Domenica 28ª del tempo ordinario /C

14
ottobre
2001
Letture bibliche: 2Re 5,14-17; Salmo 97; 2ªTimoteo 2, 8-13; Luca 17, 11-19.

Un lebbroso, guarito, tornò indietro
a ringraziare: era una samaritano

dal Vangelo di Luca cap. 17, versetti 11-19

11Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea.

12Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, 13alzarono la voce, dicendo: «Gesù maestro, abbi pietà di noi!». 14Appena li vide, Gesù disse: «Andate a presentarvi ai sacerdoti».

E mentre essi andavano, furono sanati. 15Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; 16e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano.

17Ma Gesù osservò: «Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? 18Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all`infuori di questo straniero?».

E gli disse: 19«Alzati e và; la tua fede ti ha salvato!».

IL SIGNORE GUARISCA LE MALATTIE
DEL NOSTRO CUORE

La malattia del cuore

Ci presentiamo al Signore come quei dieci lebbrosi che si fanno incontro a Gesù e, fermatisi a distanza, alzano la voce dicendo: "Gesù maestro, abbi pietà di noi!". Erano malati di una malattia che allontanava dalla comunità, dalla società civile. E invocano la guarigione dal Signore.

Noi ci ritroviamo col Signore nel suo giorno santo, in vari momenti nella settimana, quando insieme ci raccogliamo per pregare e ascoltare la sua Parola. Ma guardandoci dentro, vediamo che c'è una malattia del cuore da cui abbiamo bisogno di essere guariti. È la malattia che - come la lebbra - ci porta a stare lontano dagli altri, separati. È la malattia del pensare solo a se stessi, che ci fa vivere sentendo molto lontano quello che accade attorno a noi.

Attentati e guerre

Dopo gli attentati terribili del mese scorso nel cuore degli Stati Uniti, si parla molto in questi giorni della guerra giusta o non giusta come reazione alla violenza cieca che colpisce i civili.

Ma si può parlare mai di guerra giusta? Il cardinale Etsou Nzabi Bamugwabi, arcivescovo di Kinhasa (Repubblica Democratica del Congo) diceva nei giorni scorsi:

"Voglio farvi una confidenza 'cristiana': la guerra non sarà mai giusta, specialmente fra i credenti in Dio, fra uomini con la capacità di intendere e di volere! Guardate nelle nostre famiglie una discussione, una lite…, è una cosa normale. Ma la guerra fra marito e moglie, anche se è stato lui o lei a commettere una mostruosità cioè a sbagliare, la guerra in famiglia non sarà mai giusta.
Consideriamo il pianeta terra come una grande famiglia … Se ciascuno si spoglia dal proprio orgoglio, dalla superbia, dalla prepotenza … troveremo sempre e sicuramente, mediante il dialogo, la via verso la riconciliazione e anche quel coraggio, in quanto cristiani, di poter concedere il perdono.
'Signore - diceva san Francesco di Assisi - dammi la grazia e la forza di poter comprendere gli altri piuttosto che di essere compreso. Fa di me lo strumento della tua pace' ".

Fatichiamo a comprendere le parole di pace

Molti di noi non comprendono queste parole, scuotono il capo, perché nel nostro cuore e nella nostra mente c'è come una malattia di sentimenti e di pensieri che non ci fanno comprendere. Ogni guerra produce soltanto orrori, distruzione e morti. La violenza chiama soltanto la violenza. La guerra è una trappola per l'umanità perché rinchiude gli uomini nel tunnel dell'odio, del rancore, dei risentimenti e della vendetta.

È vero che davanti a episodi violenti e terribili come l'assalto terroristico ci sentiamo smarriti, presi dalla paura, insicuri e ci viene la reazione istintiva di reagire.

Ma noi oggi vogliamo gridare come quei dieci lebbrosi del Vangelo: "Gesù maestro, abbi pietà di noi". Il nostro è un grido che è una preghiera: Signore, guarisci il nostro cuore.

I lebbrosi ascoltano la parola del Signore e mentre vanno sperimentano la guarigione.

Crediamo alla forza del Vangelo e della preghiera

Noi crediamo che nella preghiera, nella parola del vangelo c'è una forza che guarisce e che porta alla pace.

In questi giorni, in varie parti del mondo, a un mese dall'attentato dell'11 settembre scorso, Ebrei, Musulmani, Cattolici, Ortodossi, Protestanti si sono ritrovati in preghiera comune per invocare il dono della pace. Anche noi l'abbiamo fatto e vogliamo ancora pregare oggi, spinti dalla parola del Vangelo, dalla Parola di Dio.

Preghiamo per la pace fra Ebrei e Palestinesi, per l'Afghanistan, per le famiglie costrette a fuggire; preghiamo per l'Africa, per l'America, per le famiglie colpite dall'attentato terroristico.

Lasciamo che la forza della Parola liberi in noi le sue energie di amore e ci trasformi, ci guarisca nel cuore. Noi sappiamo che la guerra può essere decisa da pochi, ma la pace suppone l'impegno solidale di tutti.

L'apostolo Paolo, mentre è in carcere a causa del Vangelo, scrive al suo discepolo Timoteo: "soffro a causa del Vangelo fino a portare le catene come un malfattore; ma la parola di Dio non è incatenata!".

Anche noi abbiamo conosciuto la Parola di Dio; non la teniamo prigioniera, lasciamo che ci invada e ci trasformi. E sperimentando la guarigione del cuore, torniamo come quell'unico malato, il samaritano, a ringraziare il Signore. Egli è la nostra pace, egli può darci la vera pace.

Ci conceda il Signore di portare la luce del Vangelo ovunque, senza timore, senza paura.


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