parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli
la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 13/10/02
Domenica 28ª del tempo Ordinario - anno A
 

Letture: Isaia 25, 6-10; Salmo 22; Filippesi 4,12-14. 19-20; Matteo 22, 1-14.


gli invitati al banchetto

dal Vangelo di Matteo, capitolo 22 versetti 1-14.

1Gesù riprese a parlar loro in parabole e disse:

2"Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. 3Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire.

4Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze. 5Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero.

7Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 8Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; 9andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. 10Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali.

11Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l`abito nuziale, 12gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz`abito nuziale? Ed egli ammutolì. 13Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.

14Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti".

BEATI QUELLI CHE ACCOLGONO LA PAROLA DI DIO
E LA VIVONO OGNI GIORNO

Saliamo al monte del Signore

Anche oggi il Signore ci prende per mano e con la sua parola ci porta in alto, dice Isaia "su questo monte": la casa del Signore è un luogo posto in alto dove gli uomini sono invitati a venire e nutrirsi abbondantemente. Questo luogo non è solo per alcuni, ma "per tutti i popoli".

È bello lasciarsi condurre dal Signore che ci fa uscire fuori dai nostri pensieri tante volte limitati a noi stessi e alle poche cose che ci interessano. Il Signore ci fa sognare un mondo più largo e più umano, strappa come un velo dalla nostra faccia, perché possiamo vedere molto lontano. È il velo delle cose che riempiono le nostre giornate, cose che col tempo si rivelano passeggere, non appaganti.

Il sogno di Dio per gli uomini

Il vangelo di oggi, con l'immagine di un banchetto che un re fa per le nozze del suo figlio, ci spiega il sogno del Signore sul nostro mondo.

"Avete già capito - commenta papa Gregorio Magno - chi è questo re e chi è il figlio … Dio Padre dispose queste nozze per il Figlio quando volle che questi si unisse alla natura umana nel grembo della Vergine … possiamo dire apertamente e con sicurezza che il Padre dispose le nozze per il Figlio quando unì a Lui la santa Chiesa nel mistero dell'Incarnazione" (Omelia 38,3).

Il Signore vuole unire a sé tutti gli uomini, perché vivano come unica famiglia, nella diversità delle razze, delle lingue, delle culture. A realizzare questo sogno sono chiamati tutti quelli che accolgono il Vangelo del Signore.

Il sogno di papa Giovanni

Ricorre in questi giorni il 40° anniversario dell'apertura del Concilio Vaticano II (11 ottobre 1962): un uomo già avanti negli anni, eletto papa all'età di 77 anni, Giovanni XXIII, non ha smesso di sognare. Ci vengono alla mente le parole del profeta Gioele (3,1): "i vostri vecchi faranno dei sogni". Papa Giovanni, ormai vecchio, convoca un nuovo Concilio perché la Chiesa, attingendo nuova linfa dalle Sacre Scritture e dalla Sacra Tradizione, potesse rivolgersi a tutti gli uomini come madre di misericordia, facendosi vicina soprattutto ai poveri e avviando un ripensamento nei confronti degli ebrei, non più "perfidi giudei", ma "nostri fratelli maggiori", nei confronti dei credenti delle altre chiese cristiane visti non più come "scismatici, eretici, condannati all'inferno" ma come nostri fratelli separati.

È proprio di questi giorni la visita a Roma del patriarca ortodosso della Romania, Teoctist, dopo che papa Giovanni Paolo II si era recato nel 1999 in quel paese a maggioranza ortodossa. Ieri, in una commovente celebrazione nella chiesa di san Bartolomeo all'isola Tiberina (Roma), il patriarca ortodosso assieme al vicario del papa, card. Camillo Ruini, hanno dedicato la chiesa come luogo memoriale dei martiri per la fede di tutte le Chiese cristiane nel XX° secolo.

Incontri come questo e tanti altri, come la memoria della deportazione degli ebrei di Roma promossa da cattolici ed ebrei (Comunità di Sant'Egidio e Unione delle Comunità ebraiche italiane) il prossimo 16 ottobre sono un modo concreto di rispondere all'invito del re della parabola raccontata da Gesù stesso nel vangelo di Matteo ed entrare nella dimensione dell'amore universale del Signore.

Saper dire "sì" all'invito del Signore

Ci sono i primi invitati che rifiutano questo invito, altri non se ne curano per andare "chi al proprio campo, chi ai propri affari": pensiamo al lavoro quando ci assorbe troppo e ci fa mettere da parte quello che conta veramente; o pensiamo alla cura che mettiamo per guadagnare sempre di più; ci sono altri che non solo respingono l'invito, ma perseguitano quelli che sono venuti ad invitarli.

La parola del Vangelo ci invita nella casa del Signore, per fare festa insieme con lui, per entrare nel sogno grande del Signore di una terra riconciliata, di popoli che si riconoscono fratelli a partire da una Chiesa che vive sempre di più la fraternità verso tutti.

Avere la veste nuziale

L'episodio della veste nuziale necessaria per partecipare al banchetto ci aiuta a comprendere che non si può essere cristiani senza vestire questa veste. Ancora papa Gregorio Magno ci dice: "Cosa dobbiamo intendere per veste nuziale se non la carità? O chi facendo parte della Chiesa ha la fede, ma non ha la carità?". L'amore concreto per gli uomini si è manifestato in Gesù nel suo modo di incontrare tutti. Egli ha percorso le strade della Palestina rivestito sempre di questo abito nuziale della carità, dell'amore senza limiti per tutti, ma specialmente per i poveri e gli esclusi.

La Dichiarazione Comune firmata ieri (12 ottobre 2002) in Vaticano fra il papa Giovanni Paolo II e sua Beatitudine il patriarca rumeno Teoctist, inizia così: "E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me" (Giovanni 17,22-23). Con la gioia profonda di ritrovarci insieme presso la tomba degli apostoli Pietro e Paolo, noi ci scambiamo il bacio di pace sotto lo sguardo di Colui che veglia sulla sua Chiesa e guida i nostri passi;e meditiamo ancora una volta queste parole che l'evangelista Giovanni ci ha trasmesso, che costituiscono la commovente preghiera del Signore alla vigilia della sua Passione".

Il Signore ci conceda lo Spirito di sapienza, perché possiamo riconoscere la grazia della sua chiamata al banchetto e rispondere gioiosamente al suo invito; il vangelo ci ricorda che "molti sono chiamati, ma pochi eletti" ( Matteo 22,14).