parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli
la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 29/09/02
Domenica 26ª del tempo Ordinario - anno A
 

Letture: Ezechiele 18, 25-28; Salmo 24; Filippesi 2, 1-11; Matteo 21, 28-32.


venite a lavorare con me

dal Vangelo di Matteo, capitolo 21 versetti 28-32.

Disse Gesù ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: 28"Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, và oggi a lavorare nella vigna.29Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò. 30Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò. 31Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?". Dicono: "L'ultimo".

E Gesù disse loro: "In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32È venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto.

Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli.

QUALE DEI DUE FIGLI SONO IO?

"Vuoi andare a lavorare nella mia vigna?"

Un tema caro a Gesù ritorna nella pagina evangelica di oggi, il tema della vigna. La vigna è il popolo del Signore, la comunità dei credenti, la folla dei deboli e dei poveri, tutta la comunità umana fatta di tante razze, culture, etnie e tradizioni religiose diverse.

Il Signore ci invita a guardare a questo mondo come a una grande vigna, la vigna che è sua ma anche nostra; a vedere tutto il lavoro che c'è da fare, con tanti che operano ingiustizie e tanti che soffrono per queste ingiustizie. Il Signore sogna che l'ingiusto desista dalla sua ingiustizia e viva in armonia con gli altri (vedi Ezechiele 18, 25-28). Per questo c'è bisogno di lavorare generosamente nella vigna, come figli di questo Padre che ci chiama e ci chiede di andare a lavorare in essa.

Oggi il Signore si rivolge direttamente a noi e ci dice: "Figlio mio, c'è bisogno anche del tuo lavoro per la nostra vigna; dobbiamo curarla perché cresca e porti frutto".

Guardare e ascoltare con gli occhi e il cuore del Signore

Egli ci conduce con lui per le strade del mondo a cominciare da quelle usuali che percorriamo ogni giorno: per andare al lavoro, a scuola, a fare la spesa o a uscire per momenti di svago. Egli ci chiama ad ascoltare accoratamente le notizie che vengono dai quattro angoli del mondo, a guardare e comprendere queste realtà col suo sguardo tenero e misericordioso.

Quante persone lasciate sole soprattutto nel tempo della debolezza! Quanti popoli che mancano del necessario! Quante violenze e ingiustizie che vengono commesse!

In questa realtà vasta ci sono tanti operatori di pace, uomini di buona volontà, donne e uomini miti che cercano di sciogliere la durezza di tanti cuori. Ma di fronte alle tante necessità essi sono troppo pochi: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi" - dice il Signore (Matteo 9,37). E allora - ci dice rivolgendosi a ciascuno - vuoi andare a lavorare in questa mia e nostra vigna?

Non un "sì" formale ma una adesione reale

E qui Gesù ci mette davanti al comportamento di due figli, un comportamento che ci invita a riflettere.

Chi sono quelli rappresentati dal figlio che dice "sì", ma poi non va a lavorare nella vigna? Quelli che rispondono all'invito accorato del Padre sono quelli che stanno in chiesa o quelli che ne stanno fuori? Noi, che partecipiamo alla vita della chiesa, alla messa, siamo come colui che dice "sì" a parole ma poi continua a vivere come sempre o come l'altro che - anche se risponde "no" e forse esce sbattendo la porta - dopo si pente e va a lavorare realmente nella vigna del padre e sua?

Il Vangelo ci limitiamo ad ascoltarlo o diventa esso stesso vita concreta? Gesù, attraverso questa parabola, ci ripete oggi le parole pronunciate in altra occasione: "Non chiunque mi dice 'Signore, Signore', entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio" (Matteo 7,21).

Tante volte ci preoccupiamo più di come appariamo agli altri, o della valutazione che altri possono dare di noi, piuttosto che di quello che siamo realmente e che concretamente facciamo. Nella parabola del primo figlio appare il "sì", ma nella vita è "no".

Il desiderio di Dio nostro Padre che Gesù ci fa conoscere

Ancora una volta Gesù si preoccupa di farci conoscere quale è la volontà del Padre suo e la risposta che egli attende dai suoi figli. Quel Padre ci chiama a lavorare per il Vangelo, per il suo popolo, per i deboli e i poveri, perché il mondo si avvicini sempre più a lui, perché gli uomini vivano nella pace e operino con giustizia.

Ed attende da noi non un educato e rispettoso "sì" a cui non segue niente, ma piuttosto un operare concretamente, compiere realmente il lavoro del Vangelo, anche se magari prima abbiamo detto "no".

Tanti sono quelli che ai nostri occhi sono lontani da Dio, perché formalmente estranei alle nostre forme religiose … e a volte disprezziamo queste persone ... Eppure essi operano concretamente per creare amicizia, per ridare dignità a chi viene calpestato.

Guardiamo allora al Signore Gesù che ha fatto concretamente la volontà del Padre suo, facendosi uomo e servitore degli uomini, spendendo la sua vita per riconciliarci, per abbattere i muri di inimicizia e annunziare pace a vicini e lontani (vedi Efesini 2, 14-22).

Da Lui riceviamo nuovi sentimenti, apprendiamo nuovi comportamenti, impariamo a spendere con lui la nostra vita.