Domenica 25ª del tempo ordinario /C

23
settembre
2001
Letture bibliche: Amos 8, 4-7; Salmo 112; 1Timoteo 2,1-8; Luca 16,1-13.

Volto del Signore

dal Vangelo di Luca cap. 16, versetti 1-13

i 1Gesù diceva ai suoi discepoli: "C'era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi.

2Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere amministratore. 3L'amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione?

Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno. 4So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua. 5Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo: 6Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d'olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta. 7Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta.

1Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
9Ebbene, io vi dico: Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand'essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne.
10Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto.
11Se dunque non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi vi affiderà quella vera? 12E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
13Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona".

TORNIAMO AGLI INIZI
DELLA PREDICAZIONE DEL VANGELO

I cristiani nel mondo di oggi

L'ora presente ci interroga in maniera ancora più forte sulla presenza nostra, come cristiani, in questo mondo.

"I cristiani sono nel mondo ciò che l'anima è nel corpo" leggiamo nella Lettera a Diogneto, un antico documento del II secolo. I cristiani danno forza interiore a questo mondo, col loro modo di vivere fanno conoscere come si può stare insieme secondo una logica che viene da Dio.

Che anima ha questo nostro mondo di oggi? Alcuni dicono che l'anima di tutto è l'economia, il danaro. Veramente per tanti è difficile trovare un senso per la propria vita che li soddisfi nell'intimo.

Nel racconto, nel vangelo di oggi, di questo cattivo amministratore, all'inizio gli viene chiesto: "Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione …".

E questa domanda la sentiamo, oggi, rivolta a noi cristiani: come voi incidete in questa società che sembra aver smarrito il senso vero della vita, aver perso l'orientamento, che poco aiuta ad essere unica famiglia di tanti popoli diversi?

Usciamo da un cristianesimo individuale

Forse ci siamo abituati a vivere un cristianesimo individuale, ognuno per conto suo, come quando ci ritroviamo in Chiesa la domenica, uno accanto all'altro estranei, anonimi gli uni agli altri. E questo non ci ha aiutato a riflettere insieme, a guardarci intorno con uno sguardo largo.

Per essere anima di questo mondo c'è bisogno di tornare agli inizi della predicazione del Vangelo, quando i primi cristiani cominciarono a riunirsi in piccoli gruppi attorno alla Parola di Dio. Mentre ascoltavano si lasciavano interrogare da questa Parola e insieme vedevano come attuare il cambiamento concreto che il Signore chiedeva loro.

Ascoltiamo questo Vangelo oggi come invito che il Signore ci fa di avvicinarci a lui, di lasciarci scuotere dall'abitudine che abbiamo fatto a tante situazioni che ci sembrano normali. Ogni comunità, la Chiesa tutta ha un compito grande e bello che il Signore ci affida: accendere tanti piccoli fuochi di amicizia, e prima ancora di conoscenza, di dialogo, di rispetto vicendevole. Dal dialogo, dall'ascolto si prepara il terreno per far cadere diffidenze, incomprensioni, rancori, a volte odi.

Una intelligenza che viene dall'amore

La parabola evangelica ci descrive l'abilità di questo amministratore che messo alle strette da una situazione di fallimento, utilizza il poco tempo che ha per agire con decisione e far fronte al futuro.

È un invito a noi cristiani ad agire con la stessa decisione di questo amministratore e con intelligenza, comprendendo che questo è un tempo importante: per scegliere, per far conoscere a tanti altri, molti altri che c'è una via di uscita, che c'è soluzione alla domanda di pace, di giustizia, di amore.

Le condizioni di vita tanto diverse tra un gruppo e un altro, tra un popolo e un altro popolo sono sotto gli occhi di tutti. C'è chi ha e vive nell'abbondanza e chi manca anche del necessario. Questo è vero nelle nostre città ed è vero per le tante nazioni nel mondo, con un tenore di vita tanto diverso fra quelle più ricche e quelle molto povere.

I cristiani non hanno la bacchetta magica per risolvere questi problemi della ingiusta distribuzione dei beni, ma possono operare in mezzo agli altri ponendosi con un modo di pensare, di vivere, di operare che diventa un segno per tutti. L'attenzione al più povero di me, che mi vive accanto, che incontro nei miei luoghi quotidiani, l'interesse e l'amicizia con lui, diventano un modo diverso di porsi, e comunicano un altro modo di vivere.

La forza della comunità

E quando tutto questo diventa modo di fare non di una persona isolata, ma di una comunità, fosse anche piccola di numero, c'è una forza che viene dalla testimonianza comune ed aiuta di più gli altri a comprendere.

L'amicizia fra giovani e anziani abbandonati, fra sani e malati, fra italiani e stranieri è dare un'anima a questo mondo, è orientare questo mondo per una strada più umana e più giusta.

Lasciamo che il Vangelo ci avvicini gli uni agli altri, lasciamoci convertire dal Signore; tutti insieme diventiamo come quella piccola quantità di lievito che fermenta tutta la pasta. Senza avere grandi mezzi, ma con la forza che il Signore dona ai suoi discepoli.

Raccogliersi per ascoltare insieme quanto il Signore ci dice, pregare insieme, è ricevere una forza che non è di questo mondo. Come i due discepoli di Emmaus che, dopo aver ascoltato il Signore che spiega loro le Scritture e spezza il pane con loro, da tristi e rassegnati che erano, tornano pieni di forza e di gioia dagli altri discepoli e comunicano quanto hanno vissuto col Signore.

Come cristiani, come comunità di discepoli, lasciamo che il Signore parli alla nostra vita e sperimenteremo la forza del suo amore; il suo amore è capace di giungere al cuore degli uomini e sana le ferite, avvicina gli uni agli altri, dà la forza di perdonare, che è una forza di amore. E apre la via della pace.


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