parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli
la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 06/04/03
5ª domenica Tempo di Quaresima- anno B
 

Letture: Geremia 31, 31-34; Salmo 50; Ebrei 5, 7-9; Giovanni 12, 20-33.


"E' giunta l'Ora che sia glorificato
il Figlio dell'uomo"

dal Vangelo di Giovanni, capitolo 12, versetti 20-33.

20Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa, c'erano anche alcuni Greci. 21Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsaida di Galilea, e gli chiesero: "Signore, vogliamo vedere Gesù".

22Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. 23Gesù rispose: "È giunta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'uomo. 24In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.

25Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna. 26Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà. 27Ora l'anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest'ora? Ma per questo sono giunto a quest'ora! 28Padre, glorifica il tuo nome".

Venne allora una voce dal cielo: "L'ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!".

29La folla che era presente e aveva udito diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: "Un angelo gli ha parlato". 30Rispose Gesù: "Questa voce non è venuta per me, ma per voi. 31Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. 32Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me". 33Questo diceva per indicare di qual morte doveva morire.

GESÙ: UN AMORE IMMENSO DA CONOSCERE
E IN CUI RADICARSI

Il desiderio di vedere Gesù

Ci avviciniamo alla celebrazione della Pasqua che ci fa incontrare con il mistero di amore di Dio per noi. Il suo amore si manifesta in sommo grado proprio negli avvenimenti che noi non solo ricordiamo ma riviviamo partecipi nei giorni della Settimana Santa.

Sono giorni importanti per la nostra vita di fede, per la nostra comunità, per tutta la Chiesa e per avvicinarci in maniera più radicale a questo mistero di amore grande.

Noi, come quei Greci che erano saliti a Gerusalemme per la Pasqua degli ebrei, vogliamo vedere Gesù, incontrarlo non esteriormente, ma meditando e pregando uniti a Lui.

Le parole di Gesù in risposta a questo desiderio di incontro ci invitano a seguirlo nelle ore della passione e della croce. Gesù si identifica col chicco di grano che solo cadendo nel terreno e marcendo, può portare frutto.

Un distacco da noi stessi per una vita piena di frutti

Già altre volte abbiamo ascoltato queste parole sulla bocca di Gesù: "Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna" (Giovanni 12,25).

E invece noi quanto siamo attaccati ancora alla nostra vita, alle nostre vedute, alle nostre ragioni! Consideriamo la nostra esistenza come un possesso, vogliamo stringerla e conservarla come se essa fosse sufficiente a se stessa, o si esaurisse in se stessa, come un bene unico da difendere ad ogni costo, come proprietà che dipende solo da me.

Gesù ci dice che c'è un frutto da produrre e che solamente il grano che muore non resta solo, cioè solitario, ma produce altri grani e in abbondanza. Quella che ci appare all'inizio come una rinuncia si manifesta in una moltiplicazione di frutti. Parlando della sua passione Gesù dice: "E io quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti gli uomini a me" (Giovanni 12,32). La croce non è il momento della sconfitta di Gesù, come a prima vista ci appare, ma la manifestazione più grande di un amore che va oltre la morte.

Uniti a Gesù, innestati nella sua stessa vita, siamo chiamati a camminare per la sua stessa strada. Ed anche la nostra vita porterà molto frutto. Nella parabola della vite e del vignaiolo Gesù dice che il tralcio deve essere potato e soprattutto rimanere innestato al ceppo della vite: "ogni tralcio che porta frutto, il Padre mio lo pota perché porti più frutto. … Rimanete in me ed io in voi … Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me ed io in lui, fa molto frutto" (Giovanni 15,2-5).

"Voi tutti assetati venite a me" (Isaia 55,1)

I giorni della settimana che inizia con l'ingresso di Gesù in Gerusalemme, la domenica delle Palme, ci fanno incontrare con la sorgente della vita a cui potremo dissetarci. Se noi ci stringiamo a lui, se accettiamo di aprirci agli altri e quindi di morire a ciò che ci ripiega su noi stessi, vedremo che questa morte del chicco di grano di cui ci parla Gesù è un'estasi, una trasformazione bella. E la nostra esistenza, in questo senso aperta, si conserva veramente, secondo Gesù, in una vita eterna.

La vita eterna è la comunione con Dio stesso, quella unione profonda che Gesù ha vissuto col Padre stando sulla terra. Lo vediamo tante volte nelle pagine del vangelo, ma soprattutto nelle ore della Passione: Gesù si rivolge al Padre, lo invoca nelle ore del Getsemani, a lui affida il buon ladrone, muore in croce dicendo: "Padre a te affido il mio spirito".

Comprendiamo allora che per vedere Gesù dobbiamo guardare al Crocifisso, che non è un vinto, uno sconfitto, ma colui che attraverso la morte ci dona la vita che non finisce. E con lui possiamo anche noi passare dalla morte alla vita.

Una nuova alleanza che passa per il cuore

Con Gesù nasce una nuova alleanza, nuovi rapporti si vengono a creare fra noi e Dio. E la novità è questa: la legge che nell'antica alleanza era contenuta in tavole o in un libro, era l'espressione di una volontà esterna. Ora la nuova alleanza si trasforma in una esigenza interiore dell'uomo, in un rapporto personale con Dio che ci apre alle profondità dell'amore di Dio.

Abbiamo bisogno di fermarci davanti alla Croce, meditare gli avvenimenti della Passione per scoprire e comprendere la forza di questo amore, totalmente diversa dalla forza degli uomini.

Le notizie di guerra di questi giorni ci fanno vedere quanti dolori e sofferenze e morte provoca la forza degli uomini. La forza dell'amore di Dio è una forza interiore che conquista i cuori, li attira a sé con la mansuetudine e rinnova profondamente la vita, i sentimenti, i rapporti fra gli uomini.

I giorni della Settimana Santa, vissuti nella meditazione e contemplazione del Signore vengano ad illuminare il senso della nostra esistenza, ci aiutino a superare la tendenza ad attaccarci alla nostra indipendenza mortale, perché possiamo aprirci sempre più alla dimensione larga della vita di amore che è la vita con Dio.

Dice Gesù: "Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me" (Giovanni 12,32). Tenendo fisso lo sguardo su Gesù conosceremo da vicino il suo sguardo di amore, ci lasceremo attirare da lui, e la nostra vita sarà sempre più profondamente trasformata e vivificata da lui.