parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo

Predicazione del 12/10/08

28ª Domenica Tempo Ordinario /A
   

Letture: Isaia 25, 6-10; Salmo 22; Filippesi 4, 12-14.19-20; Matteo 22, 1-14

 

"Andate ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze."

Dal Vangelo di Matteo capitolo 22, versetto da 1 a 14

In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole ai capi dei sacerdoti e ai farisei e disse:

«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.

Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.

Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.

Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

accogliamo con gioia l'invito
a vivere nella casa del signore

Dal disinteresse alla partecipazione ad una vita con gli altri

Ogni volta che ascoltiamo la Parola del Vangelo, il Signore Gesù vuole introdurci nella vita e nei sentimenti del Padre suo, perché possiamo conoscere la bellezza della vita vissuta con Lui, riconoscendo la povertà e la piccolezza delle nostre vite, la chiusura a una vita larga, senza escludere nessuno. E il Signore sempre attende la nostra risposta perché ci convertiamo a Lui e alla vita con Lui, piena di compassione, di amore verso tutti.

Respiriamo in questo tempo un’aria che ci fa sentire confusi, che ci allontana dagli altri, facendo crescere in noi il disinteresse per tutto ciò che non riguarda la nostra vita. Ma anche se il vento di questo tempo spinge a vivere nel proprio individualismo, vediamo ogni giorno che il futuro – anche quello più vicino – non si può costruire da soli, i nostri destini sono legati vicendevolmente, le vicende che accadono da un’altra parte del mondo si ripercuotono in breve tempo su tutti.

La Parola del Signore, annunciata in questo tempo, ci chiama ad uscire dall’individualismo, a diventare partecipi della vita degli altri, perché il loro bene è anche il nostro bene, la loro vita in pace fa vivere in pace anche noi.

Il sogno di Dio per tutti gli uomini

La parabola evangelica che abbiamo ascoltato, ci parla di un re il quale, dopo aver preparato un banchetto di nozze per il figlio, manda i suoi servi a chiamare gli invitati. Queste nozze a cui gli uomini sono invitati manifesta il sogno di Dio su questa umanità, il sogno di una vita bella, vissuta in comunione, dove tutti hanno un posto, una vita degna di questo nome.

È quello che con altre parole il profeta Isaia, vissuto otto secoli prima di Cristo, anticipa nella sua visione: un banchetto gioioso al quale tutti i popoli possono prendere parte, quelli che mancano del necessario, quelli che piangono nella loro solitudine e nelle loro paure, i poveri della terra assieme a quelli che sono nell’abbondanza.

Si può rifiutare, rimanendo prigionieri delle proprie abitudini

Quando si mettono avanti le proprie abitudini, la difesa delle proprie cose, non si comprende la gratuità e l’amore insito nell’invito al banchetto. Prevalgono le proprie abitudini, i propri impegni, i propri affari. I ripetuti inviti del Signore trovano tanti rifiuti.

Ma il banchetto è pronto e bisogna fare festa. E la festa si fa con tutti quelli che accolgono l’invito. Tante immagini, tante esperienze di vita, di comunione che il Signore ci ha già fatto vivere, ci fanno comprendere quanto è grande l’amore del Signore per noi che sogna un futuro per tutti gli uomini che imparano a stare insieme, a volersi bene, un futuro dove il male della divisione e della inimicizia, che causa sofferenza e dolore, sia sconfitto. Tanti incontri e feste con gli anziani, gli stranieri, i disabili, ci fanno sperimentare che questo sogno si può avverare.

Starci senza essere in sintonia

Noi abbiamo risposto all’invito, siamo venuti alla festa, partecipiamo della vita larga di questa famiglia. Ma l’episodio di quell’uomo entrato nella sala della festa senza l’abito nuziale, ci fa riflettere. L’abito della festa veniva offerto gratuitamente all’entrata. Quell’uomo, se non l’aveva è perché l’aveva rifiutato.

Anche noi ci possiamo ritrovare a vivere la gioia di questa famiglia senza l’abito della festa, della comunione, della fraternità, rimanendo vestiti ancora dell’abito del proprio individualismo. Ma così non si partecipa realmente. Chi resta nel proprio individualismo non partecipa interiormente, profondamente, alla vita e alla gioia della casa del Signore, rimane con l’abito dimesso delle proprie abitudini, delle sue visioni ristrette e spesso tristi. Abbandoniamo la nostra stoltezza smettendo di vivere nella casa del Signore senza capire: il nostro bene è stare vicino a Dio e far conoscere le sue opere agli uomini di questo tempo (cfr. salmo 73, v.21 e 28).

Sofferenze di ieri e di oggi che non ci lasciano indifferenti

Oggi pomeriggio, a Roma, ricordiamo con una marcia silenziosa la deportazione di oltre mille ebrei romani nel campo di concentramento di Auschwitz, facendo a ritroso il cammino dei deportati dal ghetto al Collegio militare di Trastevere. È una ricorrenza che non può lasciare indifferenti di fronte ai tanti segnali che inducono a ritenere il razzismo, nelle sue molteplici espressioni, una minaccia anche nel nostro tempo.

Il nostro sguardo si allarga a tanti nostri fratelli cristiani che testimoniano e annunciano il Vangelo in situazioni difficili e dolorose, come sta avvenendo in India, in Turchia, in Iraq, paesi nei quali la presenza cristiana è ridotta a un lumicino.

La liturgia ci dona il sogno per il mondo intero pacificato e unito. Partecipiamo a questo banchetto e operiamo imparando a consolare chi è sofferente, ad asciugare le lacrime sul volto di tanti, cresciamo nell’amore e invitiamo tanti a credere nell’amore.

Intenzioni di preghiera:

O Signore, tu che per noi prepari la mensa, insegnaci ad abbandonare la tristezza delle nostre abitudini, a non presentarci innanzi a te con l'abito dimesso del nostro individualismo. Rendici pronti ad indossare la veste nuziale: donaci nella gioia la conversione del cuore.

Ti preghiamo o Signore per il Papa Benedetto, per il nostro vescovo Crescenzio e per la vita della Chiesa: dona la sapienza dello Spirito al Sinodo dei Vescovi riunito in questo tempo sul tema della Parola di Dio.

Signore, mentre ci accingiamo a ricordare la deportazione degli ebrei romani, durante la seconda guerra mondiale, ti preghiamo :Tu che doni i tuoi beni a tutti i popoli, e prepari una festa da cui nessuno è escluso, aiutaci a sognare con te un mondo senza divisioni, senza nemici, senza odi razziali.

O Signore ascolta le invocazioni che ti presentiamo e che sono state affidate alla nostra preghiera. Ti preghiamo per chi ancora in questo tempo muore di fame e di sete, perché sia consolato dalla tua misericordia e possa sedere alla tavola da te imbandita e perché la giustizia non sia più umiliata.

Ti preghiamo per chi testimonia e annuncia il Vangelo, anche a prezzo di dare la propria vita in situazioni difficili e dolorose, per i missionari. Tu che vuoi che tutti gli uomini siano salvati e il tuo Vangelo annunciato fino agli estremi confini della terra, aiutaci ad impegnarci perché la tua volontà si compia.