parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 12/12/04
domenica 3ª di Avvento - anno A
   

Letture: Isaia 35,1-6.8.10; Salmo 145; Giacomo 5,7-10; Matteo 11,2-11.


"Giovanni è più di un profeta"

Dal Vangelo di Matteo,
capitolo 11, da 1 a 11.

2Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: 3"Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?".

4Gesù rispose: "Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: 5I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella, 6e beato colui che non si scandalizza di me".

7Mentre questi se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: "Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 8Che cosa dunque siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re! 9E allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, anche più di un profeta. 10Egli è colui, del quale sta scritto:

Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero che preparerà la tua via davanti a te.

11In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui".

gioiamo per le opere che il signore
continua a compiere oggi

Giovanni Battista ci conduce al Signore

È ancora Giovanni Battista che incontriamo nel nostro cammino verso il Natale. Per la parola predicata è finito in carcere. Egli, libero dai condizionamenti e dai compromessi degli uomini, aveva come luce della sua vita la Parola che viveva in prima persona e annunciava senza adattamenti, chiamando tutti a convertire il cuore verso Dio.

Egli conosce i suoi discepoli, conosce le loro resistenze ad andare verso Gesù, ad accogliere quello che viene da Lui. Giovanni sa che i suoi discepoli hanno un certo risentimento nei confronti di Gesù e che hanno sempre manifestato gelosia nei suoi confronti (cfr. Gv 3,25-30). Ora che è in carcere ha meno possibilità di stare con loro, di guidarli.

Per questo invia due suoi discepoli da Gesù, perché possano incontrarlo direttamente e vedere e comprendere.

C’è una difficoltà anche da parte nostra a vedere e comprendere ciò che la parola del Vangelo opera, se accolta interiormente: ci libera dai calcoli, dall’avarizia verso il Signore e verso i deboli. E ci fa aprire a Lui come ha fatto Maria, la prima vera discepola del Signore, seguita da tanti che in ogni tempo si sono lasciati toccare il cuore dalla Parola loro annunciata.

Toccare con mano la verità della Parola di Gesù

Ai due discepoli mandati da Giovanni Gesù risponde non con lunghi discorsi complicati, ma invitandoli a vedere e raccontare agli altri i frutti della sua predicazione e del suo incontro con i poveri:

“I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella, e beato colui che non si scandalizza di me” (Mt. 11,5-6).

Il Signore invita anche noi oggi a vedere, comprendere e raccontare quanto egli continua ad operare per mezzo della sua Parola predicata: tanti anziani che trovano consolazione, tante persone deboli e sole che ricevono conforto, aiuto, amicizia; tanti prigionieri che ricevono forza; tante persone semplici che accolgono il Vangelo; tanti ponti fra noi del mondo occidentale e persone che mancano di tutto nell’emisfero sud del mondo.

Vedere in questo movimento di cuori che anche i bambini e i giovani possono essere coinvolti e non crescere alla scuola dell’egoismo, del pensare solo al proprio star bene. E vedere che si aprono con gioia a questi orizzonti più larghi.

Una lettera venuta da lontano che tocca il cuore

Qualche mese addietro alcuni nostri ragazzi appena adolescenti hanno inviato delle cartoline a dei condannati a morte, in varie carceri sparse nel mondo, con poche parole di saluto e di incoraggiamento. E nei giorni scorsi uno di questi condannati ha risposto con una lunga lettera, che tocca il cuore e scioglie la nostra durezza. È una lettera che viene dallo Zambia, uno stato dell’Africa Centrale, da un prigioniero di 40 anni, Carlo, in carcere dall’età di 32 anni:

“Possa il Signore onnipotente colmarti di benedizioni per quanto hai fatto. Sono padre di 4 figli, uno di 14, uno di 12, uno di 10 e uno – pensa - di appena 8 anni e 7 mesi. Sono battezzato e cresimato nella chiesa cattolica. Sono in prigione dal 1996, condannato a morte. Sono davvero contento e molto grato di sentire una voce da un paese lontano. Ti chiedo di diventare un mio costante corrispondente. Desidero sentire buone notizie dal vostro paese perché – come dice il libro dei Proverbi – “come acqua fresca per una gola riarsa è una buona notizia da un paese lontano” (25,25). Voglio pregare Iddio per quel buon samaritano che ha dato il mio nome mettendolo nelle tue mani piene di compassione. E tu hai fatto esattamente ciò che è scritto nella lettera agli Ebrei (13,13), dove si dice: “ricordati di quelli che sono in prigione, come se tu stesso fossi in prigione con loro”. Ti chiedo di pregare per i miei figli e per me; ed io pregherò per te come è detto nella lettera di Giacomo: “confessate i peccati a vicenda e pregate gli uni per gli altri, perché possiate essere curati: la preghiera di una persona buona ha un potente effetto” (5,16).

Incontro al Signore seguendo l’esempio di Giovanni

Noi oggi guardiamo a Giovanni perché è il Signore stesso che ci dice di guardare a lui per giungere al Natale. Guardiamo a lui perché – secondo le stesse parole di Gesù – egli non è una persona ondeggiante di qua e di là, come una canna, o una persona che porta vestiti eleganti e costosi. Egli è uno che ha accolto la Parola di Dio e l’ha proclamata con forza a tutti.

Scrive papa Gregorio Magno:

“Il vento, appena tocca una canna, la piega in un’altra direzione. La canna indica l’uomo materiale: appena è raggiunto da una lode o da una critica, subito piega verso l’una o l’altra parte. Se infatti dalle labbra degli uomini è rivolta a lui una lode, gioisce, si esalta e finisce col prostrarsi di fronte al dono. Se invece l’impeto della detrazione spunta da dove veniva la brezza della lode, subito ciò lo piega verso la parte opposta e a violenti furori. Impariamo a non essere una canna agitata del vento. Fortifichiamo il nostro spirito anche tra i soffi delle chiacchiere, e rimanga inflessibile la nostra condizione mentale.

Posti nella santa Chiesa, offrite al vostro prossimo i piccoli calici della buona parola. Se vi sembra di aver compiuto qualche progresso, portate altri con voi, e coltivate il desiderio di avere compagni sulla via di Dio.

Se camminate verso Dio, fate in modo di non giungere soli da Lui. Chi ha già accolto in sé la voce dell’amore di Dio comunichi anche in forma esterna, ai fratelli, la parola dell’esortazione.

Non negate pertanto o fratelli, al vostro prossimo, la carità della parola. Sostituite i discorsi inutili con l’impegno in ciò che edifica, così da poter essere chiamati da Lui angeli, messaggeri, come Giovanni”.

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