e

parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 22/05/05
Domenica della SS.ma Trinità /A
   

Letture: Esodo 34,4-6.8-9; Daniele 3,52-56; 2ªCorinzi 13,11-13; Giovanni 3,16-18 .


Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito

 

Dal Vangelo di Giovanni, capitolo 3 versetti da 16 a 18

16Gesù disse a Nicodemo:

“Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.

17Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui.

18Chi crede in lui non è condannato;

ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio

 

chiamati a vivere nella comunione, quella del padre, del figlio e dello spirito santo

Vivere la stessa vita di comunione che è in Dio

Le celebrazioni liturgiche di queste ultime settimane ci mostrano che non siamo chiamati a vivere solo per le poche decine di anni che ci sono concesse su questa terra. Noi veniamo da Dio e con lui siamo chiamati a vivere per sempre. La festa dell’Ascensione, quella di Pentecoste domenica scorsa, la festa della Trinità che celebriamo oggi e quella del Corpus Domini domenica prossima, ci dicono che noi siamo resi partecipi della vita stessa di Dio.

E la vita di Dio è comunione: il Padre il Figlio e lo Spirito Santo sono una realtà di comunione nella quale Gesù è venuto ad attirarci. Tutti i sacramenti, dal Battesimo al Matrimonio, con al centro l’Eucaristia, fanno circolare in noi la vita di Dio perché possiamo vivere nella comunione.

Nella storia degli uomini, anche in quella ordinaria della vita di ogni giorno, troviamo tanti segni di divisione, tanti episodi frutto della divisione. Ma vediamo anche che la divisione provoca sofferenza, dolore, ingiustizie, ribellioni. Anche da queste conseguenze negative della divisione possiamo comprendere che noi siamo fatti per la comunione, avendo davanti la comunione profonda che c’è in Dio, quella del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

La paura di aprirci allo spazio di amore di Dio

Noi da tempo ascoltiamo la parola del Signore, quella del suo Figlio Gesù come ce la fanno conoscere i Vangeli. Assaggiamo la gioia di momenti di comunione col Signore, di comunione con i fratelli, fra di noi, con quelli che sono più deboli e poveri. Ma ci lasciamo riprendere facilmente dalla difesa dei nostri spazi individuali, dallo starcene ciascuno per contro nostro, dal porre la fiducia in noi stessi e nei nostri mezzi, nelle nostre forze, nel nostro danaro.

Ma poi ci accorgiamo che tutto questo non paga; ci sentiamo insoddisfatti, a volte siamo nervosi, aggressivi, ci mettiamo a giudicare e condannare gli altri. E non comprendiamo che il nostro peccato sta nel vivere distaccati e lontani dalla comunione per la quale ogni giorno di più il Signore lavora per attrarci a Lui. E ci ritroviamo aridi, scontenti, tante volte tristi.

Il Signore non si stanca di parlarci con la sua Parola, nella liturgia, nei momenti della preghiera comune, e quando nel silenzio della nostra stanza e del nostro cuore ci mettiamo a meditare la sua Parola. Ma a questo lavoro del Signore deve corrispondere una risposta fatta di ascolto, di fiducia, perché il Signore, nonostante il nostro peccato, la nostra resistenza, non vuole abbandonarci. Perché – come ci ricordano le parole dell’Esodo – “il Signore è Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà” (34,6).

L’uomo è non tanto per quello che fa ma per quanto ama

La Chiesa ci pone oggi dinanzi al mistero di amore che è la comunione del Padre, del Figlio e dello Spirito santo, la Santissima Trinità. E ci dice che il nostro destino non è quello di un individualismo che non soddisfa le nostre aspirazioni più profonde. Sant’Agostino diceva: “Signore, ci hai creati per te e inquieto è il cuor nostro, finché non riposa in te”. Tante volte ci accontentiamo di piccoli riposi, di piccoli spazi di pace, dimenticando che il Signore è la nostra pace e solo in Lui è la vera gioia.

Troppo spesso l’uomo moderno si sente vivo quando è attivo, quando si muove e svolge delle attività. E quando sente venir meno le sue forze e le sue capacità, si abbatte, si sente inutile e triste, come spesso capita a tanti anziani. Ma vivere, per il Signore, non è solo fare delle cose; è piuttosto lasciarsi riscaldare il cuore dal suo amore, dal suo profondo spirito di comunione, che genera comunione con quelli che noi avviciniamo.

Quanti incontri, quanti contatti con tanta gente, nelle nostre giornate, nelle nostre settimane, nella nostra vita! Tante volte, troppe volte, di questi contatti e incontri resta poco o niente. Pensiamo agli incontri di Gesù, che ci vengono raccontati dai Vangeli, con le persone più diverse, nei luoghi più disparati: nelle case, nel tempio, per strada, nelle sinagoghe, nelle piazze, lungo le rive del lago di Galilea. Quanto amore Gesù ha seminato in questi suoi incontri e contatti! E noi dobbiamo imparare da lui.

Apriamoci senza timore all’amore del Signore

Ascoltiamo il Signore che ci parla, ma non continuiamo a difendere la nostra separazione, il nostro distacco che si manifesta non solo con le persone al di fuori della nostra cerchia, ma che tante volte penetra negli stessi rapporti che si vivono in famiglia. Quante volte si vive da estranei nella stessa casa! Noi non siamo fatti per la divisione ma per la comunione. E la fonte della vera comunione è la vita stessa di Dio che Gesù è venuto a comunicarci.

Le parole dell’apostolo Paolo ai Corinzi (2 Corinzi 13, 11-13), oggi rivolte a noi, vogliono ricordarci e comunicarci proprio questo, che siamo chiamati alla comunione con Dio e fra di noi, e con tutti gli uomini:

“Fratelli, state lieti, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell'amore e della pace sarà con voi. Salutatevi a vicenda con il bacio santo. Tutti i santi vi salutano. La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi”.

Non diciamo che tutto questo è difficile, è impossibile; perché quello che è impossibile con le sole nostre forze, è possibile viverlo nella comunione con Dio. E Dio vuole comunicarsi a noi, basta che lo cerchiamo. Perché egli sta alla nostra porta e bussa, e aspetta solo che noi gli apriamo, come leggiamo nel libro dell’Apocalisse (3,20):

“Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me”.

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