parrocchia
san Gennaro all'Olmo - Napoli
la Bibbia
Vangelo festivo
Predicazione del 09/06/02
Domenica 10ª del tempo Ordinario - anno A
 
Letture: Osea 6, 3-6; Salmo 49; Romani 4, 18-25; Matteo 9, 9-13.

Gesù, passando, vide un uomochiamato Matteo

dal Vangelo di Matteo, capitolo 9 versetti 9-13.

9Andando via da Cafarnao, Gesù vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: "Seguimi". Ed egli si alzò e lo seguì.

10Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli.

11Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: "Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?".

12Gesù li udì e disse: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. 13Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori".

MATTEO, DALLA RELIGIONE DEI SOLDI A EVENGELISTA

Una famiglia che cresce


La famiglia di Gesù cresce poco a poco. Finora egli ha chiamato dei pescatori, persone ordinarie. Ora chiama un pubblicano a far parte della cerchia di amici più intimi.


Gesù si trova a Cafarnao, un centro importante della Galilea. Lì ha il suo punto di appoggio, nella casa di Simon Pietro. Cafarnao ha un ufficio di dogana, perché di lì passa la strada commerciale e militare che collega Damasco con il territorio del re Erode Antipa.


Mentre Gesù cammina per strada vede un uomo seduto al banco delle imposte. Si chiama Matteo: è uno degli esattori incaricato di raccogliere le tasse che vanno a impinguare le casse del re Erode o del governatore della regione. Matteo è l'autore del Vangelo che stiamo leggendo.


Come esattore, egli appartiene alla odiata classe dei pubblicani, ritenuti imbroglioni e sfruttatori della gente e della legge. In più, sono considerati anche impuri, perché si sporcano le mani con loschi affari pecuniari. Insomma sono persone da evitare; non si deve avere nessun contatto con loro. Accomunati agli scomunicati, ai ladri e agli strozzini, non sono neppure da salutare.


Gesù non "scansa" nessuno


Gesù, appena vede Matteo, gli si avvicina, e invece di scansarlo si mette a parlare con lui e alla fine gli rivolge persino in invito: " Seguimi ". Altro che non avvicinarsi e non dar neppure la mano!


E la reazione del pubblicano è bella: egli, a differenza di tanti uomini che si ritenevano religiosi e puri, subito si alza dal suo banco e si mette a seguire Gesù. Matteo, da peccatore che era, diviene un esempio di come si segue il Signore. Anzi, col vangelo che porta il suo nome, è diventato guida di tanti. Anche noi, oggi, poveramente seguiamo questo antico pubblicano e peccatore che ci conduce a conoscere il Signore Gesù e il suo amore per tutti.


Matteo invita subito Gesù a casa sua invitando anche tanti pubblicani come lui, suoi amici. A tavola vediamo Gesù con i suoi discepoli, a cui ora si è aggiunto Matteo e tanti altri che il vangelo chiama "peccatori", forse persone disprezzate o oscure di Cafarnao. Ci troviamo davanti a un banchetto strano, composto da questi impuri pubblicani e da altre persone poco raccomandabili. Gesù non si vergogna di stare con loro.


Le discussioni dei benpensanti


E questo fa discutere i benpensanti del posto. Immediatamente alcuni farisei si recano da Gesù, ma si fermano solo accanto ai suoi discepoli e pongono una domanda, che suona come rimprovero: "perché il vostro maestro mangia con i pubblicani e i peccatori?". Secondo loro questa era una cosa scandalosa e non poteva venire certamente da Dio

.
Ma Gesù, udita la domanda, interviene direttamente con poche parole chiare: "non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati". E per aiutare i suoi interlocutori che sono persone religiose, li rimanda alle parole del profeta Osea, per dire che egli agisce secondo Dio, il Padre suo, e non contro Dio: "Andate dunque e imparate che cosa significhi: misericordia voglio e non sacrificio".


Gesù continua a chiamare anche oggi persone che vogliono seguirlo


La famiglia del Signore è composta di persone che il Signore chiama, come ha fatto con Matteo, e prima ancora con Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni e come farà successivamente con Paolo, sulla via di Damasco. E come continua a fare oggi, nel nostro tempo alle diverse latitudini in cui egli continua a chiamare.


Ognuno può rispondere alla chiamata del Signore. Se noi cerchiamo di uscire dall'anonimato della folla, da un modo di credere in cui si vive per conto proprio anche la propria fede, il Signore che legge nei cuori, trova il modo di far giungere il suo invito anche a noi.


Abbiamo bisogno però di uscire da un modo di credere un po' superficiale, scontato, che non è l'incontro personale col Signore, dentro una famiglia di fratelli e sorelle. Dice il profeta Osea: "Il vostro amore è come una nube del mattino, come la rugiada che all'alba svanisce … affrettiamoci a conoscere il Signore, la sua venuta è sicura come l'aurora" (Osea 6, 3-4). Il Signore è paziente e misericordioso, ma noi siamo raggiunti da un amore che ci chiede di essere fedeli e concretamente vicini a lui.


Imparare dalla fede e dalla risposta di quelli che ci hanno preceduti


Paolo ci invita a guardare ad Abramo, il primo di tutti i credenti, che "ebbe fede sperando contro ogni speranza e così divenne padre di molti popoli … egli non vacillò nella fede …" (Romani 4, 18-19). Pensiamo alla risposta di Abramo quando il Signore gli dice "parti dalla tua terra e va verso il paese che io ti indicherò"; pensiamo alla risposta dei primi discepoli, alla docilità con cui risponde Matteo il pubblicano, alla gioia di Zaccheo, anch'egli pubblicano, quando Gesù gli dice "oggi devo fermarmi a casa tua".


La chiamata del Signore è per la nostra guarigione, per la liberazione dai tanti pesi che ci opprimono, per dare un nuovo respiro alla nostra umanità, per camminare in questo tempo assieme al Signore, invitando con lui altri uomini e donne che cercano una risposta vera alle domande di senso e di futuro per la loro vita.