parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli
la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 17/11/02
Domenica 33ª del tempo Ordinario - anno A
 

Letture: Proverbi 31, 10-13.19-20.30-31; Salmo 127; 1Tessalonicesi 5, 1-6; Matteo 25, 14-30.


Gesù parla ai suoi discepoli

dal Vangelo di Matteo, capitolo 25 versetti 14-30.

14Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. 15A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì.

16Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. 17Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. 18Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.

19Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. 20Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. 21Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. 22Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. 23Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.

24Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; 25per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo. 26Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; 27avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. 28Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti.

29Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. 30E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.

LA GIOIA DI UNA VITA CHE PRODUCE FRUTTI

Un tesoro è stato posto nelle nostre mani

La pagina evangelica odierna fa seguito alla parabola delle dieci vergini che si concludeva con l'invito ad essere sempre pronti ad accogliere il Signore.

L'uomo della parabola che chiama i suoi servi e consegna loro i suoi beni è il Signore che chiama ciascuno di noi e ci affida i suoi doni. Essi ci sono dati perché noi li facciamo fruttificare.

I talenti di cui si parla nella parabola corrispondono ad una grossa cifra affidata a quei servi. Un talento corrisponde a più di ventisei chili di oro. Questo sta ad indicare il tesoro del Vangelo posto nelle nostre mani, il dono di una mente capace di riflettere e di un cuore capace di amare.

I primi due servi colgono l'importanza di quello che hanno fra le mani, la fiducia che è stata riposta in loro; e rispondono a questa fiducia con prontezza e generosità: "colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito ad impiegarli e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due …" (Matteo 25,16-17).

Il terzo servo, "colui che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il danaro del suo padrone" (v.18). Egli è pigro, indolente, ha paura del suo padrone e rende inutile il gesto di fiducia fatto nei suoi confronti.

Un amore speso con generosità libera dalla paura e dona gioia

La conseguenza di una vita che accoglie la chiamata del Signore e fa fruttificare i doni ricevuti, è una grande gioia, fa partecipare alla vita stessa di Dio. Nell'incontro successivo col padrone, ai primi due servi è detto: "bene, servo buono e fedele … prendi parte alla gioia del tuo padrone" (v.21).

Il comportamento del terzo servo e l'incontro successivo col suo padrone, ci aiuta a comprendere le conseguenze di una vita vissuta nell'apatia, nell'indolenza, di fronte ai doni ricevuti; e mette in luce l'idea che questo servo ha del suo padrone: "so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso, per paura andai a nascondere il tuo talento sotto terra" (vv.24-25).

Il Signore desidera che il Vangelo ricevuto passi nella nostra vita, nelle nostre azioni. Egli si aspetta che noi mettiamo in pratica la sua parola e permettiamo che essa porti frutto nella nostra vita e nella nostra società.

Il servo inutile - così possiamo chiamare colui che ha reso inutile la consegna dei beni ricevuti - pensa che il comportamento di quel padrone non sia giusto, anzi pensa di essere lui giusto di fronte al padrone ingiusto. In questo servo si manifesta la mentalità di chi ha paura di Dio e si preoccupa solo di osservare delle norme per stare tranquillo.

Dio è amore e chi lo conosce vive nell'amore

Gesù vuol farci conoscere attraverso questa parabola che il rapporto fra Dio e noi è un rapporto di amore e di fiducia. Questo rapporto ci lega a lui. Non sono pochi gli uomini che si fanno una falsa idea di Dio, della religione, del rapporto che ci lega a lui. Tante volte si pensa che alcuni piccoli doveri, alcuni appuntamenti nel corso della vita - quali il momento della nascita, del matrimonio, della morte - possano bastare per sentirsi cristiani.

La paura del servo inutile sta all'estremo opposto dell'amore con cui Gesù viene a noi e che ci comunica. E l'amore dona una grande libertà nel nostro rapporto con Dio e con gli altri. L'apostolo Giovanni scrive nella sua prima lettera: "Nell'amore non c'è timore, al contrario l'amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell'amore. Noi amiamo, perché egli ci ha amati per primo" (1Giovanni cap. 4,18-19).

Quanto è grande il bisogno di pace, di amore, in questo mondo di oggi! Non ci rassegniamo di fronte alle notizie di guerra, di fronte all'esercito di poveri che invoca aiuto. Gesù ha detto: "Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!" (Luca 12,49).

Di fronte all'immagine dei servi della parabola che ricevono dei doni preziosi dal loro signore e corrono subito a investirli, ci fermiamo a riflettere e a interrogarci. Noi siamo fra quelli che hanno ricevuto doni particolari dal Signore e siamo chiamati a "versare" i frutti del tesoro della Parola ricevuta e dei tanti doni fatti alla nostra vita.

C'è bisogno di molti operai di pace perché questo mondo sia migliore

Quante sofferenze ci sono nel mondo! Quanto facilmente si va verso la guerra! Che cosa abbiamo fatto del Vangelo ricevuto? Che cosa abbiamo fatto del dono della pace? Come possiamo aiutare la crescita della pace? Come la possiamo sostenere? Su questi interrogativi ci fermiamo a riflettere in maniera libera e generosa.

Il Signore ci comunica la sua Parola, un amore appassionato per questo mondo. "A chiunque ha, sarà dato - dice il Signore - e sarà nell'abbondanza" (v.29); nel senso che chi ha l'amore riceve anche gli altri doni.

Noi desideriamo essere davanti al Signore dei discepoli simili alla donna descritta nel libro dei Proverbi: "essa si procura lana e lino e li lavora volentieri con le mani. Stende la sua mano alla conocchia e gira il fuso con le dita. Apre le sue mani al misero, stende la mano al povero" (Proverbi 31, 13.19-20). Desideriamo essere dei discepoli fedeli e operosi, che lavorano per il Signore, per il regno di Dio, per la pace nel mondo, che aprono il proprio cuore ai poveri.

"Signore, insegnaci ad amare aprendo il nostro cuore e la nostra mente, risvegliando le nostre forze per amare te, i fratelli e i poveri!"