parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione dell' 08/06/08
10ª Domenica Tempo Ordinario /A
   

Letture: Osea 6,3-6; Salmo 49; Romani 4,18-25; Matteo 9,9-13

 


"Seguimi"

Dal Vangelo di Matteo capitolo 9, versetti da 9 a 13

Andando via di là, Gesù vide un uomo chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: "Seguimi". Ed egli si alzò e lo seguì. 10 Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli.

11 Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: "Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?". 12 Gesù li udì e disse: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati.

13 Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori".

l'amore del signore raggiunge tutti,
nessuno escluso

L’evangelista fa uscire Gesù dalla casa dove ha guarito e perdonato il paralitico. Siamo ancora a Cafarnao. Questa cittadina, che Gesù aveva scelto come suo “quartier generale” in Galilea, era un centro di una qualche importanza; tra l’altro aveva un ufficio di dogana, perché di lì passava la strada commerciale e militare che collegava Damasco con il territorio di Erode Antipa. Gesù camminando per strada vede a un certo punto un uomo seduto al banco delle imposte: è uno degli esattori incaricato di raccogliere le tasse che vanno a impinguare le casse del tetrarca o del governatore della regione.

Si chiama Matteo ed è l’autore del Vangelo che stiamo seguendo. Come esattore, appartiene alla odiata classe dei pubblicani, ritenuti imbroglioni e sfruttatori della gente e della legge. In aggiunta sono considerati anche impuri, perché si sporcano le mani con loschi affari pecuniari. Insomma, sono da evitare; non si deve avere nessun contatto con loro.

Accomunati agli scomunicati, ai ladri e agli strozzini, non sono neppure da salutare. Gesù, appena vede Matteo, gli si avvicina, e invece di scansarlo si mette a parlare con lui e alla fine gli rivolge persino un invito: “Seguimi”. Sino a questo momento abbiamo visto attorno a Gesù dei pescatori, persone tutto sommato ordinarie; ora chiama persino un pubblicano a far parte della cerchia di amici più intimi.

Altro che non avvicinarsi e non dar neppure la mano! È davvero sconcertante. Ma qual è la reazione di questo pubblicano? Egli, a differenza di tanti uomini che si ritenevano religiosi e puri, subito si alza dal suo banco e si mette a seguire Gesù. Matteo, da peccatore che era, diviene un esempio di come si segue il Signore. Anzi, ancor di più, con il Vangelo che porta il suo nome è divenuto guida di tanti. Anche noi, oggi, poveramente seguiamo questo antico pubblicano e peccatore che ci conduce verso la conoscenza e l’amore del Signore Gesù.

Il pubblicano è diventato discepolo e guida. Subito invita a casa sua Gesù e quelli che sono con lui e offre loro un banchetto. Vi accorrono anche i suoi amici e altri che il Vangelo chiama “peccatori”, forse persone disprezzate e oscure di Cafarnao. Ne vien fuori uno strano banchetto, composto da questi impuri pubblicani e da altri figuri poco raccomandabili.

Gesù non si vergogna di stare con loro, né si preoccupa di venire accusato di impurità a motivo di tale frequentazione. Quanto è accaduto non passa inosservato a Cafarnao, diviene anzi argomento di discussione. Immediatamente, infatti, alcuni farisei si recano da Gesù, ma si fermano solo accanto ai suoi discepoli e pongono loro una domanda, che in realtà è solo retorica: “Perché il vostro maestro mangia con i pubblicani e i peccatori?”.

Una cosa del genere era assolutamente scandalosa e non poteva certamente venire da Dio. Ma Gesù, udita la domanda, interviene direttamente nella polemica con un proverbio inconfutabile per la sua chiarezza: “Non hanno bisogno del medico i sani, ma i malati”.

Gesù non vuol dire che i farisei sono sani e gli altri malati, vuol solo spiegare qual è la sua missione: egli è venuto per aiutare e per guarire, per liberare e non per condannare. E, rivolgendosi direttamente ai farisei, aggiunge immediatamente: “Andate e imparate che cosa vuol dire: Misericordia cerco e non sacrificio”. In questa frase Gesù esprime in sintesi la sua missione e il suo rapporto con noi. Invita quindi tutti a essere come lui: “Imparate da me che sono mite e umile di cuore” (Mt 11,29).

Infine, avvicinandosi ancora di più a ognuno di noi, aggiunge: “Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori”. Per questo non è poi così difficile sentire il Signore accanto a sé.

Intenzioni di preghiera:

  • Signore tu sai quanto ciascuno di noi ha bisogno della tua misericordia: fa’ che il nostro cuore sia sempre pronto a seguirti sull’esempio di Matteo, che non esitò a fidarsi di te.
  • Signore aiutaci a crescere nella fede, a sperare contro ogni speranza, a credere possibile l’impossibile come il nostro Padre Abramo. Tu che sei fonte di gioia e di pace per quanti credono e sperano in te, guidaci con il tuo Spirito, rendici forti nell’amore, perseveranti nella fede, uniti nella speranza.
  • Ti preghiamo o Signore per il papa Benedetto, per il nostro vescovo Crescenzio e per la Chiesa, grande famiglia dei figli di Dio, perché sempre sappia accogliere con misericordia sani e malati, giusti e peccatori.
  • Signore accogli stasera le invocazioni che ti presentiamo e che lungo questa settimana ci sono state affidate: tu che ci chiedi misericordia e non sacrifici donaci il discernimento che viene dalla fede nel guardare noi stessi e gli altri e proteggi la nostra Comunità dal male della divisione.
  • Ti preghiamo o Signore per chi è giudicato senza misericordia, per i carcerati, per i prigionieri, per chi è ridotto in schiavitù, per chi è condannato a morte: perché tutti trovino la loro liberazione e la salvezza.