parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 02/07/06
13ª domenica dopo Pentecoste /B
   
Letture: Sapienza 1,13-15;2,23-24; Salmo 29; 2 Corinzi 8,7.9.13-15; Marco 5,21-43.

 


"Fanciulla, io ti dico, alzati!"

Dal Vangelo di Marco capitolo 5 versetti da 21 a 43

21Essendo passato di nuovo Gesù all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla, ed egli stava lungo il mare. 22Si recò da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi 23e lo pregava con insistenza: «La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva». 24Gesù andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.

25Or una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia 26e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando, 27udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Diceva infatti: 28«Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita». 29E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male.

30Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi mi ha toccato il mantello?». 31I discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?». 32Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo. 33E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. 34Gesù rispose: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Và in pace e sii guarita dal tuo male».

35Mentre ancora parlava, dalla casa del capo della sinagoga vennero a dirgli: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». 36Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, continua solo ad aver fede!». 37E non permise a nessuno di seguirlo fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. 38Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava. 39Entrato, disse loro: «Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». 40Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina. 41Presa la mano della bambina, le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico, alzati!». 42Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. 43Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare.

la fede nel signore fa vivere

Stringersi attorno a colui che è l’autore e il difensore della vita

“Dio non gode per la rovina dei viventi, egli ha creato tutto per l’esistenza” (Sap 1, 14). Queste parole tratte dal libro della Sapienza ci introducono alla lettura del lungo brano evangelico di questa domenica dopo Pentecoste. In esse appare chiara la volontà di Dio su tutta la creazione. È nella natura stessa di Dio, da quando la morte è entrata nella storia umana, lottare contro di essa perché prevalgano la vita, il bene, la felicità. E nel Vangelo vediamo che Gesù non fa altro che realizzare questa volontà di Dio.

Come molte volte vediamo in tantissime pagine evangeliche, una folla di bisognosi si stringe attorno a Gesù cercando in lui guarigione e conforto. Anche uno dei capi della sinagoga di Cafarnao gli si avvicina e lo implora: “Mia figlia è ormai agli estremi, ma vieni, poni la tua mano su di lei, e vivrà”.

Sappiamo dai Vangeli che Gesù frequentava la sinagoga e forse Giairo, capo della sinagoga era stato colpito dalla sua pietà, dalla bontà, dalla sua grande misericordia. Non sapendo più a chi ricorrere, si avvicina a Gesù. Di fronte all’impotenza degli uomini, l’unica speranza è nel Signore. Questo è vero anche per ciascuno di noi.

Spogliati dell’orgoglio, rivolgersi umilmente al Signore

Nella disperazione, quest’uomo capo si sveste dell’orgoglio del capo, dell’arroganza del potere, si inginocchia e non si vergogna di supplicare aiuto. Le sue parole non sono un lungo discorso ma una preghiera semplice e drammatica. E Gesù va subito con lui.

Ma durante il percorso accade il singolare episodio della guarigione dell’emorroissa. La misericordia del Signore è enorme e si riversa su tutti coloro che cercano di mettersi in contatto con Gesù. Il camminare del Signore tra gli uomini non è mai senza effetto. Una donna, affetta da una emorragia ormai da dodici anni senza che i medici abbiano potuto far nulla, è disperata. Pensa che l’unico che può aiutarla sia proprio Gesù.

Forse è timida, non vuol farsi notare, ma ha tanta fiducia in quel giovane profeta buono, crede sia sufficiente toccargli appena il lembo del mantello per essere guarita. È una fiducia semplice che si esprime in un gesto ancor più semplice. Si fa largo tra la folla e arriva a toccare il lembo del mantello di Gesù. Non è difficile immaginare la sua trepidazione mentre allunga la mano per toccare l’orlo del mantello; non il corpo e neppure la veste. Quale lezione per noi che spesso con noncuranza o troppa abitudine riceviamo il corpo stesso di Gesù!

Quella donna ha pensato di fare tutto nascostamente. Ed in effetti nessuno se n’è accorto. Non così Gesù, che “avverte la forza uscita da lui”. Si rivolge ai discepoli e chiede loro chi l’ha toccato. Nella loro stolida ragionevolezza i discepoli gli fanno notare l’assurdità della richiesta: “Tu vedi la folla che si stringe attorno e dici: chi mi ha toccato?”. Gesù volge lo sguardo attorno per cercare chi l’ha toccato.

Un rapporto personale con Gesù, un legame di fiducia e di abbandono a lui

Non c’è anonimato nel contatto con Gesù, non c’è un gregge tutto uguale e senza nome. C’è bisogno di guardarsi, di sentirsi, di parlarsi. Quella donna risponde allo sguardo di Gesù, fissa i suoi occhi negli occhi del giovane profeta e si getta ai suoi piedi. E Gesù: “Figlia, la tua fede ti ha salvato! Va in pace e sii guarita dal tuo male”. Da quel momento le cessa il flusso di sangue: è guarita.

“La tua fede ti ha salvato!” dice Gesù; non dice “io ti salvo”. Questo sta a dire che il miracolo avviene se c’è un rapporto personale con Gesù, un legame di fiducia e di abbandono a lui. Non siamo, infatti, nel campo della magia o delle pratiche esoteriche ma in quello dei rapporti di amicizia e di affetto. La fede è affidarsi.

E questo accade anche nella guarigione della figlia del capo della sinagoga. Quando si sparge la notizia della morte della fanciulla, tutti perdono ogni speranza nella sua guarigione e dicono di non disturbare più il maestro di Nazareth. Forse anche Giairo sta per rassegnarsi. Ma Gesù che ha già risposto alla preghiera del capo della sinagoga, lo esorta a non perdere la speranza. Si potrebbe dire che esaudisce la sua preghiera oltre le stesse aspettative: lui voleva che la figlia guarisse dalla malattia, Gesù la risorge dalla morte.

Edifichiamo la nostra vita sulla misericordia di Dio

Avviene sempre così con la preghiera fatta con fede. Gesù dice a quell’uomo disperato: “Non temere, continua solo ad aver fede!”. Giunto alla casa di Giairo, di fronte al pianto e alle urla della folla Gesù dice di calmarsi perché la “fanciulla non è morta, ma dorme”. Tutti, come spesso accade di fronte al Vangelo quando va oltre la nostra ragionevolezza, lo prendono in giro e lo deridono. Ma egli caccia via tutti, ed entra con i più intimi nella casa.

Gesù sta davanti alla fanciulla e la chiama: “fanciulla, alzati!”. La prende per mano e la mette in piedi. Sta scritto: “Il giusto se cade non rimane a terra, perché il Signore lo tiene per mano” (Sal 37,24). “Subito – nota l’evangelista – la fanciulla si alza e si mette a camminare”: è tornata in vita. La morte non è più invincibile. La misericordia di Dio è più forte. Ed è su questa misericordia che edifichiamo la nostra vita, come l’uomo saggio che edifica la sua casa sulla roccia.
  • Intenzioni di preghiera:

  • O Signore che ti prendi cura degli uomini, li risani, li liberi dalla malattia e dal peccato rendici uniti a te nell’amore, capaci nel tuo nome di consolare e di liberare dal male i nostri fratelli, di comunicare a tanti il lieto annunzio di una vita nuova.
  • O Signore fa crescere la nostra fede e la nostra volontà di bene per resistere al male e ad ogni logica di divisione. Proteggi e guida con il tuo Spirito ogni comunità che si nutre del Vangelo.
  • Ti preghiamo o Signore per il Papa Benedetto, per il nostro vescovo Crescenzio e per tutta la Chiesa perché ovunque nel mondo sappia rendere testimonianza del tuo amore che vince la morte.
  • Accogli o Signore le invocazioni che salgono a te da ogni parte del mondo: consola chi soffre, proteggi chi è in pericolo, guarisci chi è malato, dona a tutti la pace del cuore.
  • Ti chiediamo o Signore Pace per quei popoli che soffrono, per quelli che sono sprofondati in un mondo senz’amore, nella cultura della violenza e nell’inimicizia. Ti preghiamo perché a tanti fratelli e sorelle come e a tanti popoli di questo mondo sia concessa una vita piena.
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