parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 23/11/08

Festa di Cristo Re/A
   

Letture: Ezechiele 34, 11-12.15-17; Salmo 22; 1Corinti 15, 20-26.28; Matteo 25, 31-46

 

"Venite benedetti del Padre mio,
ricevete in eredità il regno"

Dal Vangelo di Matteo capitolo 25, versetto da 31 a 46

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.

Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.

Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.

Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.

Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.

E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

nell'amore dei poveri costruiamo
un futuro piu' giusto e piu' umano

Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù

Si conclude oggi l’anno liturgico che – come sappiamo - non coincide con l’anno civile, che inizia il primo gennaio e termina il trentuno dicembre. Si conclude con la festa di Cristo re, mentre dalla prossima settimana inizia un nuovo anno liturgico col tempo detto di Avvento che ci prepara al Natale.

E in questa bellissima pagina del Vangelo di Matteo il Signore ci chiama ad imitare lui, a vivere la sua stessa vita, avendo in noi gli stessi suoi sentimenti e manifestando la sua compassione per i deboli e i poveri.

Dal Signore impariamo a compiere le sue stesse opere

Quando pensiamo alla folla che da Lui viene sfamata con pochi pani e pochi pesci, dopo che tanta gente era rimasta con lui tutto il giorno; quando ricordiamo le parole di Gesù che dice “venite a me voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro” (Mt. 11,28), e poi: “se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me” (Gv. 7,37); quando ricordiamo Gesù che accoglie la samaritana venuta al pozzo o racconta la parabola del buon samaritano; o quando pensiamo ai tanti malati che egli ha curato, camminando per le strade della Palestina; allora comprendiamo che Egli ci chiama ad agire come lui, che si identifica con tutti gli oppressi e affaticati: “tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt. 25,40).

Questo è vivere uniti a Cristo, questo è agire come Dio stesso, secondo quello che il profeta Ezechiele ci descrive nella pagina ascoltata: “Io condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte” (Ez.34,15-16).

Grati al Signore per la Parola ricevuta e vissuta

E noi ringraziamo il Signore perché abbiamo conosciuto questa parola che poco a poco diventa vita della nostra vita: i poveri entrano nella nostra vita, diventano nostri amici e noi i loro amici. Anche se diamo loro solo un poco del nostro tempo durante la settimana, se compiamo solo dei piccoli gesti di amicizia, di affetto.

“Per chi manca di tutto – commenta il padre della Chiesa Gregorio di Nazianzo – non è poco quel poco che tu dai… tutto il tempo che ci è possibilevisitiamo Cristo, curiamo Cristo, nutriamo Cristo, vestiamo Cristo, riuniamo Cristo, onoriamo Cristo”. Questo è quello che accade quando incontriamo i nostri amici del dormitorio, gli anziani dell’istituto, gli amici disabili, o accogliamo gli stranieri alla scuola di italiano, o diamo anche solo un bicchiere d’acqua a chi è a letto, malato, e non può alzarsi.

La Parola di Dio che abbiamo ricevuto lungo quest’anno e che il Signore non ci fa mancare, ci trasforma nell’intimo, cambia i pensieri della mente e i sentimenti del cuore. Perché è una Parola che comunica amore, ci dona lo Spirito stesso di Dio, che è Spirito di amore.

Un futuro più giusto e umano per noi e per il nostro mondo

“Nell’amore dei poveri – scrivono i padri della Chiesa – costruiamo il nostro futuro e un futuro nuovo per questo mondo”. I poveri incontrati, aiutati e amati trasformano non solo il nostro cuore, ma ci danno un volto nuovo, ci aiutano a diventare misericordiosi, ci insegnano la compassione, la tenerezza di cuore.

È questa la vera immagine della Chiesa che va incontro al Cristo: un popolo dove i forti si alleano con i deboli, dove il dolore viene lenito e accompagnato, dove all’abbandono segue la cura e l’interesse.

L’esperienza spirituale dell’incontro dei capi religiosi a Cipro

L’amore del Signore è per tutti gli uomini, anche per quelli che non lo conoscono, anche per quelli che lo cercano e lo pregano per vie e in modi diversi dal nostro. Nei giorni scorsi, nell’isola di Cipro si è ripetuto il miracolo che l’anno scorso abbiamo contemplato a Napoli, quando uomini e donne di religioni e culture diverse, provenienti dai vari angoli del mondo, si sono ritrovati insieme in amicizia e fraternità e hanno invocato la pace per gli uomini, ciascuno secondo la propria fede e tradizione.

Questo miracolo si è manifestato in maniera ancora più intensa e profonda nell’isola di Cipro, nel Mediterraneo, un’isola bella e ferita dalla divisione fra la parte greco-cipriota e quella turco-cipriota, a poca distanza dalla Palestina insanguinata, dal Libano, dallo stesso Iraq ancora in guerra.

Si respirava la presenza dello Spirito di Dio che parla ai cuori, un clima di pace e di amore vicendevole, frutto dello stesso Spirito. E l’amicizia e il rispetto vicendevole che è dominato in questi giorni, è un segno di speranza per la riconciliazione fra gli uomini. E nel tempo della pace c’è speranza per i poveri, per quelli che soffrono, per quelli che sono dimenticati.

Intenzioni di preghiera:

  • Ti ringraziamo o Signore, Re e Pastore della nostra vita, per averci nutrito lungo quest’anno della tua Parola. Aiutaci a farla crescere nel nostro cuore perché diminuisca l’amore per noi stessi
  • Signore aiutaci a scorgere nel volto dei poveri il tuo volto e a ricevere nel nostro cuore il tuo amore per chinarci sulle necessità di chi è affamato, assetato e nudo, forestiero, malato o carcerato. Aiutaci a vivere credendo che c’è più gioia nel dare che nel ricevere.
  • Ti preghiamo o Signore per la Santa Chiesa perché nel mondo testimoni la tua predilezione per i poveri e apra i cuori alla carità. Proteggi, Signore, il Papa Benedetto e il nostro vescovo Crescenzio.
  • Signore Gesù ti preghiamo: accogli le invocazioni che lungo questa settimana sono state a noi affidate. Tu che sei re degli uomini e delle donne di ogni tempo, allontana lo spettro della guerra e dona al mondo la pace.
  • Ti preghiamo o Signore per tutti quelli che sono alla sera della vita, per coloro che sono presi nel laccio della malattia e del dolore. Ascolta, Signore, la loro voce quando ti invocano, sii per loro rifugio e protezione.