parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 06/02/05
Domenica 5ª - Tempo Ordinario /A
   

Letture: Isaia 58,7-10; Salmo 111; 1 Corinti 2,1-5; Matteo 5,13-16.


"Voi siete il sale della terra"

Dal Vangelo di Matteo, capitolo 5 versetti da 13 a 16

13Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null`altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.

14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, 15né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa.

16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.

Un senso nuovo e una luce vera per questo mondo

I cristiani in mezzo agli uomini

Ci sono tanti motivi per essere preoccupati della nostra città, del nostro paese, dell’Europa e di tante cose che succedono nel vasto mondo. Le notizie di una violenza che non si ferma nella nostra città ci fanno riflettere, quelle che provengono dai paesi dove c’è la guerra ci interpellano sulla nostra responsabilità di cristiani.

Che fare? Rassegnarci a vedere le cose e rimanere passivi, impotenti?

Noi cristiani abbiamo una luce che risplende anche nei momenti più bui, illumina e guida i nostri passi. I cristiani sono una speranza per il mondo. Ci sono tante voci pessimistiche, che vedono un futuro poco incoraggiante. Noi cristiani sentiamo la parola del Vangelo e scopriamo una forza che viene dal vivere questa parola dentro le varie situazioni, anche le più difficili.

È vero che tante volte ci si sente smarriti di fronte a problemi che sono complessi e difficili. Ma la Parola di Gesù ai discepoli risuona forte anche oggi: “Voi siete il sale della terra … Voi siete la luce del mondo … Risplenda la vostra luce davanti agli uomini perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli” (Matteo 5,13-16).

Siete voi che credete nella mia Parola – dice Gesù – che dovete dare sapore a questa terra, senso alla vita degli uomini. E noi sappiamo che vivere questa Parola significa trovare un senso nuovo per gli uomini e le donne del nostro tempo, significa diventare un riferimento anche per quelli che appartengono ad altre confessioni cristiane, ad altre religioni; e anche per quelli che non professano alcuna fede religiosa.

La luce che viene dalla Sacra Scrittura

Le parole della Scrittura si legano l’una all’altra e si illuminano a vicenda, e ci permettono di comprenderne il senso. “Voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo”. Ma come essere sale e luce nel mondo? Ed ecco le parole del profeta Isaia, che sono una risposta: “Spezza il tuo pane con l’affamato, introduci in casa i miseri, senza tetto, vesti chi è nudo, senza distogliere gli occhi dalla tua gente. … Se toglierai di mezzo a te l’oppressione,, se offrirai il pane all’affamato, se sazierai chi è digiuno, allora brillerà fra le tenebre la tua luce”.

Ecco che ci viene spiegato con le parole stesse della Scrittura che cosa significa essere sale e luce. I poveri, chi ha fame, chi è straniero, chi manca del necessario, chi soffre per l’ingiustizia che subisce, a noi cristiani non sono estranei. “Introduci in casa i miseri” significa fai entrare nella tua vita, nei tuoi affetti quelli che il mondo dimentica, fino a vederli non più come estranei ma come tuoi parenti. Tempo fa un mio amico insegnante, Carlo, mentre era a scuola in classe, riceve una telefonata dall’ospedale: “Professore, venga in ospedale, perché suo padre è ricoverato e chiede di lei”.

Carlo preoccupato chiama subito a casa della mamma e del padre: stavano tutti bene e a casa. Va comunque in ospedale e trova lì il suo amico Oreste che agli infermieri aveva detto: “Avvisate Carlo, mio figlio, ditegli che sono qui ricoverato in ospedale”. Oreste era un barbone, uno che viveva per strada a cui Carlo si era legato in modo personale. Ma per Oreste Carlo era diventato suo figlio, che si prendeva cura di lui. Questo può aiutarci a comprendere che cosa significa la parola di Isaia “introduci in casa i miseri”.

L’amicizia bella con gli ospiti del Dormitorio

Sapete tutti che fra gli ospiti del Dormitorio e alcuni della nostra Comunità è nata un’amicizia bella, particolare; e che oltre alla visita domenicale con l’offerta di un caffè al momento della loro uscita, varie volte durante l’anno trascorriamo una serata con loro. L’ultima volta è stata la sera dell’epifania. E anche questa sera, dopo esserci ritrovati attorno all’altare del Signore, aver ascoltato la sua parola e ricevuto il corpo del Signore, ci ritroveremo assieme per cenare insieme, come fratelli e figli dello stesso Padre.

I discepoli del Signore non sono guidati da un’intelligenza superiore, da capacità organizzative particolari. E non dispongono nemmeno di grossi mezzi economici e materiali. L’apostolo Paolo scrivendo alla comunità di Corinto dice: “quando venni tra di voi non mi presentai ad annunziarvi la testimonianza di Dio con sublimità di parola o di sapienza. … La mia parola e il mio messaggio non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza” (1 Cor. 2,1-5).

La parola del Vangelo accolta, meditata, fatta nostra, vissuta dentro le concrete situazioni della nostra vita è ciò che fonda la nostra fede e la alimenta. E se diventa nostro nutrimento e guida, manifesta lo Spirito di Dio che scalda i cuori, abbatte i muri, colma le distanze, realizza la pace genera fraternità.

Questo i discepoli del Signore sono chiamati a vivere e comunicare nel nostro tempo.

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