parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli
la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione dell'11/05/03
4ª domenica di Pasqua - anno B
 

Letture: Atti 4,8-12; Salmo 117; 1 Giovanni 3,1-2; Giovanni 10, 11-18.

Io sono il buon pastore

dal Vangelo di Giovanni, capitolo 10, versetti 11-18.

11Gesù disse: "Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. 12Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; 13egli è un mercenario e non gli importa delle pecore.

14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non sono di quest`ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore.

17Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo.

Questo comando ho ricevuto dal Padre mio".

GESÙ CI DONA LA VITA VERA

Io sono la vita vera

Continuiamo a vivere la gioia della Pasqua, la gioia della resurrezione del Signore: egli è la vita che sconfigge la morte e illumina il buio di questo mondo.

Noi diciamo con le parole del "Credo": "morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte".

Il Signore che ha conosciuto la morte ed è disceso agli inferi, continua a scendere negli inferi di questo mondo, a portare luce e vita nei luoghi bui, asfittici di luce e di vita, di questo nostro mondo. Gesù è la vita vera, la pienezza della vita, Egli ha detto: "io sono la via, la verità e la vita" (Giovanni 14,6).

Ci viene da domandarci, davanti a queste parole del Signore: Che cosa è per noi oggi la vita? Quale ne è per noi il senso? La logica di questo mondo ci fa assimilare l'idea fino a convincercene che si deve vivere per lavorare, per guadagnare, per possedere. Ma con questo senso della vita si finisce per disumanizzare la vita.

Vita in abbondanza. Ma abbondanza di che?

Quando si esce fuori dal ciclo produttivo e si va in pensione facilmente ti senti tagliato fuori, senti di non contare più niente. E avverti che aver vissuto per i soldi ti ha svuotato la vita.

Gesù si presenta a noi oggi come il Signore della vita. Ma egli non tiene stretta per sé la vita: "io offro la vita - dice - io sono venuto perché abbiate la vita e l'abbiate in abbondanza" (Giovanni 10,10-11).

Ma che cosa è questa "vita in abbondanza"? Abbondanza di beni, di comodità, di mezzi? Scopriamo sempre più facilmente, a volte troppo in ritardo, che la nostra vita non dipende dai beni che possediamo. "Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni" (Luca 12,15).

L'avidità di beni ci rende mercenari. Leggiamo nel dizionario italiano: "mercenario è colui che presta la propria opera per denaro, chi agisce solo per denaro o, nelle proprie opere, si dimostra prevalentemente o esclusivamente ispirato da motivi d'interesse economico". Il senso della vita che questo mondo economico ci comunica è un senso mercenario della vita.

Una vita mercenaria affievolisce il senso di umanità, certe volte fino a farlo scomparire. La ricerca esasperata del successo, della carriera, facilmente indebolisce le capacità affettive, porta alla creazione di tanti luoghi bui dove scarseggia l'affetto. Penso alla solitudine degli anziani, alla poca solidarietà nei confronti dei paesi più poveri, alla voglia di creare muri e barriere nel nostro paese per non essere disturbati nella nostra tranquillità.

Alla scuola di vita con Gesù

Gesù risorto ci restituisce il senso vero della vita, pieno di interesse e partecipazione per la vita degli altri, soprattutto quando è una vita in difficoltà, che stenta ad andare avanti da sola. I numerosi incontri di Gesù con i poveri, con i deboli di vita, di cui ci parlano i Vangeli, sono una scuola per i discepoli suoi di ogni tempo. Questo è stato per i primi discepoli, lo è per quelli che oggi cercano nel Vangelo il senso della loro vita.

Davanti a un mondo che insegna a tenere per sé, ad accumulare e a diventare avari, Gesù ci dice: "Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore". (Giovanni 10,12).

Dare invece che accaparrare, offrire invece che chiedere. Non fuggiamo davanti agli altri quando sono in difficoltà; non fuggiamo, come fa il mercenario, quando vediamo venire il lupo: il lupo della solitudine, il lupo della malattia, il lupo della miseria, che ammazza la vita, fa venir meno la vita, fa venir meno la voglia di vivere.

Si riceve molto anche da chi pensi non abbia niente

Anche chi è debole nel corpo, chi è povero di mezzi economici, ha una ricchezza di vita che può darti; ma che tu scopri solo se ti fai vicino, se ti fermi accanto, come fece il buon samaritano della parabola (Luca 10, 29-37). "Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e il conosco il Padre" (Giovanni 10,14-15).

In questa conoscenza vicendevole avviene uno scambio, un arricchimento vicendevole. E scopri che quello a cui eri andato per dare ha molto da dare anche a te. Lo scopriamo poco a poco nell'amicizia con gli anziani, con le persone sole, con i bambini in difficoltà, con le persone emarginate dalla vita.

Gesù pastore buono della nostra vita e della vita di tutti gli uomini, ci insegna a vivere come persone a cui importa degli altri. Egli ci comunica interesse, passione, affetto per la vita degli altri.

E mentre diamo anche solo un po' della nostra vita in tempo, in affetto, in amicizia, scopriamo che riceviamo molto, ma molto di più. È il centuplo di cui parla il Vangelo: una vita in abbondanza, una vita piena.

Non fatta di affanni, di preoccupazione solo per sé, ma fatta di alleanza fra generazioni, fra etnie, fatta di amicizia fra popoli di razze diverse, di religioni diverse; fatta di comunione, di fraternità; che rende comunicatori di vita, capaci di guarire tante malattie del corpo, della mente, del cuore.

Fino a poter dire con Pietro: "costui che vi sta innanzi sano e salvo" lo è "nel nome di Gesù il Nazareno", "la pietra che, scartata da voi, costruttori, è diventata testata d'angolo" (Atti 4, 10-11).

È questa la strada da seguire, che ci genera alla vita vera e dona la pace a questo mondo.