parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 06/07/08
14ª Domenica Tempo Ordinario /A
   

Letture: Zaccaria 9,9-10; Salmo 144; Romani 8,9.11-13; Matteo 11,25-30.

 

"Imparate da me che sono mite
e umile di cuore"

Dal Vangelo di Matteo capitolo 11, versetto da 25 a 30

In quel tempo Gesù disse: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. 26 Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te.

27 Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.

28 Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò.

29 Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. 30 Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero".

e' gesu' Il ristoro dei discepoli

Il Vangelo di questa domenica richiama tutti noi alla condizione di discepolanza che ogni credente deve vivere. È chiaramente espressa nella preghiera di Gesù al Padre: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli” (v. 25). Con queste parole Gesù benedice e ringrazia il Padre perché ha fatto conoscere il Vangelo del regno ai “piccoli”.

Gesù si rende conto che questa sia la volontà di Dio guardando quel gruppetto di uomini e di donne che lo seguono. Tra di loro non ci sono molti potenti e intelligenti; sono per lo più pescatori, impiegati di basso livello o comunque persone di ceto non elevato. Se qualche personaggio di rilievo si è avvicinato a Gesù (pensiamo al saggio Nicodemo), si è sentito dire che doveva “rinascere di nuovo”, tornare ad essere “piccolo”, altrimenti non sarebbe potuto entrare nel regno dei cieli. Solo ai “piccoli”, infatti, appartiene il regno.

“Piccolo” è chi riconosce il proprio limite e la propria fragilità, chi sente il bisogno di Dio, lo cerca e si affida a lui. Il testo evangelico, pertanto, quando parla con tono dispregiativo dei “colti e intelligenti” non si riferisce a coloro che con fatica ricercano la verità e il miglioramento della vita personale e collettiva. Tutt’altro. Intende piuttosto quell’atteggiamento che trova il suo prototipo negli scribi e nei farisei. Costoro si sentono a posto davanti a Dio, ricchi delle proprie buone opere; si ritengono a tal punto conoscitori delle cose di Dio da non avere il minimo di inquietudine; sono così sazi di se stessi che non sentono il bisogno di stendere la mano per chiedere aiuto a Dio.

Questa autosufficienza, inoltre, non è affatto neutra, si accompagna al disprezzo per gli altri, come Gesù stesso ci mostra nella parabola del fariseo e del pubblicano: il primo prega in piedi davanti all’altare mentre il secondo, prostrato, in fondo, si batte il petto, pentito. Eppure, aggiunge Gesù, è proprio quest’ultimo ad essere giustificato. È a uomini come questi che Gesù dice: “Venite a me, voi che siete affaticati e oppressi, ed io vi darò ristoro”.

Il Signore, come un amico buono, chiama a sé tutti coloro che sono affaticati e appesantiti dalla vita: da quel pubblicano al piccolo gruppo di uomini e donne che lo seguono, sino alle folle prive di speranza, oppresse dallo strapotere dei ricchi, colpite dalla violenza della guerra, della fame, dell’ingiustizia. Su tutte queste folle dovrebbero, oggi, risuonare le parole del Signore: “Venite a me, vi darò ristoro”. Il ristoro non è altro che Gesù stesso: riposarsi sul suo petto e nutrirsi della sua Parola. Gesù, e solo lui, può aggiungere: “Prendete il mio giogo su di voi”. Non parla del “giogo della legge”, il duro giogo imposto dai farisei. Il giogo di cui parla Gesù è il Vangelo, esigente e assieme dolce, appunto come lui. Per questo aggiunge: “Imparate da me che sono mite e umile di cuore”. Imparate da me: ossia divenite miei discepoli.

Ne abbiamo bisogno noi; e soprattutto ne hanno bisogno le numerose folle di questo mondo che aspettano di ascoltare ancora l’invito di Gesù: “Venite e troverete ristoro”.

Intenzioni di preghiera:

  • Signore che ti riveli ai piccoli e doni ai miti l’eredità del tuo regno, rendici poveri, umili e sempre confidenti in Te. Guarda con amore tutta la nostra Comunità, sostienila nel suo servizio, benedici i frutti del suo lavoro e proteggila da ogni male.
  • Signore, amico buono degli uomini, che chiami a te chi è affaticato e stanco, guarda oggi a coloro che sono senza speranza, oppressi, colpiti dalla violenza della guerra, della fame, della malattia e dona loro il tuo ristoro.
  • Signore, noi ti preghiamo per il Papa Benedetto, per il nostro vescovo Crescenzio e per tutta la Santa Chiesa perché nel mondo sappia essere segno del tuo amore gratuito e universale.
  • Al termine di questa settimana ti presentiamo o Signore le invocazioni che sono state affidate alla nostra preghiera: ti preghiamo per chi in questo periodo estivo è più solo, per gli anziani, per i malati e i carcerati. Veglia sulla loro vita e fa’ che tutti trovino conforto e consolazione.
  • Ti preghiamo o Signore per gli stranieri che vivono nel nostro paese: perché non subiscano discriminazioni ma trovino porte aperte all’ospitalità e all’accoglienza.