parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli

la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione dell'11/01/04
Festa del Battesimo del Signore - anno C
 

Letture: Isaia 40, 1-5.9-11; Salmo 103; Tito 2, 11-14; 3,4-7; Luca 3, 15-16.21-22.

"Ricevuto il battesimo mentre stava in preghiera, il cielo si aprì ..."

 

Dal Vangelo di Luca, capitolo 3 versetti 15-16 e 21-22

15Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo:

«Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non sono degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali:

costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco…

21Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì 22e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo:

“Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto”.

lo spirito di Dio scende anche su di noi

Vivere col Signore che si manifesta a noi

Dopo l’avvenimento del Natale che per noi ha significato l’incontro con tanti poveri, i fratelli più piccoli del Signore, e una comprensione maggiore di quanto sia urgente lavorare per la pace, continuiamo il cammino lasciando che sia il Signore con la sua Parola a scandire le nostre ore e i nostri giorni.

Il Signore che si è manifestato a Betlemme a poveri pastori e poi ai Magi, uomini in cerca della luce di Dio, venuti da lontano, continua a manifestarsi al fiume Giordano, quando riceve il battesimo da Giovanni Battista.

Quanto è bello vedere che per noi il tempo non scorre invano: noi non celebriamo un rito che si ripete ogni anno, ma viviamo questa conoscenza del Signore che cresce, man mano che la sua Parola si radica in noi, e noi cresciamo con la Parola.

Tanta gente oggi attende una parola diversa

“Il popolo era in attesa” – leggiamo nel Vangelo di Luca. E questa non è una notizia che si riferisce solo a quel tempo; perché, se appena un po’ alziamo lo sguardo da noi stessi, guardiamo attorno e ci mettiamo in ascolto, vediamo e comprendiamo che tanti anche oggi sono in attesa di qualcuno che indichi loro la strada, che proponga un senso per la loro vita, che indichi una direzione.

Nel giorno di Natale e dell’ultimo dell’anno tante persone hanno chiesto di aiutare per il pranzo con i poveri o di unirsi, l’ultima sera dell’anno, a quelli che andavano a far festa con i barboni che vivono per strada. Alcuni hanno detto: “siamo stanchi di passare questi giorni in modo stupido e inutile, cerchiamo un modo alternativo …”.

Ma anche nel primo giorno dell’anno, alla marcia per la pace, abbiamo visto tante persone che sono uscite con noi: religiosi e religiose, anziani, giovani, persone che non frequentano normalmente le nostre chiese.

C’è gente che aspetta, che attende una proposta, una indicazione per poter camminare in quella direzione. E noi vediamo che la Chiesa può raccogliere queste attese, queste domande, queste energie che si rendono disponibili e dar loro voce perché non si accetti la guerra come strada normale per risolvere i conflitti.

Chi sono i cristiani, oggi

Il Vangelo ci dice che alcuni pensavano che lo stesso Giovanni Battista potesse essere l’atteso, il Cristo che doveva venire. Ma Giovanni risponde a tutti: “non sono io il Cristo … io vi battezzo con acqua, ma viene uno che è più forte di me … egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”.

La risposta di Giovanni ci aiuta a comprendere chi siamo noi, che cosa è la Chiesa in mezzo agli uomini: siamo quelli che riconosciamo il Signore Gesù come colui che ha il potere di rinnovarci profondamente, di purificarci come si purifica l’oro nel fuoco per liberarlo da tutte le sue scorie.

Noi testimoniamo con la nostra vita come il Signore ci trasforma, ci fa crescere in una cultura di pace che non accetta con rassegnazione la guerra come inevitabile, non accetta le disuguaglianze fra gli uomini quasi ci fossero uomini di serie A e uomini di serie B. Siamo stati creati tutti uguali, figli dello stesso Dio, e abbiamo tutti gli stessi diritti a una vita dignitosa.

Il mondo ci guarda, i nostri comportamenti finiscono con l’interrogare gli altri quando esprimono un modo diverso di pensare e di operare che viene dal Vangelo. Ed è un mondo vicino a noi: sono quelli con cui lavoriamo gomito a gomito ogni giorno o che vivono nello stesso palazzo nostro; sono quelli che ci vedono quando stiamo accanto a persone sole, e diventiamo loro amici in modo familiare; sono quelli che si meravigliano per il nostro agire insieme, vivere rapporti fraterni.

Da dove ci viene la forza di essere diversi?

Ma come preservarci da questa cultura che sembra imporsi, in cui ognuno crede di dover pensare solo a se stessi e ai propri interessi? Come affermare prima in noi stessi, nel nostro cuore, e poi nel mondo che ci circonda, che la pace è il nome di Dio, è un bene supremo da vivere ogni giorno?

L’evangelista Luca riguardo al battesimo di Gesù nota: “ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera: il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba” (3,21-22). Nella preghiera, nel dialogo con Dio, nelle parole del vangelo lette e rilette, meditate e conservate nel cuore, noi troviamo la forza, l’energia spirituale che ci rinnova nel cuore, lo allarga, lo scioglie dalle durezze e lo rende capace di commuoversi sulle sofferenze di tanti.

Nella preghiera il cielo si apre su di noi, viene in noi la forza dello Spirito, che è Spirito di pace. La colomba con cui viene raffigurato lo Spirito santo indica che lo Spirito di Dio è pace, porta pace e ci rende capaci di comunicare la pace.

“Nel deserto preparate la via al Signore”

Abbiamo più volte sottolineato che questi tempi sono difficili, che sembrano profilarsi tendenze che tendono a lasciare da parte i più deboli, le nazioni più povere. Ma la parola del profeta ci dice che proprio per questo bisogna lavorare molto, molto di più per appianare le strade interrotte, eliminare i pregiudizi che giustificano l’abbandono degli altri; lavorare per facilitare l’incontro e il dialogo fra i diversi: generazioni diverse, religioni diverse, culture e popoli diversi. “Nel deserto preparate la via al Signore” – dice il profeta (Isaia 40,3).

C’è bisogno di consolare, curare le ferite, fasciare le piaghe, portare speranza a chi non ce l’ha più. Non è questo un tempo per essere timidi, misurati, calcolatori. Quello che il Signore ci fa conoscere e vivere va comunicato con gioia, con larghezza, con forza perché tanti possano essere raggiunti da questa forza di pace, di amore, di fratellanza in un tempo in cui sembra prevalere la diffidenza e a volte l’odio: “Sali su un alto monte, tu che rechi liete notizie, alza la voce con forza, alza la voce, non temere: Ecco il vostro Dio! Egli viene con potenza … come un pastore fa pascolare il gregge; porta gli agnellini sul petto e conduce pian piano le pecore madri” (Isaia 40,9-11).

La guerra non è l’ultima parola per noi, non è la compagna inseparabile della nostra vita. Noi che abbiamo visto la grazia di Dio scendere su di noi, non ci rassegniamo alla violenza, alla forza come via per combattere il male; crediamo che con la forza dello Spirito possiamo lavorare per un mondo più giusto e più umano.