Domenica 23ª del tempo ordinario /C

09
settembre
2001
Letture bibliche: Sapienza 9, 13-18; Salmo 89, 3-6.12-14.17; Filemone 9-10.12-17; Luca 14, 25-33.

Il Signore Gesù
ci svela il pensiero di Dio

dal Vangelo di Luca cap. 14, versetti 25-33

25Siccome molta gente andava con Gesù, egli si voltò e disse:
26"Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
27Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo.

28Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? 29Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: 30Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro.

31Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace.

33Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

ESSERE VERI CRISTIANI NEL MONDO DI OGGI

Guardando a un mondo più vasto

Mentre ognuno di noi vive la vita di ogni giorno, dentro l'orizzonte delle nostre cose, c'è un mondo più vasto attorno, che è come sottratto alla nostra vista.

E quando - per esempio - vediamo tanti stranieri provenienti dal Sud del mondo e dall'Est dell'Europa, riversarsi nel nostro paese (ma molto di più in tanti altri paesi europei), non comprendiamo. Alcuni dicono che bisogna ricacciare indietro queste persone che vengono ad invaderci.

Ma queste cosiddette "invasioni" hanno dietro drammi di intere nazioni, di popoli che vivono nella più grande miseria e parlano le nostre lingue europee - francese, inglese, spagnolo, portoghese - perché sono stati colonizzati da paesi europei. Queste popolazioni fuggono dalle loro terre perché non ce la fanno a vivere e sono state dimenticate dai paesi ricchi del Nord del mondo.

La parola forte e chiara del Vangelo

In questa realtà grande e complessa, di cui pochi si interessano e che pochi comprendono, il Signore Gesù parla a noi col suo Vangelo e chiede a quelli che si dicono cristiani di "diventare suoi discepoli".

Ma come si diventa e si vive da discepoli del Signore?

"Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo" (Luca 14,25).

Che significano queste parole così forti e a prima vista esagerate, quasi inaccettabili?

Il Signore ci dice che la sua parola, il Vangelo, non è un'aggiunta alla nostra vita, un di più: è una rivoluzione di affetti, di rapporti. Si diventa discepoli del Signore operando un distacco da noi stessi, dalla nostra cultura, dalla gerarchia dei nostri affetti.

Pensiamo alle parole rivolte da Dio ad Abramo, il primo di tutti i credenti, il padre di tutti i credenti: "Esci dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti mostrerò" (Genesi 12,1).

È un distacco dalle proprie concezioni della vita, dal proprio piccolo mondo a noi tanto caro e tanto familiare, un distacco dal tenere gli occhi concentrati su noi stessi, per entrare in un'altra logica, un nuovo modo di vedere e di essere.

La nuova terra che il Signore ci mostra e verso cui ci conduce

Quale è questa terra che il Signore mostrerà ai suoi discepoli?

È una terra che si viene scoprendo incamminandosi col vangelo dietro il Signore Gesù. Una terra dove, mano a mano che si ascolta il Signore e si comincia ad operare con lui, cadono di volta in volta visioni ristrette, esclusione di persone, muri di pregiudizi e di indifferenza che dividono i poveri dai ricchi, i deboli dai forti, gli stranieri dai nazionali. Ma abbattono anche i muri che si creano fra persone della stessa etnia, dello stesso quartiere, dello stesso ambito di lavoro.

E si viene creando poco a poco una nuova umanità, che dialoga, che si guarda negli occhi e si ascolta, che impara a sentire come suoi anche i problemi degli altri. È questa la terra nuova che il Signore fa trovare a quelli che si mettono in cammino con Lui.

Oggi, almeno nel nostro paese, non sono pochi quelli che si dicono cristiani. Ma si è cristiani con poco Vangelo o senza Vangelo; si è cristiani con una fede che non ci rende fratelli, attenti gli uni agli altri. Si vive la propria fede in modo individuale e abitudinario.

Mentre il Vangelo viene a creare fra di noi una comunione profonda che ci fa parlare la stessa lingua, ci dona occhi nuovi che fanno vedere in modo più profondo e più largo.

Fermarsi a riflettere e scegliere di seguire il Signore

Le due parabole raccontate da Gesù - quella di colui che vuole costruire una torre e quella di un re che vuole muovere guerra ad un altro re - ci invitano a riflettere seriamente sul nostro modo di essere cristiani.

Se vogliamo seguire Gesù come suoi discepoli, accogliamo l'appello a riflettere che ci giunge a lui. Essere cristiani è una cosa seria, chiama a mettere tutto in gioco, anche la propria vita e i propri beni, pur di portare a termine tale scelta.

Leggiamo il Vangelo ogni giorno; ascoltiamo le sue parole quando ci raccogliamo insieme per la santa liturgia. E comprenderemo sempre di più che la nostra vita non dipende da quello che abbiamo, da quello che riusciamo a comprare, dai luoghi più "in" dove siamo andati in vacanza.

Il senso nuovo della vita lo troviamo col Signore, nel suo cammino appassionato per incontrare persone di ogni condizione, per entrare in rapporto con loro e uscire noi e loro dal nostro isolamento.

Sia questo il nostro cammino come Chiesa, nel luogo in cui ci troviamo a vivere e ad operare, nel tempo che abbiamo davanti.

Fermiamoci davanti a questo tempo, ai giorni che si succedono e riflettiamo con la parola del Signore: è molto fruttuoso per noi, in un'epoca in cui ci si ferma poco a riflettere, a pensare sul significato della nostra vita. Dice il salmo che si legge nella liturgia di oggi: "Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore" (Salmo 89,12).

Veramente il Signore ci darà la sua sapienza, ci farà conoscere il suo pensiero, raddrizzerà i sentieri della nostra vita e ci farà camminare verso la terra buona che egli ha promesso.


e-mail: padremariano@psgna.org