1 gennaio 2000 - Festa di Maria madre di Dio
Vivere in pace e operare per la pace

Dal Vangelo di Luca, cap. 2 vv.16-21

Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: "Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere". Andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.

Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.

Quando furon passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima di essere concepito nel grembo della madre.

Otto giorni dopo il Natale, nel primo giorno dell’anno civile, la Chiesa ha scelto di fermarsi davanti alla madre di quel bambino e davanti al mondo sempre più bisognoso di pace. Se da una parte vediamo crescere il desiderio di unione fra alcune nazioni, dall’altra vediamo accentuarsi scontri e conflitti etnici che mal si conciliano con l’unione verso cui si è incamminati.

C’è bisogno di imparare a incontrarsi e unirsi lasciando che ognuno, ogni popolo, possa esprimere la sua identità, la sua cultura. Ma senza un atteggiamento di interesse per l’altro, di apertura, è difficile che questo possa accadere: si rischia sempre che il più forte tenda ad opprimere il più debole.

Il quadro del Natale, con Maria accanto al Bambino posto nella mangiatoia, e le prime persone che si mettono a cercarlo, chiamano tutti noi credenti ad imboccare sempre più decisamente la via della comprensione e del dialogo, una via che scaturisce da tutto il Vangelo.

La circoncisione che gli ebrei praticano su tutti i primogeniti – e Gesù stesso viene sottoposto alla circoncisione otto giorni dopo la sua nascita – richiama a tutti la nostra appartenenza a Dio, come membri dell’unica famiglia umana.

Solo riconoscendoci tali possiamo lavorare per la pace, perché venga sempre di più fra gli uomini. Ancora una volta la pagina del Vangelo di oggi, come già più volte ci è capitato di sentire in questo tempo di Natale, ci parla di Maria che osserva attentamente questo movimento di persone e di cuori verso quel bambino che ha fra le braccia e registra nel suo cuore i vari messaggi che di volta in volta percepisce. Osserva, riflette, medita e comprende.

Osservare, riflettere, meditare, comprendere: sono verbi da imparare a coniugare nella nostra vita perché siano vinti i pregiudizi, le diffidenze, uscendo da precomprensioni che poggiano sulla non conoscenza degli altri, di quelli diversi da noi.

Con Gesù, il nostro Dio ci ha manifestato il suo volto nelle sembianze di quel bambino che porta pace se viene accolto: come ha sperimentato Maria, i pastori e tutti quelli che guardano a lui.

Non si può essere cristiani e contemporaneamente settari, antitetici a quelli che hanno una cultura diversa dalla nostra. Maria con in braccio il bambino si mostra a questa umanità di oggi e chiama tutti noi a sperimentare la via della dolcezza, della benevolenza, a imboccare questa strada con la convinzione che questo porta alla riconciliazione fra gli uomini.

Possa questo spirito di ascolto e di dialogo caratterizzare la nostra fede e la nostra vita nell’anno e nel millennio che inizia.

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