Domenica 2ª di Pasqua
22 aprile 2001
Letture bibliche: Atti 5,12-16; Salmo 117; Apocalisse 1,9-13.17-19; Giovanni 20, 19-31.

Giovanni capitolo 20, versetti 19-31.

19La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!". 20Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi". 22Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: "Ricevete lo Spirito Santo; 23a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi".
24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dissero allora gli altri discepoli: "Abbiamo visto il Signore!". Ma egli disse loro: "Se


Gesù e Tommaso

non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò".
26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!". 27Poi disse a Tommaso: "Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!". 28Rispose Tommaso: "Mio Signore e mio Dio!". 29Gesù gli disse: "Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!".
30Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. 31Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

TESTIMONI DELLA RESURREZIONE

Non abbiate paura

Abbiamo celebrato la Pasqua, abbiamo seguito da vicino il Signore e abbiamo visto che il suo amore e la vita che viene da Lui è più forte della morte. Non c'è ragione per noi cristiani di continuare ad aver paura.
I discepoli di Gesù stanno insieme, ma tengono le porte chiuse perché hanno ancora paura dei Giudei che avevano messo a morte il loro Signore.
Abbiamo cantato l'Alleluia per la resurrezione del Signore. Ma abbiamo bisogno che il Signore torni in mezzo a noi, ci parli, ci spinga a vincere ogni paura. Egli si presenta a noi con questo Vangelo, mentre i segni delle ferite nelle mani e nel costato ci rimandano alle immagini del Venerdì santo: del Signore nella sua passione e dei tanti uomini e donne che vivono oppressi dalla guerra, dalla povertà, dalla violenza che si abbatte ingiustamente su di loro.

La forza
del suo amore ci spinge incontro agli altri

Il Signore è vivo e ci chiama ad essere i testimoni viventi della sua resurrezione. Egli ci manda a portare a tutti gli oppressi della terra il suo Vangelo che è vita per gli uomini: "Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi".
Non è sulla nostra forza che dobbiamo contare, ma sulla forza di amore con cui Gesù è andato incontro alla morte e con questa forza di amore è stato riportato alla vita dal Padre suo. Egli dona a noi quella sua stessa forza, la forza del suo Spirito di amore: "Egli soffiò su di loro e disse: ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi".
Noi cristiani abbiamo una forza che viene dal Signore e che non è solo per noi. Noi possiamo sciogliere le catene degli oppressi, liberare quelli che sono prigionieri della rassegnazione e del male. Abbiamo anche la responsabilità di una liberazione che possiamo dare e che tante volte non diamo. Dice Gesù: "a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi".

Avere fiducia nella testimonianza dei fratelli Ma il Vangelo di oggi mette in evidenza un altro limite da superare: quello di voler essere sempre noi a vedere e toccare, voler essere protagonisti e fidarci poco dell'annuncio che ci viene dai nostri fratelli nella fede. Quando i discepoli incontrano uno di loro, Tommaso, e gli dicono "Abbiamo visto il Signore", questi non crede, vuole vedere e toccare con mano egli stesso in prima persona. Il Signore dice a Tommaso e dice a noi: "Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!".

Essere
una fraternità
in mezzo
agli uomini

C'è una comunione dei fratelli, dei discepoli del Signore, da vivere concretamente, nella vita quotidiana. I discepoli di Gesù, dopo la resurrezione, continuando l'esperienza vissuta col loro Signore durante il suo ministero in Galilea e in Giudea, hanno imparato a stare insieme, a cercarsi, a riunirsi nella preghiera comune, per trovare aiuto e sostegno vicendevole e per manifestare attraverso la loro unione, quell'amore di cui essi sono partecipi.
In un mondo e in un tempo in cui tanto facilmente ci si ritrova da soli pur stando in mezzo a tante persone, siamo chiamati a vivere la fraternità nella comunità del Signore e indicare all'uomo e alla donna di oggi che è possibile vivere insieme, da fratelli, aiutandosi vicendevolmente.
Comunichiamo con forza agli altri quello che abbiamo conosciuto, quello che abbiamo ricevuto, quello che, per grazia di Dio, abbiamo cominciato a vivere con gioia.


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