e

parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 12/06/05
Domenica 11ª Tempo Ordinario /A
   

Letture: Esodo 19, 2-6; salmo 99; Romani 5, 6-11; Matteo 9,36 – 10,8

Per gli Ebrei oggi inizia la festa di Shavuot (festa delle Settimane, ossia di Pentecoste).


La messe è molta ma gli operai sono pochi .

Dal Vangelo di Matteo, capitolo 9 versetti da 36 a capitolo 10 vers.8

36Vedendo le folle Gesù ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore.

37Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi! 38Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!».

1Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d`infermità.

2I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello; Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, 3Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo il pubblicano, Giacomo di Alfeo e Taddeo, 4Simone il Cananeo e Giuda l`Iscariota, che poi lo tradì.

5Questi dodici Gesù li inviò dopo averli così istruiti:

«Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; 6rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. 7E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. 8Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.

L'esperienza di vita col signore
puo' contagiare gli altri

Una predicazione che nasce dall’esperienza vissuta

Vogliamo anche oggi vivere questo incontro col Signore nella santa liturgia, lasciandoci interrogare dalle parole che egli ci rivolge; vogliamo cercare di comprendere che significa essere cristiani in questo tempo, membri della Chiesa che nasce dal Signore, fondata e radicata sulla sua Parola.

La Chiesa inizia con la predicazione di Gesù, non fatta solo di parole, ma di una Parola che diventa carne, che trasforma la vita degli uomini, li guarisce dalle loro malattie, li riporta alla vera dignità di uomini e donne.

E da subito, mentre è ancora sulla terra, Gesù affida ai primi discepoli di continuare la predicazione del Vangelo e la manifestazione della compassione, dell’amore misericordioso del Padre suo per tutti gli uomini.

I primi discepoli sono in maggioranza persone modeste; non sono degli specialisti della religione quanto piuttosto persone che annunciano e compiono quanto hanno vissuto e conosciuto stando accanto al Signore. Da allora nella Chiesa continua questa chiamata e questo invio da parte del Signore di persone che annunciano quello che essi stessi hanno cominciato a vivere. Inviati ad annunciare che gli uomini e le donne possono vivere insieme, che la nostra umanità si realizza quando impariamo a vedere con lo stesso sguardo del Signore sugli uomini, uno sguardo pieno di compassione.

E questo ci porta a farci vicini a quelli che sono stanchi e affaticati, a quelli che sono dimenticati. La forza di colui che annuncia ed opera per mezzo del potere che gli viene dal Signore si fonda non sulla ripetizione di gesti e parole vuoti, ma nel far conoscere ed operare quello che per primi si è conosciuto e cominciato a vivere.

Convertire il proprio cuore per aiutare gli altri a convertirsi

La debolezza e il limite di tante comunità cristiane, di tanti di noi che pure partecipano alla Eucaristia domenicale, sta proprio nel fatto di non vivere noi per primi la trasformazione del cuore, la liberazione dalla mentalità di questo mondo che discrimina, divide, fa rinchiudere su di sé, provocando esclusioni, disprezzo dei diversi, sofferenze ed ingiustizie; una liberazione che rende capaci di amare, di prendersi cura di quelli che vengono allontanati, di allargare il cuore ad uno sguardo universale.

Si può annunciare agli altri con la parola e con la vita, solo quello che si è cominciato a vivere. Altrimenti le nostre parole suoneranno vuote, senza significato e senza la forza che coinvolge gli altri.

“Vedendo le folle – dice di Gesù il Vangelo di oggi – ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore” (Matteo 9,36). E da questa sua compassione nasce la preghiera insistente al Padre, il farsi vicino a queste folle, nasce il coinvolgimento di altri che egli invia a due a due.

Come diventare partecipi di questa compassione del Signore, di questa commozione, di questa trasformazione del cuore, da cuore di pietra in cuore di carne?

La Parola del Vangelo accolta, radice di ogni cambiamento

Il cambiamento del cuore viene da un ascolto della Parola del Signore che ci interroga. Non basta ascoltare il Vangelo, ma occorre lasciarsi interrogare dalle sue parole: che significa questo Vangelo per me? Che cosa mi chiede? Come coinvolgermi in quello che il Signore mi dice?

Il Signore si commuove sulle persone che vede “stanche e sfinite”. E si commuove anche su ciascuno di noi, quando ci vede stanchi di una vita che affatica, che a volte sembra non portare frutto. Se percepiamo questo sguardo buono e affettuoso del Signore sulla nostra vita, ci mettiamo ad ascoltarlo, a prendere sul serio quello che egli ci dice. E cominciamo a vivere con la sua Parola.

Di qui nasce l’esperienza di rinascita, di resurrezione del cuore che conduce a commuoversi per gli altri, proprio perché abbiamo conosciuto la commozione del Signore su di noi. E allora il nostro rapporto col Signore da episodico diventa stabile, fedele, personale; diventa ricerca quotidiana di luce e forza che viene dalla sua Parola, diventa esperienza vissuta.

Testimoni della vita di comunione col Signore

E chi vive l’esperienza di vita col Signore, diventa suo testimone: se parla agli altri, le sue parole hanno la forza che viene dal parlare di ciò che si vive, lo sguardo e i gesti diventano manifestazione di interesse, di amicizia, di attenzione e di aiuto affettuoso.

Il gruppo dei dodici, di cui ci vengono dati i nomi, ci fa comprendere che questa esperienza di vita col Signore e di comunicazione agli altri, si fa insieme, lasciandosi raccogliere dal Signore, vivendo l’esperienza di comunità attorno a Lui che ci parla e ci manda agli altri.

Si annuncia ciò che si vive, si dà agli altri quello che si è ricevuto. Non si può annunciare quello che non viviamo noi per primi; solo nell’esperienza dell’amore gratuito del Signore che ci cambia il cuore e ci rende partecipi della sua compassione e tenerezza, noi comprendiamo le parole di Gesù quando dice “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. Nella consapevolezza e gratitudine di quanto il Signore ci ha dato, si accoglie con gioia l’invito di Gesù a non essere avari ma a diffondere quanto abbiamo ricevuto.
e-mail: