parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 05/09/04
domenica 23ª Tempo Ordinario - anno C
 

Letture : Sapienza 9, 13-18; Salmo 89, 3-6.12-14.17; Filemone 9-10.12-17; Luca 14, 25-33.

 
"Chi amma il padre o la madre più di me, non è degno di me "

Dal Vangelo di Luca,
capitolo 14, da 25 a 33.

25Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse: 26«Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. 27Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo.

28Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? 29Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: 30Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro.

31Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda un’ambasceria per la pace. 33Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

GLI UOMINI HANNO BISOGNO
DELLA SAPIENZA DEL sIGNORE

La strada della contrapposizione non paga

Come leggere il Vangelo, con davanti agli occhi e nel cuore le immagini così dure e barbare dei bambini della scuola di Beslan in Ossezia? È facile e comprensibile lasciarsi andare allo sconforto e alla rassegnazione davanti al crescere della violenza terroristica.

Eppure credo che questi avvenimenti terribili ci fanno comprendere molto chiaramente che la via della contrapposizione, dello scontro, non paga. Incattivisce sempre di più le parti, specialmente quelli che agiscono accecati dall'odio e dalla vendetta.

Il Vangelo, davanti ai conflitti, alle violenze più terribili, ci dice che la via dell'incontro, del rispetto dell'altro, di un dialogo onesto, è l'unica via che aiuta l'uomo a non abbrutirsi di più; l'aiuta a ritrovare quel cuore e quel volto umano che tante volte sembra smarrito.

Il Vangelo preso sul serio è una strada che si può percorrere, anche in situazioni difficili. Proprio in questi giorni, a Milano, si incontrano esponenti di tutte le grandi religioni mondiali. E l'incontro è già un miracolo: parlarsi, dire le proprie ragioni, comprendere le ragioni dell'altro, non sono cose da poco, specialmente in questo tempo. Ma bisogna lasciarsi spingere dalla forza che il Signore mette nel cuore di quelli che si lasciano guidare da Lui.

Dio è esigente con quelli che credono in Lui

Il nostro modo di credere è troppo accomodante; sono tantissimi – la maggioranza – i cristiani solo di nome, cristiani della presenza solo a certi appuntamenti religiosi nel corso della vita. Nel Vangelo di oggi leggiamo che “molta gente andava con Gesù, ma lui si voltò e disse: Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo” .

Sono parole che nel linguaggio orientale con cui ci vengono presentate sembrano incomprensibili, inaccettabili. Ma forse queste parole del Deuteronomio ci aiutano a comprendere il vero significato di quelle parole di Gesù: “Qualora il tuo fratello, figlio di tuo padre o figlio di tua madre, o il figlio o la figlia o la moglie che riposa sul tuo petto o l'amico che è come te stesso, t'istighi in segreto, dicendo: Andiamo, serviamo altri dei, dei che né tu né i tuoi padri avete conosciuti, divinità dei popoli che vi circondano, vicini a te o da te lontani da una estremità all'altra della terra, tu non dargli retta, non ascoltarlo; il tuo occhio non lo compianga; non risparmiarlo, non coprire la sua colpa” (Deuteronomio cap. 13, 7-9).

Odiare il padre, la madre, la moglie e perfino la propria vita, significa non mettere questi affetti prima dell'amore verso Dio, prima della sua Parola, ma dopo. Infatti nel Vangelo di Matteo lo stesso pensiero viene espresso da Gesù con parole a noi più chiare: “ Chi ama il padre o la madre più di me, non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me, non è degno di me” (Matteo 10,37).

Essere cristiani è una scelta, è un modo di vivere che guarda continuamente a quello che ha fatto e ha detto il Signore Gesù. Mettere Dio, Gesù, al primo posto significa imparare da Lui a voler bene gratuitamente, ad amare i poveri; ma prima ancora, ad avere un rapporto filiale con Lui, rapporto che vive e cresce con la preghiera, leggendo ogni giorno la Scrittura, meditando le sue parole.

Una presenza dei cristiani che incide

In questo modo tutto prende un nuovo significato, viene visto in una luce nuova. Gli errori degli altri vengono guardati con gli occhi misericordiosi del Signore, spingono ad aiutare l'altro a comprendere; comunque non fanno mai smettere di voler bene, anche a colui che ci ha fatto del male. Questo non ci rende più deboli, anzi. E rende questo mondo più pieno di amore; in mezzo a tanto odio.

E allora non viviamo dimentichi ogni giorno del Signore, ricordandoci di Lui nelle emergenze. C'è un rapporto da costruire giorno per giorno con Lui, da vivere ogni giorno. È la strada dell'educazione del cuore secondo i sentimenti di Dio, del Signore Gesù.

Dice Gesù: “Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento?” (Luca 14, 28). Il rapporto da costruire con Dio - e di conseguenza con gli altri - in maniera nuova, è qualcosa che va presa molto sul serio. Non si può combattere il male del mondo senza combattere i pensieri cosiddetti normali della nostra vita quotidiana: pensare solo a se stessi, rimanere indifferenti di fronte a quelli che vivono nell'abbandono, nello sconforto. Non si può dire: è stato sempre così. Chi pensa in questo modo pensa male.

Ci sono molte esperienze che fanno toccare con mano, come problemi che sembrano insolubili, difficilissimi, si riescono ad affrontare trovando anche delle soluzioni, se alla base non c'è solo il rendiconto delle proprie ragioni e dell'altrui torto; ma se c'è una base di fiducia, di amicizia, di voglia di dialogare.

La costruzione paziente dell'uomo nuovo

E queste cose non si inventano da un giorno all'altro; si costruiscono pazientemente nella cura e attenzione verso l'altro, offrendo gesti di amicizia senza secondi scopi. Questo spiana la strada per affrontare anche problemi difficili. La contrapposizione peggiora le cose.

Le parole del biglietto di Paolo al suo amico Filemone ci aiutano a comprendere questo. È un esempio di tempi lontani, ma che possiamo comprendere. Uno schiavo, Onesimo, era fuggito dal suo padrone Filemone. E si era rifugiato presso Paolo, vecchio e prigioniero. I padroni all'epoca avevano diritto di vita e di morte sui propri schiavi. Quello che Onesimo ha fatto è grave. E Paolo riesce a influire sulle decisioni di Filemone perché lo riaccolga in quanto è amico suo, perché c'è un legame di affetto profondo fra di loro. L'amore, l'amicizia fa miracoli. E li continua a fare anche oggi.

Riflettiamo su come ciascuno di noi possa avere più amore nella propria vita, nella propria quotidianità. Sperimenteremo che tutto diventa più vivibile e più umano.

L'antico libro della Sapienza ci dice: “i ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le nostre riflessioni … Chi ha conosciuto il tuo pensiero se tu non gli hai concesso la sapienza? Così furono raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra” (9,13-18).

Nutriamoci della Parola del Signore e vedremo che si possono raddrizzare i sentieri di chi è sulla terra.

 

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