Domenica 21ª del tempo ordinario /C

26
agosto
2001

Letture bibliche: Sapienza 18,3.6-9; Salmo 32; Ebrei 11,1-2.8-19; Luca 12,32-40.


Gesù nostro maestro

dal Vangelo di Luca cap. 12, versetti 32-40

32Gesù disse ai suoi discepoli:
Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno.
33Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma. 34Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.

35Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese; 36siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa.

37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.
38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro!
39Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. 40Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate".

VIVERE CON LA FORZA DEL VANGELO

Ascoltiamo quanto ci dice il Signore

Settimana dopo settimana la parola del Signore ci accompagna nel nostro cammino e ci aiuta a camminare con Lui, a comprendere che significa vivere con Lui.

Il Vangelo di oggi ci invita a guardare il nostro rapporto con le cose, i beni materiali. Facilmente siamo raggiunti da inviti a possedere sempre di più, a chiuderci dentro orizzonti che ci fanno pensare solo al nostro benessere personale e presente.

Dice Gesù: "Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consuma" (Luca 12,34). Non vivete - ci dice Gesù - dimentichi di quelli che hanno meno di voi, di quelli che non si possono curare.

I poveri sono tanti: non solo quelli che vediamo per le nostre strade, ma tutti quelli che vengono da una storia di guerra: nei Balcani e in tanti paesi dell'Africa. È di oggi la notizia di un attentato a un treno in Angola con molti morti e tanti feriti. La guerra porta sempre dietro di sé miseria, fame, povertà.

Aiutare quelli che invocano e pregare per la pace

Ognuno di noi può farsi "borse che non invecchiano e un tesoro dove i ladri non arrivano" facendo giungere il suo aiuto, piccolo o grande, a quelli che sono in grandi difficoltà.

La parola del Vangelo ci dice di essere sempre pronti ad accogliere il Signore che ci parla, che ci invita a invocare la pace per i tanti paesi che vivono nella paura e nell'odio. Pensiamo alla situazione sempre più difficile e ostile che si vive in questi giorni a Gerusalemme e in tutta la Palestina tra ebrei ed arabi.

"Siate pronti con la cintura ai fianchi e le lucerne accese": siate pronti a sentire queste invocazioni di dolore, pregate insistentemente perché nei cuori dove c'è l'odio venga il dialogo e la pace; non dormite, non restate insensibili di fronte a questa umanità lacerata.

Pregare per la pace significa coinvolgersi di fronte ai mali di questo mondo, uscire dall'indifferenza e muoversi come il Signore Gesù che è venuto per riconciliare gli uomini.

La forza dei discepoli di Gesù

Se pensiamo che come credenti siamo deboli, non possiamo fare granché, ci sbagliamo. Il Vangelo è una forza, il Signore - se noi l'invochiamo con fiducia e insistenza - rende possibile quello che per gli uomini è impossibile. "Non temere, piccolo gregge - dice Gesù rivolto ai suoi discepoli - perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno". È stato messo nelle nostre mani un potere, una forza che nasce dal Vangelo. Leggiamo il Vangelo, ogni giorno, e lasciamo che la nostra preghiera nasca dalle sue parole, davanti alle vicende del nostro mondo.

Tanti uomini e donne che hanno creduto prima di noi hanno sperimentato la forza che viene dal credere alla parola del Signore, del suo Vangelo.

Che significa avere fede

Avere fede significa ascoltare la parola di Dio e aprirsi ai sentimenti e alla forza che viene da essa. La fede non è un atto intellettuale, è un ascolto fiducioso e un mettersi in cammino secondo quello che ascoltiamo: come fece Abramo: "per fede Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità" (Ebrei 11, 8).

I discepoli del Signore che si affidano alla sua Parola sperimentano non solo una forza mite e buona che viene da lui, ma sperimentano la compagnia e la vicinanza in tutti i giorni della loro vita. È quello che l'antico libro della Sapienza esprime con due immagini: "tu desti al tuo popolo, Signore, una colonna di fuoco, come guida in un viaggio sconosciuto e come un sole innocuo per il glorioso emigrare" (Sapienza 8,3). Essere protetti di giorno dal sole cocente del deserto con una nube e di notte con una colonna di fuoco che riscalda e indica il cammino.

Usciamo da una religione fatta di piccole abitudini religiose, scegliamo di credere a partire dal Vangelo e lasciamo plasmare e guidare da questa parola ogni giorno. Sperimenteremo ogni giorno cose nuove e belle per noi e per quelli che ci circondano.


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