parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 25/12/04
Natale del Signore
   

Letture: Isaia 9,1-3.5-6; Salmo 95; Tito 2, 11-14; Luca 2, 1-14 (-20).


"Maria diede alla luce il suo figlio e lo depose in una mangiatoia "

Dal Vangelo di Luca,
capitolo 2, da 1 a 14 (20).

1In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. 3Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città.

4Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, 5per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. 6Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo.

8C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, 10ma l’angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. 12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». 13E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva: 14«Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama».

15Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: «Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». 16Andarono dunque senz’indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. 19Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.

20I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.

natale: egli che era ricco
si È fatto povero per noi

I cieli si sono aperti

Nella nascita di Gesù noi celebriamo Dio che diventa uomo, che si fa vicino, che viene a rischiarare le tenebre di questo mondo e ci apre una strada piana su cui possiamo camminare.

La via che sceglie il Signore può far scrollare la testa ai benpensanti, può scandalizzare i sapienti di questo mondo. Perché Dio sceglie di venire a noi non come un forte o un potente, ma nella debolezza di un bambino, per giunta povero, con accanto Maria e Giuseppe anch’essi poveri, con i poveri pastori, i primi ad avvicinarsi a lui.

Davanti al Natale di Gesù comprendiamo meglio le parole dell’evangelista Luca: “Il regno di Dio non viene in modo da attirare l'attenzione” (17,21). L’inizio di un tempo nuovo che si prolunga nei secoli parte da una mangiatoia, in una stalla, dove viene adagiato quel bambino che nasce povero, ma che viene a manifestare l’infinita misericordia e tenerezza di Dio per gli uomini.

La luce vera che viene ad illuminare ogni uomo sorge da questo bambino di Betlemme. I potenti di quel tempo – l’imperatore Augusto, i diversi potenti della terra - non si accorgono di quella nascita. Maria e Giuseppe, costretti dalla volontà di Augusto a mettersi in viaggio per farsi censire, vengono a trovarsi fuori del loro paese, Nazaret. E quando Maria sente giunto il momento della nascita del bambino, non trova nessuno che apre la porta e l’accolga.

La condizione di essere stranieri

È una storia antica che si ripete per tutti quelli che si trovano costretti ad andare fuori del loro paese. Pensiamo ai tanti che lasciano i paesi dell’est europeo, del vasto continente africano, dell’estremo Oriente, in cerca di uno spazio di vita.

Quel bambino è Gesù, il Salvatore. Ha voluto iniziare la sua esperienza terrena diventando povero fra i poveri. I primi a conoscere la notizia di questa nascita straordinaria sono dei pastori. Essi non vivono in città, in case e palazzi spaziosi. Vivono all’aperto, riparati alla meglio, per fare la guardia al loro gregge, per difendere quello da cui traggono il proprio sostentamento.

Sono essi i primi privilegiati, chiamati ad incontrare quel bambino. Nel buio della notte vedono una luce, così forte da spaventarli. Ma la voce che sentono li rassicura: “Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato un salvatore, che è il Cristo Signore”. Il Signore tende loro la mano, li chiama. Ed essi rispondono.

I cieli, da lontani diventano vicini, e la terra buia vede sorgere una luce. Così Dio scende definitivamente sulla terra. Così ha inizio un tempo nuovo, il regno di Dio fra gli uomini. Il canto degli angeli diventa il nostro canto, anche noi cantiamo: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”.

Un ponte fra il cielo e la terra

Natale è un ponte lanciato da Dio, è il ponte di vita e di luce che Dio lancia fra il cielo e la terra. I pastori credono alle parole ricevute. Si alzano e vanno in cerca del bambino. Dopo duemila anni la luce sorta a Betlemme non si è spenta; giorno dopo giorno, anno dopo anno, lungo i secoli, ha continuato a raggiungere tanti uomini e donne affamati e assetati, tanti afflitti, tanti in cerca della luce, della strada buona per la loro vita.

Noi siamo venuti come quei primi pastori, come i tanti che lungo i tempi si sono susseguiti, sono venuti a cercare la luce della vita in questo bambino.

Sì, lo sappiamo che nel mondo sono tanti quelli che soffrono. Tanti bambini cacciati dalle loro case a causa delle guerre, bambini nemmeno dichiarati all’anagrafe, senza accesso alla scuola; Ci sono anche tanti cristiani che vivono una vita non facile, come quelli in Pakistan, in Indonesia, in Iraq. Vediamo vicino a noi tanti stranieri, tante persone lasciate sole.

In quel bambino è la sorgente della compassione di Dio. Quel bambino disarmato viene a disarmarci dalla nostra durezza, dall’arroganza, dalla violenza. E chi si accosta a lui con fede viene guarito, prova una grande gioia come la provarono i pastori.

La forza di un bambino

Quante lacrime asciugate, quanti sorrisi donati a coloro che piangevano. Quel bambino si fa riconoscere nel volto dei tanti deboli che incontriamo. Certo, sono tanti quelli che ancora non conoscono la forza buona, la forza di pace di quel bambino. E noi come i pastori, dopo averlo incontrato, vogliamo portare ad altri la buona notizia.

Quel bambino è il nostro futuro, ci chiede di accoglierlo, di prenderlo con noi, di farlo crescere. Farlo crescere in noi e nel mondo. Perché dove lui arriva, viene la pace, nasce la fratellanza, viene l’amore di Dio che si comunica in maniera silenziosa e profonda.

Questo bambino anche oggi illumina il nostro presente e ci indica la strada del futuro. Ci riscalda il cuore, ci apre gli occhi, ci libera dalla prigionia di noi stessi, ci apre all’amore senza confini. In un mondo con tante tensioni, tentati dallo scontro di civiltà, egli viene a portare rispetto, comprensione, dialogo, giustizia, pace. Quel bambino è piccolo come piccolo è il libro del Vangelo. Ma da lui si sprigiona una forza che trasforma interiormente e che può cambiare il cuore dell’uomo.

Il pranzo di Natale con i poveri

Anno dopo anno, si vanno moltiplicando i luoghi dove nel giorno di Natale la Chiesa si trasforma in un luogo di accoglienza e di festa per tanti poveri. “Tutto quello che avete fatto a questi miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me” – dice Gesù nel Vangelo. E papa Gregorio Magno scrive: “Dice il Signore: ‘Il regno dei cieli è simile a un re che preparò un banchetto di nozze per il figlio’(Matteo 22,1). Dio Padre dispose queste nozze per il Figlio quando volle che questi assumesse la natura umana nel grembo della Vergine e che, Dio prima dei secoli, si facesse uomo alla fine dei secoli”.

E c’è come un crescendo anno dopo anno, di partecipazione, di solidarietà, di coinvolgimento, al pranzo di Natale con i poveri. E questo coinvolgimento che parte dal Natale, si prolunga in tanti modi nel corso dell’anno. È la luce del Natale che si diffonde.

Stringiamoci attorno alla vita di questo bambino, facciamolo crescere in noi con la parola del Vangelo ogni giorno. Questa famiglia che nasce attorno a lui crescerà, si allargherà. La comunità iniziata con Maria e Giuseppe e i primi pastori, da quel primo Natale è cresciuta tanto. In questa famiglia, Gesù, il salvatore, ci insegna ad amarci gli uni gli altri, a sostenerci nel tempo della debolezza, a farci vicini a chi è solo ed abbandonato, ad aiutarci nelle necessità della vita, a ricercare il bene tra di noi e con tutti, a fare la pace e vivere nella pace.

Questo è il regno di Dio che è venuto, che viene e che verrà: regno di giustizia, di amore e di pace.

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