parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 01/02/04
Domenica 4ª tempo Ordinario - anno C
 

Letture: Geremia 1, 4-5.17-19; Salmo 70; 1 Cor. 12, 31 – 13,13; Luca 4, 21-30.

Per i musulmani è la festa del pellegrinaggio alla Mecca ('Aid-l Kabir).

Gesù nella sinagoga di Nazaret

Dal Vangelo di Luca,
capitolo 4 versetti da 21 a 30.

21Gesù prese a dire nella sinagoga: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi». 22Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è il figlio di Giuseppe?».

23Ma egli rispose: «Di certo voi mi citerete il proverbio: Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fallo anche qui, nella tua patria!». 24Poi aggiunse: «Nessun profeta è bene accetto in patria.

25Vi dico anche: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; 26ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone. 27C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro».

28All’udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; 29si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. 30Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò.

la strada larga del vangelo:
un amore universale

Aprirci ad una comprensione più profonda del Signore Gesù

La pagina del Vangelo di oggi ci fa ancora ritrovare con Gesù nella sinagoga di Nazaret, dopo aver letto le parole del libro di Isaia:

“Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore” (Luca 4,18-19).

Le reazioni di meraviglia e di stupore davanti a Gesù non bastano per andare fino in fondo e comprendere la profondità di quello che avviene in Gesù. Questa pagina del Vangelo ci apre alla comprensione della dimensione larga, universale, della missione di Gesù, che è anche la missione della Chiesa ed il compito di ogni comunità cristiana. L’apertura agli altri, al mondo, non limitandosi al proprio piccolo ambiente, non è un optional ma è insita nello spirito stesso di tutto il Vangelo.

Il cristiano apre il suo cuore al mondo

E il comportamento degli abitanti di Nazaret diventa prefigurativo della difficoltà che il Vangelo avrebbe incontrato e incontra nel condurci all’apertura verso il mondo e farci comprendere che il compito affidato a Gesù dal Padre è lo stesso affidato anche oggi a quelli che si mettono in ascolto del Signore e della sua Parola.

Quando il Signore chiama il profeta Geremia a seguirlo, ad annunciare la sua Parola, gli dice:

“io ti ho stabilito profeta delle nazioni” (Geremia 1,5).

Egli non è mandato ad alcuni solamente, ma a tutti. E il Signore non gli nasconde le difficoltà che avrebbe incontrato. Sono le difficoltà che anche Gesù avrebbe incontrato; sono le resistenze che la Chiesa incontra a partire dalla nostra chiusura e dalla inclinazione a limitarci alla nostra piccola realtà.

La Parola del Signore, se viene non solo ascoltata, ma accolta e vissuta, messa in pratica, porta lontano. Lo Spirito del Signore è uno Spirito che ci apre al mondo intero.

Andare oltre lo stupore e la meraviglia

Anche a noi capita di rimanere stupiti e meravigliati per quello che tante volte il Signore opera sotto i nostri stessi occhi. Ma questo non basta per cogliere che nelle parole e azioni di Gesù ci è rivelato il pensiero e la vita stessa di Dio. Una vita che viene in noi e ci apre al mondo.

Quando gli abitanti di Nazaret dicono a Gesù:

“Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fallo anche qui, nella tua patria!” (Luca 4,23)

vorrebbero limitarne l’azione alla sua casa, al suo paese, Nazaret. Come il medico, prima di guarire gli altri, dovrebbe guarire se stesso, così Gesù, identificato con i suoi concittadini, dovrebbe prima svolgere la sua attività a casa propria e solo dopo andare fuori.

Se guardiamo la nostra realtà di Chiesa, se riflettiamo sui nostri stessi pensieri e desideri prevalenti, comprendiamo che l’atteggiamento e le richieste dei nazareni a Gesù non ci sono estranee. Quanto facilmente ci accontentiamo di comunità chiuse in se stesse, ripiegate sulle proprie difficoltà, pensando che si devono risolvere prima i propri problemi e solo dopo si può pensare agli altri.

Essere persone che col Vangelo sono sempre in cammino

Ma il vangelo è fatto per comunicarsi, diffondersi, al di là dei nostri orizzonti. Gesù sarà sempre in cammino, la Chiesa sarà sempre in cammino; e noi cristiani, dal Signore impariamo a pensarci come persone sempre in cammino, che si aprono ogni giorno a tutti quelli che incontrano.

I due esempi citati da Gesù, presi dalla storia dei profeti Elia ed Eliseo (1° Re 17,7-16 e 2° Re 5,1-27) ci parlano dell’aiuto dato a due stranieri, una povera vedova durante un periodo di siccità ed un lebbroso straniero, della Siria. Questo per dirci che Egli non può limitare la sua missione ai Giudei, ma deve rivolgersi anche al di fuori, al mondo pagano.

Il Vangelo, la Chiesa, il cristiano sono naturalmente missionari, perché animati e mossi da Dio che è Padre di tutti e ci invia a tutti.

L’episodio di Nazaret ci fa comprendere che il cammino di Gesù è anche il nostro, ma ci dice pure che anche da parte nostra ci possono essere resistenze e rifiuti a questa apertura universale.

Entrare nella dimensione larga dell’amore di Dio

Abbiamo di bisogno di entrare nella dimensione di quell’amore largo, universale, che è l’amore di Dio, come leggiamo nella prima lettera di Giovanni:

“Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore” (1ª Giovanni 4,7-8).

Sarà l’amore a condurci per le vie larghe del Vangelo, ad aiutarci a superare quei limiti che tanto facilmente ci viene di porre davanti al Signore. L’amore conduce lontano. Ma l’amore vero che viene da Dio richiede ogni giorno di essere praticato attraverso piccoli passi, poco a poco, apprendendo ad essere pazienti, benevoli, umili, disinteressati, gentili, capaci di perdonare, operando perché venga la giustizia e la pace (cfr. 1ª Corinzi, 13,4-7).

In questo modo ci troviamo già a percorrere la strada larga del Vangelo, che è la strada dell’amore universale.