parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 15/06/08
11ª Domenica Tempo Ordinario /A
   

Letture: Esodo 19, 2-6; salmo 99; Romani 5, 6-11; Matteo 9,36 – 10,8.

 


"La messe è molta,
ma gli operai sono pochi "

Dal Vangelo di Matteo capitolo 9, versetto 36 a capitolo 10, versetto 8

36Vedendo le folle Gesù ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. 37Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi! 38Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!».

1Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d’infermità.

2I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello; Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, 3Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo il pubblicano, Giacomo di Alfeo e Taddeo, 4Simone il Cananeo e Giuda l`Iscariota, che poi lo tradì.

5Questi dodici Gesù li inviò dopo averli così istruiti: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; 6rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. 7E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. 8Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».

C'È molto bisogno di operai del vangelo

Uno sguardo veramente umano

Il Vangelo di oggi ci parla di Gesù che guarda le folle e prova un sentimento che oggi non sembra proprio essere di moda: la compassione. È un sentimento compenetrazione, di partecipazione alla condizione di quel popolo che Gesù vede stanco, confuso, abbandonato a se stesso.

Oggi quando si parla di compassione si pensa alla compassione per se stessi, al dispiacere per non poter avere tutto quello che desidereremmo; si resta ripiegati su di sé, senza riuscire a vedere la condizione di quelli che realmente stanno male, mancano del necessario, di cure e sono trattati male.

Lo sguardo di Gesù e il sentimento che egli prova manifestano l’amore che egli vive per gli altri. È lo sguardo di Dio, manifestazione dell’amore del Padre che ha mandato il suo Figlio in mezzo agli uomini. Uno sguardo e un sentimento – quello di Gesù - che dovrebbe essere il nostro sguardo, lo sguardo dei cristiani, dei credenti, uno sguardo pieno di amore.

Vivere è amare

Vivere senza amore è come essere morti, perché noi siamo fatti per amare, per essere uniti, aiutarci vicendevolmente: questa è la vera vocazione per la nostra vita. Per questo c’è bisogno di radicarci nell’amore che viene dal Signore. C’è bisogno di pregare lo Spirito Santo perché ogni giorno venga in noi col fuoco del suo amore. Con l’amore si vive veramente, con l’amore riusciamo a vedere, a comprendere e veniamo spinti ad andare incontro agli altri.

Lo sguardo del Signore vede le folle delle nostre città, sente i discorsi duri che si fanno nei confronti dei più poveri, vede lo sbandamento e la confusione che c’è in tanti cuori. Vede che sono come pecore senza pastore, senza una guida, senza parole che aiutino a vedere, a riflettere, ad essere umani.

Quanto lavoro c’è da fare per rendere tutti più umani! Essere cristiani per tanti, tantissimi, si è ridotto a un rito, ad usanze religiose. Ma la mentalità è quella del mondo a cui sempre più ciecamente ci si conforma. Sentire i messaggi che ti spingono a comprare, a consumare, ad evadere e cercare di assecondarli, avviene in maniera spesso senza rendersene conto.

C’è bisogno di operai generosi del Vangelo

“La messe è molta, ma gli operai sono pochi! – dice il Signore ai suoi discepoli – Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!”. Quanto c’è bisogno di operai del Vangelo che parlino al cuore degli uomini, a partire da quelli vicini a noi: aiutarli ad aprire gli occhi, a purificare il cuore e la mente dai pensieri violenti o dalla indifferenza e agire con comportamenti solidali, accoglienti.

Il Signore parla a noi perché diventiamo operai generosi del suo Vangelo; seminato, diffuso, comunicato senza risparmiarsi, proprio come il seminatore della parabola, che in realtà è lo stesso Gesù. Egli ha seminato e semina largamente la sua Parola in noi, ci parla, ci aiuta a riflettere e ci coinvolge nell’incontro con gli altri; impariamo da lui ad essere seminatori generosi.

Ma il Signore ci chiede di pregare il Padre suo con insistenza perché altri operai vengano a lavorare, a comunicare che vivere è amare e che amando si conosce la vera pace, la gioia, liberati dall’avarizia, dalla paura, dal conformismo alla moda di questo tempo.

Persone comuni possono essere trasformate dal Signore

L’elenco che ci viene dato dei dodici apostoli ci fa vedere che sono persone comuni: alcuni erano pescatori, altri che maneggiavano il danaro delle tasse, altri che vivevano insofferenti sotto il dominio romano. Ma seguendo il Signore, ascoltando e credendo nella sua Parola, essi diventano persone nuove, con un cuore nuovo capace di amare.

Ai dodici Gesù dice in maniera chiara dove possono andare e a chi rivolgersi: non mettere piede sulla strada dei pagani e nelle città dei Samaritani. Parole che sembrano contraddire l’invito alla missione universale che troviamo alla fine dello stesso Vangelo di Matteo (28,19-20): “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato”.

Aiutare i vicini ad aprire gli occhi e il cuore

Ma in realtà si tratta di cominciare da coloro che sono prossimi non solo in senso geografico, ma anche religioso e culturale. Sono persone che vivono accanto a noi, cristiani di nome ma pagani nei pensieri e nei comportamenti. Gli stessi apostoli, compreso Paolo, anche dopo la Pentecoste, hanno iniziato a predicare il Vangelo ai loro correligionari, andando nelle sinagoghe. Quando si sono sentiti rifiutati si sono rivolti ai pagani.

Preghiamo per le nostre città, per i cristiani della vecchia Europa, perché riscoprano le energie di amore e di accoglienza che ci comunica il Vangelo. E quello che abbiamo ricevuto in abbondanza, con parole, esempi, gesti in maniera gratuita e senza alcun nostro merito, comunichiamolo largamente e generosamente come ci chiede il Signore: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”.

Intenzioni di preghiera:

  • O Signore che ci hai detto “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” aiutaci a condividere con chi ci vive accanto, i doni che dal tuo Spirito copiosamente riceviamo.
  • Ti preghiamo o Signore per tutta la nostra Comunità perché sappia accogliere e vivere con gratitudine il potere, che tu confidi ai tuoi discepoli, di cacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e di infermità. Aiutaci tutti a seguirti e a compiere le opere del tuo amore in mezzo agli uomini.
  • Ti preghiamo o Signore per il papa Benedetto, per il nostro vescovo Crescenzio e per la Santa Chiesa di Dio perché sempre il tuo Spirito susciti in essa messaggeri e comunicatori della tua Parola.
  • Signore accogli le invocazioni che ti presentiamo e che sono state a noi affidate lungo questa settimana. Tu che sei conforto degli afflitti e consolazione dei poveri, vieni presto e libera il mondo dal male.
  • O Signore abbraccia ancora oggi nella tua compassione le folle stanche di questo mondo: allontana la malattia, libera dalla fame, rendi la libertà ai prigionieri, giustizia agli oppressi e pace a chi è nella guerra.