parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 28/12/08

Domenica della Santa Famiglia/B
   

Letture: Genesi 15,1-6;21,1-3; Salmo 104; Ebrei 11,8.11-12.17-19; Luca 2,22-40

 

Simeone prese il bambino fra le sue braccia e benedisse Dio

Dal Vangelo di Luca capitolo 2, versetti da 22 a 40

[Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, (Maria e Giuseppe) portarono il bambino (Gesù) a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.]

Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:

«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele».

Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.

[Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.]

Come maria e giuseppe, accogliamo
e proteggiamo la vita di chi è piccolo e debole

La santa famiglia voluta da Dio

Celebriamo oggi la festa della Santa Famiglia: è la famiglia di Gesù che nasce a Betlemme, in una realtà fredda e inaccogliente, protetta e difesa dall’affetto di Maria e Giuseppe, ai quali presto si uniscono i pastori e poi i magi.

La famiglia di Gesù non nasce da capacità di uomini, ma è suscitata da Dio stesso per mezzo del suo Spirito; una famiglia che a partire dai primi che la costituiscono attorno al bambino Gesù, si apre a tutti gli uomini di buona volontà che ascoltano la Parola di Dio, obbediscono alla sua Parola e sono immessi in maniera spirituale, in modo vero e profondo.

Così essi accolgono questa vita che viene da Dio e sono essi stessi generati alla vita dello Spirito perché quel bambino accolto possa crescere, essere protetto dai nemici che vogliono ucciderla.

Entriamo nella famiglia del Signore obbedendo alla sua Parola

Dalle Scritture apprendiamo che la Parola di Dio accolta con fede, non rimane mai senza frutto. È l’esperienza di Abramo che crede alla visione che il Signore gli fa contemplare, di una discendenza numerosa, di un popolo santo, nonostante lui e sua moglie fossero avanzati negli anni.

Ma è l’esperienza di Maria che crede alle parole dell’angelo, l’esperienza di Giuseppe che non rimane bloccato dai suoi dubbi e dalle sue perplessità e fa come il Signore gli dice, prendendo Maria con sé e proteggendo la vita fragile di quel bambino.

E questi due anziani – Simeone ed Anna – che nel Tempio riconoscono nel bambino portato a Gerusalemme per presentarlo al Signore secondo la legge di Mosè, anch’essi non sono delusi nella loro attesa del Cristo e manifestano la loro gioia rivelando la missione di questo bambino che sarà luce per tutti i popoli.

Vivere nella famiglia di Dio, accogliendo tanti, specie i più piccoli e deboli

Quella discendenza enorme che Dio aveva annunciato ad Abramo, numerosa come le stelle del cielo, è oggi la larga famiglia del popolo dei credenti. È una famiglia larga, di uomini e donne veri, di fratelli più piccoli di Gesù, di peccatori perdonati, di uomini qualsiasi chiamati a seguirlo. Anche se tanti sono oggi dimentichi di appartenere ad un’unica discendenza e di essere eredi di un padre comune, il padre di tutti credenti.

Nella liturgia di oggi ricordiamo le tante vittime innocenti della violenza degli uomini: ricordiamo Violetta e Cristina morte all’inizio dell’estate scorsa fra l’indifferenza dei circostanti, assieme a tanti bambini vittime delle condizioni miserevoli in cui vivono, fino al bambino rom di appena tre anni morto in questi giorni, assieme alla mamma, nella baracca che ha preso fuoco.

Tanti bambini bisognosi di essere difesi dalla violenza della guerra

Sono tante le vite deboli, come quella del bambino Gesù, che hanno bisogno di essere protette, difese. Sono milioni i bambini in tanti paesi, specialmente in Africa, che se non sono aiutati, accompagnati, non ce la fanno a crescere e a vivere. Ma le vite deboli sono anche quelle degli anziani soli, delle persone che vivono per strada, degli stranieri.

Quel cielo stellato contemplato da Abramo è oggi segnato dalla violenza, illuminato tante volte dai bagliori delle armi. È un cielo che si vuole diviso, oscurato dall’inimicizia che è tradimento della promessa di Dio da parte di figli poco credenti ed incapaci di sognare.

Il sogno di Dio continua a realizzarsi con tutti quelli che lo accolgono

Ha sognato Abramo, hanno sognato i profeti, ha sognato Maria, Giuseppe, come anche Simeone ed Anna che non si sono rassegnati nonostante la loro età avanzata.

E la comunità è il sogno di Dio che egli continua ad indicarci perché si realizzi in maniera sempre più larga. In questi giorni noi siamo stati condotti come sul monte della Trasfigurazione, abbiamo visto la luce che sorge a Betlemme illuminare tanti volti bui e tristi, di uomini e donne di tutte le età.

Non è uno spettacolo bello da vedere per un momento e poi ritornare alla vita abituale di tutti i giorni. È piuttosto l’invito a una responsabilità consapevole per difendere le vite di tanti deboli. È quel bambino che vediamo fra le braccia di Maria, protetto da Giuseppe, che chiede di essere adottato, protetto. In lui vediamo e ascoltiamo le richieste che salgono al Signore da parte di tutti i piccoli, i deboli, i dimenticati.

Prendiamo fra le nostre braccia il bambino come fece il vecchio Simeone

Prendiamo con noi Gesù, come Maria e Giuseppe, prendiamolo fra le nostre braccia come fece il vecchio Simeone e benediciamo il Signore perché si è manifestato anche a noi in questo tempo. Con Lui sapremo vivere assieme, nella sua famiglia larga, aperta a tutti e nella piccola famiglia dove ognuno di noi vive quotidianamente.

“Il bambino cresceva e si fortificava – scrive l’evangelista Luca - pieno di sapienza e la grazia di Dio era sopra di lui”. Cresceva e si fortificava perché Maria e Giuseppe proteggono quel Figlio, lo custodiscono, permettono che si rafforzi.

C’è bisogno di far crescere Gesù nel cuore e nella vita degli uomini

In un mondo che giustifica l’inimicizia, che ha paura dell’altro, che riduce la speranza ad ingenuità, un mondo indurito reso disumano dal calcolo e dal profitto, c’è bisogno della famiglia di Dio, dove i fratelli siano tali ed amici di tutti.

C’è bisogno di una famiglia libera dalla tentazione del "mio"; una famiglia che non sia un albergo, freddo, casuale, ma luogo sensibile, pieno di affetto, di ricordo, di amore, di affabilità. C’è bisogno di fare crescere Gesù nel cuore e nella vita degli uomini, nella vita nascosta di Nazareth. Ne ha bisogno la casa comune del mondo, perché tutti si scoprano fratelli.

Intenzioni di preghiera:

  • O Signore noi ti rendiamo grazie per il Natale che abbiamo vissuto, per la gioia che ci hai donato e che abbiamo condiviso con tanti uomini e tante donne, con tanti poveri. Aiutaci oggi ad accogliere nuovamente il Vangelo, a prendere Gesù con noi per imparare con lui a crescere nell’amore.
  • O Signore noi ti preghiamo per la nostra Comunità. Guarda a questa grande famiglia che hai radunato in ogni parte del mondo: fa’ che sia sempre unita nella comunione e rafforza in essa i vincoli di misericordia, bontà, umiltà, pazienza e perdono.
  • Signore sostieni la tua Chiesa, perché sia nel mondo la grande famiglia di Dio. Ti preghiamo per il Papa Benedetto, per il nostro vescovo Crescenzio: proteggili e accompagnali sempre con il tuo amore.
  • O Signore accogli le invocazioni che sono state a noi affidate lungo questa settimana: proteggi e benedici ogni famiglia umana e fa che sull’esempio della famiglia di Nazareth, tutte possano crescere nell’amore per accogliere e difendere la vita con responsabilità e premura. Insegnaci ad onorare chi è anziano, a difendere chi è piccolo ed indifeso, ad accogliere gli esuli.
  • O Signore, proteggi la vita dei più deboli, proteggi la vita di tanti bambini esposti al rischio della vita; accogli le tante vittime innocenti della violenza e della indifferenza degli uomini, come le due bambine rom, Violetta e Cristiana, morte questa estate. Aiutaci a proteggere e difendere le vite fragili dei bambini indifesi.
  • O Signore di fronte al male che continua ad operare nel mondo e a minacciare la vita dei popoli, noi ti preghiamo perché la pace torni ad abitare tra gli uomini; perché tutte le nazioni ritrovino la concordia e ovunque al fragore delle armi succedano canti di pace.