parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 26/09/04
domenica 26ª Tempo Ordinario - anno C
 

Letture: Amos 6,1.4-7; Salmo 145; 1 Timoteo 6,11-16; Luca 16,19-31.

 
"Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali"

Dal Vangelo di Luca,
capitolo 16, da 19 a 31.

19C’era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente.

20Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, 21bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe.

22Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. 23Stando nell’inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui.

24Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura.

25Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. 26Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi.

27E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, 28perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento.

29Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. 30E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno.

31Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi.

LASCIARCI ATTRARRE E TRASFIGURARE DAL SIGNORE

Una divisione di ieri e di oggi

La parabola raccontata da Gesù ci riporta ad una realtà che è ben presente anche oggi. C’è un uomo ricco, che veste di porpora e di bisso e che tutti i giorni banchetta lautamente, e accanto a lui un mendicante, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cade dalla mensa del ricco.

È la realtà delle nostre città del nord del mondo, è la realtà che vediamo nella grande differenza che c’è fra il grande Nord dei paesi sviluppati e il Sud povero.

Mentre noi siamo distratti sulla condizione dei tanti poveri che vivono nella sofferenza e nell’indigenza, un piccolo dato ci aiuta a comprendere che l’occhio di Dio si volge proprio a quelli che tanto facilmente vengono messi da parte. Del povero ci viene dato il nome, Lazzaro, che significa “colui che Dio soccorre, aiuta”, mentre il ricco rimane anonimo.

Questo perché – come leggiamo nel salmo – “il Signore rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati, libera i prigionieri, ridona la vista ai ciechi, rialza chi è caduto, protegge lo straniero, sostiene l’organo e la vedova” (salmo 145).

Salire sul monte della Trasfigurazione assieme al Signore

La parabola raccontata da Gesù ci chiama ad entrare nell’ottica di Dio, e giungere a vedere, pensare e agire come Lui. È una trasfigurazione interiore a cui il Signore ci chiama, come chiamò Pietro, Giacomo e Giovani a salire con Lui sul monte della Trasfigurazione.

La preghiera, la liturgia sono il santuario di Dio, dove egli si manifesta e ci mostra la bellezza del suo volto, ci fa udire la sua voce e ci attrae a Lui. Nel volto del Signore che si manifesta noi troviamo tutta la sua tenerezza e compassione, la sua partecipazione alla vita degli uomini.

La preghiera, lo stare alla presenza del Signore, ci trasforma, ci dona parole di vita, scioglie le nostre durezze, allarga la visione angusta e miope, ci dona energie per andare incontro agli altri.

Il peccato dell’indifferenza

Sono tanti quelli che - come ci racconta il libro di Amos – vivono spensierati credendosi sicuri e non si preoccupano di quelli che vivono nella violenza, nel dolore, nella paura, nella povertà. La società del consumismo è la religione della prosperità. E la prosperità rende un po’ stupidi, mette la sordina alle voci che gridano aiuto.

La Parola di Dio ci libera dal consumismo, dalla dimenticanza degli altri, dall’indifferenza. Paolo scrive al suo discepolo Timoteo: “Tu, uomo, di Dio, fuggi queste cose; tendi alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza”. Questa via il Signore la indica a tutti i suoi discepoli. È una via buona per noi e per gli uomini di buona volontà. È una via che costruisce rapporti, crea amicizie, comunica agli uomini le parole e i sentimenti di Dio stesso; una via che disarma i cuori, calma gli animi e dispone all’incontro.

Annunciare il Vangelo con coraggio

Quanto c’è bisogno, in questi tempi, di persone che con la loro vita parlano non di violenza ma di mitezza, comunicano la buona notizia del Vangelo! Il ricco della parabola non si fermava accanto al povero Lazzaro, come se non lo vedesse; non parlava con lui perché il suo cuore era chiuso, concentrato su di sé.

Bisogna parlare agli uomini in questo tempo, bisogna far conoscere le possibilità che tutti abbiamo nel presente, di convertirci all’amore di Dio e del prossimo. Bisogna ridare speranza agli uomini, bisogna operare per un futuro che aiuti gli uomini a trovare o ritrovare una identità veramente umana.

e-mail: