parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 01/05/05
6ª Domenica di Pasqua /A
   

Letture: Atti 8, 5-8.14-17; Salmo 65; 1ª Pietro 3, 15-18; Giovanni 14, 15-21.

Memoria di san Giuseppe lavoratore e festa dei lavoratori .


"Io non vi lascerò orfani "

Dal Vangelo di Giovanni, capitolo 14 versetti da 15 a 21

15Gesù disse ai suoi discepoli: “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti.

16Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi.

18Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi. 19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi.

21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui”.

Il Signore È vivo e rimane con noi

Un legame e una comunione che si manifesta nel giorno del Signore

Il nostro ritrovarci insieme la domenica, noi qui e tantissimi altri in diversi luoghi della città e nelle varie parti del mondo, è la manifestazione di un legame che ci unisce al Signore e che fa di noi i membri di un’unica famiglia che vive il rapporto col Signore.

Ognuno di noi vive col Signore i momenti personali di rapporto con Lui: nella preghiera che gli rivolge nel segreto del suo cuore; mentre apre il libro sacro e medita le parole della Scrittura; mentre si lascia guidare non dai suoi impulsi ma dalla forza che ci viene dallo Spirito del Signore.

Questo legame che si instaura fra noi cristiani supera ogni barriera nazionale e geografica ed è radicato nella sua parola: “Se mi amate – dice Gesù - osserverete i miei comandamenti”. E in questo legame con la sua Parola avviene in noi il miracolo della comunione spirituale che genera nuovi rapporti fra di noi ma anche con tutti quelli che ci circondano.

Una comunione che ci apre a tutti gli uomini

Oggi i nostri fratelli ortodossi celebrano la Pasqua di Resurrezione di Gesù che noi abbiamo celebrato un mese fa. La data diversa della Pasqua è il segno di una comunione piena che ancora non c’è; ma noi li sentiamo nostri fratelli e preghiamo per loro e per noi perché nella carità possiamo giungere a superare le barriere che ancora ci sono.

Guardiamo con affetto e comprensione a quelli che seguono la religione musulmana – che non seguono il Vangelo e la Bibbia ma hanno il Corano come loro punto di riferimento – e che stanno vivendo un periodo difficile di violenze per le correnti diverse che ci sono al loro interno. È un periodo di trasformazione per i musulmani in mezzo a contraddizioni profonde. Ancora: noi guardiamo con amicizia a tutti gli uomini di buona volontà che pur senza la fede in Dio, cercano sinceramente un senso umano per la loro vita e per questa società.

Il Signore non ci lascia soli

In tutto questo noi sentiamo la grande tenerezza del Signore Gesù che dice ai suoi discepoli e ripete oggi a noi: “Non vi lascerò orfani … voi mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete”. E noi sentiamo questa compagnia e questa presenza, sentiamo la forza che viene in noi dalle parole del Vangelo e dall’Eucaristia con cui egli si fa presente in mezzo a noi. E questo ci permette di vivere in mezzo agli altri, testimoni di una vita, di un comportamento che manifesta l’amore stesso di Gesù.

La forza dei cristiani sta nel manifestare che è possibile vivere e costruire un mondo più umano fondato sull’amore; che è possibile affrontare le tante violenze con la forza dell’amore. Quando viviamo veramente nutriti dal Vangelo e guidati dalla forza dello Spirito di Gesù, quelli che ci sono intorno restano meravigliati: quando spendiamo parte del nostro tempo vicino alle persone dimenticate, a quelle che sono rimaste sole, a quelle che sono più deboli; quando viviamo un’amicizia aperta a tutti: a quelli che vengono da altre terre, a quelli che sono di un’altra religione o che sono senza nessuna religione.

Rispondere a chi ci interroga sul nostro comportamento

E quando ci interrogano sul perché di questo nostro comportamento, dobbiamo rispondere con molta franchezza e chiarezza: è per il rapporto intimo che viviamo col Signore Gesù, che cambia il cuore e la mente e ci rende più umani e fratelli con tutti. Proprio come ci esorta l’apostolo Pietro: “Adorate il Signore nei vostri cuori e siate pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi”.

Noi siamo deboli di fronte al male, di fronte ai grandi problemi della nostra città, del mondo; di fronte alle disuguaglianze e alle tante violenze; ma abbiamo una forza che si innesta nella nostra debolezza, lo Spirito di Dio, la vita stessa di Dio che viene in noi e ci muove verso gli altri.

È questo Spirito che muove la Chiesa nel mondo, che guida i discepoli del Signore alle varie latitudini. Amando la parola del Signore, custodendola nel nostro cuore, facendola crescere e mettendola in pratica, noi sperimentiamo la presenza di Dio nella nostra vita che si manifesta agli altri che noi avviciniamo.

Quello che i primi discepoli sperimentavano all’inizio della vita della Chiesa, continua a realizzarsi anche oggi in mezzo a noi e per mezzo nostro, se umili e disponibili ci lasciamo guidare dal Signore. Il libro degli Atti ci racconta che l’apostolo Filippo “sceso in una città della Samaria, cominciò a predicare il Cristo. E le folle prestavano ascolto unanimi alle sue parole. E tanti furono risanati e vi fu grande gioia in quella città”.

Le stesse parole, calate nel nostro tempo, comunicate da noi che abbiamo cominciato per prima a credere in esse e a metterle in pratica, possono essere fatte conoscere ai nostri contemporanei, procurare guarigioni nel cuore di tanti e portare loro la gioia.
e-mail: