Domenica 3ª del tempo di avvento /A

16
dicembre
2001
Letture: Isaia 35,1-6.8.10; Salmo 145; Giacomo 5,7-10; Matteo 11,2-11.

Gesù e Giovanni Battista

dal Vangelo di Matteo, capitolo 11 versetti 2-11

2Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: 3"Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?".

4Gesù rispose: "Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: 5 I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l'udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella, 6e beato colui che non si scandalizza di me".

7Mentre questi se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: "Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 8Che cosa dunque siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re! 9E allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, anche più di un profeta.10Egli è colui, del quale sta scritto: Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero che preparerà la tua via davanti a te.

11In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.

ESSERE SEGNO DI UNIONE E DI SPERANZA
IN UN MONDO DIVISO

Non lasciamoci agitare dai venti del momento

"Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? … Un uomo avvolto in morbide vesti? … Un profeta? Sì, vi dico, anche più di un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero che preparerà la tua via davanti a me".

Gesù si riferisce con queste parole al suo amico, Giovanni Battista, che ora si trova in carcere e che ha preparato la strada alla sua venuta. Egli ha già cominciato ad operare e a parlare, ma l'azione di Giovanni Battista è stata importante per preparare i cuori di tanti all'incontro col Figlio di Dio.

Oggi, in un tempo di recrudescenza di violenze, di terrorismo e di guerre, c'è bisogno di uomini come Giovanni Battista, che non si lasciano agitare dai venti che soffiano in questo momento, sbattuti di qua e di là secondo la direzione del vento; ma hanno come riferimento forte e chiaro la Parola di Dio che indica la direzione verso cui camminare.

È importante tenere accesa questa lampada nel buio delle violenze, degli scontri, delle divisioni: "ci sia sempre una lampada accesa dinanzi a me in Gerusalemme" aveva detto il Signore per bocca del profeta Achia (1Re 11, 36). E noi diciamo con le parole del salmo 118: "Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino" (v.105).

Come uomini e donne di fede, come discepoli del Signore, noi imbocchiamo la sua via che "rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati, libera i prigionieri, protegge lo straniero, sostiene l'orfano e la vedova" (salmo 145, 7-9). Questa è la via che il Signore indica a noi e a tutti quelli che si vogliono unire a noi.

Non pensiamo solo a noi stessi, ma cerchiamo compagni sulla via di Dio

Non siate come "una canna sbattuta dal vento" e nemmeno come "un uomo avvolto in morbide vesti". Questo apprendiamo oggi dalla parola di Dio: non essere cioè persone che si lasciano piegare dai venti del momento; e non vivere come persone che curano solo il proprio benessere, restando negli orizzonti del proprio star bene. I cristiani, i credenti, sono chiamati ad essere una voce profetica in questo mondo, portare il messaggio che apre all'incontro con Dio e aiuta a riconoscersi fratelli, amici e non nemici.

Scriveva il grande papa Gregorio Magno (papa dal 590 al 604): "se camminate verso Dio, fate in modo di non giungere da soli. Chi ha già accolto in sé la voce dell'amore di Dio, comunichi anche in forma esterna ai fratelli, la parola dell'esortazione. Non negate al vostro prossimo la carità della parola … Posti nella santa Chiesa, per quanto vi riesce offrite al vostro prossimo i piccoli calici della buona parola. Se vi sembra di aver compiuto qualche progresso, portate altri con voi, e coltivate il desiderio di avere compagni sulla via di Dio" (Omelie sui Vangeli, VI).

Una Chiesa che è segno del Regno di Dio

Per noi che ci prepariamo al Natale in questo tempo difficile, quale modo migliore se non quello di raccogliere la risposta che Gesù dà ai messaggeri di Giovanni Battista? Come chiesa, come comunità del Signore noi possiamo compiere con umiltà e sapienza gesti che manifestano l'avvento del Regno di Dio e si pongono come segni di un cambiamento possibile per chi soffre l'oppressione e anticipano un futuro di speranza.

Non è stato questo il senso del digiuno a cui il papa ci ha invitato venerdì scorso? Non è stato un gesto di distacco da noi stessi, di apertura ai poveri e anche di amicizia spirituale nei confronti dei fratelli musulmani nel giorno del loro digiuno durante il mese del Ramadan?

Gesù alla domanda degli inviati di Giovanni Battista "Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?" preferisce rispondere non con dei discorsi ma indicando quello che tutti potevano constatare: "Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: i ciechi recuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l'udito, i morti risuscitano,m ai poveri è predicata la buona novella, e beato colui che non si scandalizza di me".

Questi sono i segni del regno di Dio che viene in mezzo agli uomini, così irrompe nel tempo degli uomini la salvezza che viene da Dio.

La povertà è un male, come anche la situazione dolorosa dei ciechi, dei lebbrosi, di quelli che soffrono. Gesù si identifica con loro, nasce povero, e poveri sono i primi che lo accolgono, i pastori. Egli si è identificato con gli affamati, gli assetati i forestieri, quelli che sono nudi, malati o carcerati: "ogni volta che avete aiutato uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Matteo 25, 40).

Lo scandalo di un Messia che nasce povero e muore povero

Per aderire a Gesù come al Messia, l'inviato di Dio, vi è uno scandalo da superare, lo scandalo di un Figlio di Dio povero e disarmato in questo mondo, che viene a riconciliare gli uomini, ad abbattere i muri di separazione, ad avvicinare ricchi e poveri, forti e deboli nell'unica famiglia di Dio: non come un forte o un potente, ma mite, povero, umile e misericordioso.

Non è stato questo il segno concreto e tangibile che la prima comunità cristiana di Gerusalemme ha saputo dare nel suo tempo, quando i cristiani mettevano tutto in comune? Essi hanno cominciato a realizzare la parola antica del Deuteronomio (15,4): "Del resto, non vi sarà alcun bisognoso in mezzo a voi; perché il Signore certo ti benedirà nel paese che il Signore tuo Dio ti dà in possesso ereditario".

Lasciamoci guidare ogni giorno dalla Parola del Signore e operiamo in tutti i modi perché la comunità cristiana, la nostra comunità sia segno di comunione, di incontro, di guarigione e di speranza.


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