parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 04/04/04
Domenica delle Palme - anno C
 

Letture bibliche: Luca 19, 28-40; Isaia 50 4-7; Salmo 21; Filippesi 2, 6-11; Luca 22,14 – 23,56.

Memoria di Martin Luther King, ucciso il 4 aprile del 1968 a Memphis. Con lui ricordiamo tutti coloro che hanno fame e sete di giustizia.

Gettati i loro mantelli sul puledro, vi fevero salire Gesù

Dal Vangelo di Luca,
capitolo 19 versetti da 28 a 40.

28Dette queste cose, Gesù proseguì avanti agli altri salendo verso Gerusalemme.

29Quando fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli dicendo: 30«Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è mai salito; scioglietelo e portatelo qui. 31E se qualcuno vi chiederà: Perché lo sciogliete?, direte così: Il Signore ne ha bisogno». 32Gli inviati andarono e trovarono tutto come aveva detto. 33Mentre scioglievano il puledro, i proprietari dissero loro: «Perché sciogliete il puledro?». 34Essi risposero: «Il Signore ne ha bisogno».

35Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. 36Via via che egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada. 37Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, esultando, cominciò a lodare Dio a gran voce, per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo:

38Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!».

39Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». 40Ma egli rispose: «Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre».

ACCOGLIAMO IL SIGNORE
CHE HA DATO SE STESSO PER NOI

Un re diverso dai re di questo mondo

La domenica delle Palme, che dà inizio alla settimana santa, è segnata simultaneamente dall'ingresso di Gesù in Gerusalemme e dalla narrazione della sua passione e morte.

La liturgia, riunendo in un'unica celebrazione questi due avvenimenti, temporaneamente distinti, sembra voler togliere dalla nostra mente ogni equivoco circa il trionfo di Gesù: egli, è vero, entra in Gerusalemme accolto come un re da una folla acclamante; ma aggiunge subito, con la narrazione della passione, che è un re diverso dai re di questo mondo.

Regna da un trono che non è come quelli dei palazzi dei re; non vince con gli eserciti o con le alleanze, e neppure si afferma con un suo nutrito e forte gruppo di pressione. Gesù stesso chiarisce questo equivoco sorto tra i discepoli proprio la sera del giovedì santo. Ripiegati su loro stessi, e per questo insensibili al dramma che Gesù stava vivendo, si misero a discutere chi tra loro fosse il più grande.

Con una sconfinata pazienza Gesù disse loro: “I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra di voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve” (Luca 22, 25-26). Non erano solo parole di comodo; bastarono poche ore e Gesù portò, sulla sua carne, alle estreme conseguenze queste affermazioni.

La voglia di far tacere quell’uomo buono

Per altro verso la storia della passione appare molto lineare: c'era un uomo buono che parlava del Vangelo, sia nella povera e malfamata Galilea come nella capitale Gerusalemme; e in tanti accorrevano ad ascoltarlo. Ad un certo punto i potenti decisero che aveva parlato troppo e che in troppi stavano a sentirlo; presero quindi la decisione di farlo tacere; trovarono un suo amico che indicò loro con precisione il luogo dove abitualmente si ritirava: un orto alle porte di Gerusalemme.

Quella sera stava lì con i suoi, lo presero e lo portarono davanti alle più grosse autorità: Pilato, il rappresentante del più grande impero del mondo, ed Erode, il re furbo. Ma ambedue non si vollero prendere nessuna responsabilità per quell'uomo. La folla, che solo cinque giorni prima aveva gridato “Osanna”, si mise ora ad urlare “Sia crocifisso, sia crocifisso!” e Pilato non seppe resistere.

Quell'uomo, dopo essere stato rivestito per burla con gli abiti di re, fu torturato, schiaffeggiato, coronato di spine; poi fu condotto fuori dalla città (anche per nascere dovette trovare una stalla fuori Betlemme) verso una collinetta, chiamata Golgota, e fu inchiodato su di una croce, con due ladri, uno alla sua destra e l'altro alla sua sinistra. Su quella croce, quell'uomo buono, morì. Si chiamava Gesù e veniva da Nazareth.

Una morte veramente ingiusta

Non ci vuole molto a dire che quella morte fu ingiusta. La morte, del resto, non è mai giusta nemmeno dopo i crimini più brutti; ma davvero è facile dire che la morte di quell'uomo fu veramente ingiusta. Chi ascolta il racconto di questa morte, con un poco di cuore, resta commosso e dispiaciuto: quell'uomo buono ha dovuto soffrire tanto e morire sulla croce, solo perché aveva parlato del Vangelo e aveva detto di essere il Figlio di Dio.

Ciascuno di noi al termine della lettura del "Passio", prova un senso di afflizione e di rammarico ed è tentato di dire: "io non lo avrei fatto", oppure di giustificarsi: "non sono Pilato, non sono Erode, non sono nemmeno Giuda... "; si può, inoltre, confessare la propria impotenza di fronte alla viltà di Pilato e alla crudeltà dei sommi sacerdoti.

Guardiamo al volto del Signore che libera dalla paura

Ma c'è anche Pietro; non è il peggiore dei discepoli; anzi se non è il migliore, è certamente il più importante, quello a cui Gesù ha affidato la maggiore responsabilità. Pietro ha una grande idea di sé, è orgoglioso, persino permaloso. Si offende quando Gesù gli dice che lo tradirà: "Signore, con te sono pronto ad andare in prigione e alla morte", risponde. Eppure basta una donna per far crollare tutto. Fu l'incontro con lo sguardo di Gesù che sconvolse Pietro: “Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto" (Luca 22, 62).

I cristiani, noi, non siamo degli eroi; siamo come tutti; ma se i nostri occhi incrociano gli occhi di quell'uomo che va a morire, anche noi ricorderemo le parole del Signore e saremo liberati dalle nostre paure. È la grazia di questa settimana; poter stare accanto a quell'uomo che soffre e che muore per poter incrociare il suo sguardo.