parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 07/11/04
domenica 32ª Tempo Ordinario - anno C
   

Letture: 2 Maccabei7,1-2.9-14; Salmo 16; 2Tessalonicesi 2,16 – 3,5; Luca 20, 27-38.

 
"Essendo figli della risurrezione, siamo figli di Dio ".

Dal Vangelo di Luca,
capitolo 20, da 27 a 38.

27Gli si avvicinarono poi alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda: 28“Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello.

29C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. 30Allora la prese il secondo 31e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli.

23Da ultimo anche la donna morì. 33Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie”.

34Gesù rispose: “I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; 35ma quelli che sono giudicati degni dell’altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; 36e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio. 37Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. 38Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui”.

SIAMO CAPACI DI VEDERE OLTRE IL PRESENTE TERRENO?

La nostra vita si riduce agli anni passati sulla terra?

La domanda che i sadducei - gruppo politico-religioso che rifiutava la legge orale dei farisei, la risurrezione dei morti, l’immortalità dell’anima – pongono a Gesù, ci può far sorridere per il caso strano che gli presentano.

Ma forse ci pone davanti a un limite nella visione e comprensione della nostra vita, che riguarda anche noi. È il limite di una visione solamente o prevalentemente terrena che abbiamo della nostra esistenza.

La nostra partecipazione la domenica alla santa liturgia non ci pone di fronte a un rito, una serie di letture, preghiere e gesti. È l’incontro col Signore che ci parla, che ci raccoglie e ci fa vicini gli uni agli altri. E mentre insieme ascoltiamo, cantiamo, preghiamo, il Signore ci introduce nel mistero della vita che va oltre il nostro presente e la nostra terra.

È molto facile che questa profonda realtà spirituale venga da noi percepita in maniera minimale, in modo esteriore, materiale, distratti dal bagaglio delle nostre cose che ci portiamo dentro: gli impegni, le preoccupazioni, i nostri sentimenti, pensieri e passioni che ci agitano.

Vedere l’oltre della nostra vita in Dio

La Santa Liturgia ci introduce nel mistero di Dio, della sua vita comunicata a noi, una vita che Egli ci comunica; una vita che non resta limitata agli anni che trascorriamo sulla terra, ma che continua in Dio per sempre.

Noi siamo troppo prigionieri del presente, dell’immediatamente visibile, di quello che percepiamo materialmente con i nostri occhi. I Sadducei, come ci racconta la pagina evangelica, col loro caso ridicolo presentato a Gesù, vogliono riaffermare che con la morte tutto finisce.

È un pensiero che abbiamo in tanti, nel quale ci possiamo riconoscere. Quando partecipiamo alla liturgia nel giorno del Signore, siamo presi per mano e introdotti in questo mistero; ma restiamo come sulla soglia, sulla porta di ingresso della vita spirituale, la vita dello Spirito che il Signore ci vuole comunicare.

Questa vita in cui il Signore ci vuole introdurre è una vita in cui la dimensione materiale non è tutto, è solo una parte – quella più caduca -. La dimensione in cui lo Spirito ci fa entrare è quella di figli, figli di Dio. A partire da essa scopriamo la dimensione della fraternità fra ciascuno di noi e gli altri.

“I figli di questo mondo – dice Gesù - prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell’altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio” (Luca 20,34-36).

La resurrezione di Gesù è anche la nostra resurrezione

Noi siamo figli della risurrezione perché Gesù è risorto e noi siamo chiamati a partecipare della vita del risorto. E questa vita la si comincia a vivere, ad assaporare sin da ora, se ci convertiamo dalla vita secondo noi stessi e secondo questo mondo, alla vita secondo il Signore e il suo Vangelo.

Come leggiamo le esperienze che anche a noi il Signore fa vivere? Quando pregando assieme, ascoltando in silenzio le sue parole, sentiamo venire in noi una pace, una chiarezza, una forza, una comprensione nuova delle cose … Quando pregando assieme ai nostri amici anziani, ai nostri amici poveri, vediamo che nel loro cuore avvengono dei cambiamenti …

Anche qui spesso finiamo per fare una lettura materiale o psicologica; perché siamo fuori della vita dello Spirito, che opera in quelli che in silenzio si pongono dinanzi al Signore.

Nutrirci ogni giorno della Parola del Signore, come di un pane spirituale, ci permette di entrare in questa dimensione della vita dello Spirito, ci fa ricevere lo Spirito di Dio, ci fa entrare nel suo amore, ci fa conoscere la sua volontà.

Così possiamo cominciare a conoscere la dimensione spirituale della nostra vita, dono del Signore, dialogare con Lui e vedere con gli occhi della fede il futuro di una vita che non finisce.

Sin da ora noi possiamo già entrare in questo futuro, e vivere da figli la vita stessa di Dio.

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