parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 12/07/09

15ªDomenica del Tempo Ordinario/B
   
Letture: Amos 7,12-15; Salmo 84; Efesini 1,3-14; Marco 6, 7-13.
 


Gesù chiamò a sè i Dodici e prese a mandarli a due a due

Dal Vangelo di Marco capitolo 6, versetti da 7 a 13

Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri.

E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.

E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».

Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

IL SIGNORE CI MANDA A COMUNICARE LA SUA PAROLA

La predicazione forte e chiara dei primi discepoli

Agli inizi della predicazione del Vangelo, dopo la Pentecoste, molti aderivano alle parole ascoltate e si univano alla comunità dei primi discepoli. La loro testimonianza era chiara, forte, con la fiducia di chi crede nella forza delle parole ricevute dal Signore. Il libro degli Atti degli apostoli ci parla della franchezza con cui Pietro e Giovanni manifestavano la loro fede nel Signore, e dello stupore che essi suscitavano nei loro ascoltatori, sapendo che erano persone semplici e senza istruzione (cfr. Atti 4,13).

E quando le autorità religiose vogliono farli tacere – “Non vi avevamo espressamente proibito di insegnare in questo nome? Ed ecco avete riempito Gerusalemme del vostro insegnamento” (Atti 5,28) – Pietro insieme agli apostoli risponde: “Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendolo a una croce. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo” (ibid. 29-33).

Non possiamo essere discepoli tiepidi in questo tempo

C’è bisogno oggi, in questo tempo, della stessa franchezza dei primi apostoli nel proclamare con forza la verità del Vangelo, prendendo le difese di quelli che non possono difendersi, aiutando concretamente a costruire una società in cui si possa vivere insieme, pacificamente, gli uni con gli altri.

Questo compito – possiamo dire questa missione – non è qualcosa per specialisti, per persone addette. Il Concilio Vaticano II indica con estrema chiarezza questa missione, che è affidata a tutta la Chiesa: “La Chiesa peregrinante è per sua natura missionaria... e ad ogni discepolo di Cristo incombe il dovere di diffondere, per quanto gli è possibile, la fede”. Ognuno che vuole essere discepolo del Signore sente le parole del Signore rivolte a lui, come una chiamata personale: “Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due”.

È ancora tanto diffusa l’idea che la comunicazione del Vangelo, per la costruzione di una società accogliente, sia qualcosa che non riguarda tutti quelli che si chiamano cristiani. Tutti, invece, siamo chiamati e mandati dal Signore a comunicare la sua Parola, una parola che invita ad accogliere e non a mandare via, a chinarsi su coloro che sono oppressi e non a ignorarli a addirittura maltrattarli.

Un fatto sconcertante avvenuto a Napoli

Un episodio di cronaca avvenuto a Napoli l’altro giorno suona per noi come un allarme rispetto a un clima che sembra prendere sempre più spazio: “Hanno bussato alla porta. Tre poliziotti in divisa. Hanno chiesto di Halyna. Li ho fatti entrare e senza spiegarmi niente l´hanno portata via, davanti alle mie bambine, come una criminale. L´hanno rimpatriata in 24 ore senza darci la possibilità di spiegare, di difenderla. Sono venuti a prenderla in casa nostra”. Così parla la famiglia presso cui Halyna lavorava, una donna ucraina che aveva seguito tutte le indicazioni per regolarizzarsi in Italia. Si comincia a cercare gli stranieri casa per casa proprio come facevano i nazisti che andavano a cercare gli ebrei casa per casa.

Non possiamo tacere, non possiamo assistere indifferenti a questi fenomeni.

Il libro del profeta Amos ci parla della chiamata di Amos a far conoscere la parola e il pensiero del Signore nella situazione concreta in cui viveva il suo popolo. E il sacerdote Amasia, quello che possiamo chiamare il “cappellano di corte”, chiede al profeta prudenza, di misurare le parole per non disturbare il potere politico. Ed Amos risponde in modo simile a quanto dice Pietro ai capi che volevano farlo tacere: “io non ero profeta né figlio di profeta; ero un mandriano e coltivavo piante di sicomoro. Il Signore mi prese e mi disse: Va’, profetizza al mio popolo”.

Far conoscere il Vangelo e calarlo nella vita concreta degli uomini

C’è bisogno, oggi, di far conoscere il Vangelo che aiuta gli uomini ad essere umani, c’è bisogno di aiutarli ad uscire dall’ignoranza, dal pregiudizio che facilmente conduce al razzismo e alla violenza. La fiducia dei primi discepoli del Signore non era fondata sulle proprie forze, sulla disponibilità di mezzi straordinari, su capacità particolari che essi avevano. Il Signore chiama i discepoli e li manda a due a due. Egli chiama anche noi e ci invia agli uomini e alle donne delle nostre città, dei nostri quartieri, in tutti gli ambienti dove andiamo quotidianamente.

Il Signore ordinò ai discepoli di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone e di calzare i sandali. Senza portare due tuniche, senza né pane, né sacca, né denaro nella cintura. Il bastone è il Vangelo su cui appoggiarci, da lì viene tutta la forza dei discepoli. E i sandali servono per camminare. Il discepolo è uno che esce dalla propria casa, dalle proprie abitudini, che tante volte significano chiusura su se stessi, disinteresse o scarsa attenzione a quello che vivono gli altri, specialmente a quello che vivono “i deboli” della nostra società attuale.

Comunicare il Vangelo in ogni tempo e in ogni luogo

Noi abbiamo conosciuto – scrive l’apostolo Paolo – il mistero della volontà di Dio nostro Padre: “ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra” (Ef. 1,9-10). Gli uomini sono chiamati da Dio all’unità, alla convivenza pacifica, ad una vita gli uni con gli altri.

Non restiamo inerti, non tiriamoci indietro; noi abbiamo una forza, per lo Spirito che ci è stato donato, per la parola del Vangelo che non è parola di uomini, una parola che se comunicata con fiducia e franchezza, tocca i cuori, aiuta e riflettere e a cambiare mentalità. I capi religiosi dicono ai primi discepoli di Gesù: “Ed ecco avete riempito Gerusalemme del vostro insegnamento”.

Che questo si possa dire anche di noi, chiamati dal Signore ad essere suoi testimoni e comunicatori della vita che sgorga dal Vangelo. In ogni situazione, in ogni ambiente, in ogni momento.

Intenzioni di preghiera:

  • O Signore che doni ai tuoi discepoli il potere di vincere il male con il bene e di aprire il cuore degli uomini al tuo amore, concedi a noi, che chiami a comunicare il tuo Vangelo, di confidare sempre nella tua pace e nell’amore vicendevole che la manifesta.
  • Ti preghiamo o Signore per il Papa Benedetto, il nostro vescovo Crescenzio e per tutta la Chiesa: suscita in essa buoni operai per la tua messe, autentici messaggeri del tuo Regno in questo tempo.
  • O Padre, come una madre consola i suoi figli, guarda a tutti i tuoi servi che nelle difficoltà, nel pericolo, a rischio della propria vita, percorrono le vie del mondo per servirti e per testimoniare il Vangelo. Proteggili, custodiscili e fa che sempre in te trovino la loro gioia e il loro vanto.
  • O Signore, al termine della settimana noi ti preghiamo di accogliere tutte le invocazioni che sono state affidate alla nostra preghiera: in particolare ricordati nel tuo amore senza fine di chi: debole, povero, malato, prigioniero, carcerato, confida nel tuo aiuto e nella tua misericordia.
  • O Signore che non vuoi che nessuno resti escluso dalla comunicazione del Vangelo insegnaci a guardare a tutti i popoli, a tutte le culture con amicizia. Fa che i tuoi discepoli sappiano portare la tua pace al mondo e per la pace noi ti invochiamo: perché essa scenda presto in ogni luogo dove si ode il fragore delle armi.