nostri fratelli più poveri.
  • Signore insegnaci a non cercare privilegi e riconoscimenti, ma a crescere spiritualmente, ad essere assidui ascoltatori della tua Parola, che corregge, perdona e orienta la nostra vita.
  • Ti preghiamo o Signore per il papa Benedetto, per il nostro vescovo Crescenzio e per tutta la Santa Chiesa: donale la sapienza che viene dall’alto e la grandezza di chi serve.
  • Accogli o Signore le intenzioni che ti presentiamo e che sono state a noi affidate. Ti preghiamo per chi è nella sofferenza perché sia consolato e per chi subisce ingiustizia, perché trovi solidarietà ed aiuto.
  • Libera o Signore l’umanità dalla bramosia, dallo spirito di contesa, dalle passioni violente che alimentano divisioni e guerre. Dona al mondo intero di conoscere la tua pace e benedici l’impegno di chi opera per la pace.