Natale 2000
25 dicembre 2000
Vangelo festivo
25 dic 00






Dal Vangelo di Luca: 2, 1-20

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra.

Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città.


Natale di Franceso a Greccio
Natale
di Francesco
a Greccio

Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta.
Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo.

C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce.
Essi furono presi da grande spavento, ma l'angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia».
E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama».

Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: «Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». Andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.
I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.

LA VERA GIOIA DEL NATALE

 

Una gioia
portata
da un bambino?

I pastori del Vangelo nel cuore della notte vanno a cercare un bambino avvolto in fasce e posto in una mangiatoia.

È questo l’annuncio che anche riceviamo in questo Natale: “vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia” (Luca 2, 10-12).

Come può venire una grande gioia da un bambino, che per di più nasce mentre i suoi sono in viaggio e viene adagiato nella mangiatoia di una stalla?

È il capovolgimento dei criteri che normalmente usano gli uomini. Dio si nasconde in un bambino perché noi possiamo andare incontro a lui.

Attorno al Natale si sono create tante tradizioni, anche belle; si sente la voglia di ritrovarsi insieme in famiglia e fare festa assieme. Ma nel Vangelo troviamo l’origine e il senso semplice e profondo del Natale: Dio sceglie di venire a stare con noi facendosi uno di noi; trova una stalla e una mangiatoia come luogo in cui nascere.

I paradossi
di Dio

È difficile riconoscere in quel bambino il segno dell’amore grande che Dio ha per noi, per tutti gli uomini; c’è bisogno di comprendere il senso di questa scelta, di questo modo di farsi presente a noi e chiamarci a vivere con lui.

Il profeta Isaia dice che è apparsa una grande luce che illumina un popolo che cammina nelle tenebre. Una luce grande da un segno così piccolo. Sono i paradossi di Dio. Dio sceglie sempre ciò che è piccolo, debole, stolto, ignobile per confondere i forti e i sapienti (Cfr. 1 Corinzi 1,26-31).

La forza di quel bambino
e la forza
della Parola
di Dio

Quel bambino ha la forza dell’amore di Dio che vuole inondare il mondo e portare la pace, non quella degli uomini, ma quella che viene da Dio; una pace che è molto più che assenza di guerra, ma comunione piena con Dio che trasforma i rapporti fra gli uomini e ci trasforma anche nel nostro intimo.

Quel bambino parla attraverso la Parola che ci viene annunciata. È la Parola di Dio. La stessa che raggiunge i pastori, che parla a Maria di Nazaret, la stessa che parla a tutti gli uomini che vogliono ascoltarla.

Maria accoglie e diventa la prima discepola del suo Figlio; in fretta si mette in viaggio e va a raggiungere Elisabetta sua parente, anziana e bisognosa di aiuto; i pastori accolgono l’annuncio e anch’essi vanno senza indugio e trovano il bambino e annunciano quello che hanno visto.

La Parola del Vangelo è il grande dono di Dio fatto agli uomini. Nel Vangelo di Giovanni il Figlio viene chiamato il Verbo di Dio, cioè la Parola di Dio che si è fatta carne, che è diventata uomo in Gesù.

E tutti quelli che l’accolgono sono liberati dal buio di una vita senza senso, dalla scontentezza di una vita troppo stretta e uguale. Il Vangelo è liberazione dalla prigionia di noi stessi, ci apre al mondo attorno a noi, ci apre a un amore universale.

Il segno del bambino nella mangiatoia va compreso in una riflessione silenziosa e attenta.

Conservare
nel cuore
la Parola di Dio
riflettendo
su di essa

Il Vangelo ci dice che Maria rifletteva su queste cose che aveva davanti agli occhi per penetrarne il senso: “Maria conservava tutte queste cose meditandole nel suo cuore”. La fede è un processo di crescita e progredisce nella comprensione di questo Dio-amore che si fa uomo-amore nel segno piccolo di un bambino avvolto in fasce e posto in una mangiatoia.

Maria impiega la sua mente e il suo cuore per penetrare eventi e parole che la superano, per capirli sempre meglio, con l’aiuto della grazia di Dio.

È così che Dio si introduce nel mondo per sanare quella frattura degli inizi della creazione, per abbattere quel muro di divisione che si era creato non solo con Dio ma anche fra gli uomini: un muro di inimicizie, di incomprensioni, di scontri, o di indifferenze.

Scegliamo l’atteggiamento pensoso e riflessivo di Maria per entrare nel mistero di questo amore che viene da Dio e si manifesta in questo modo così paradossale per noi.

Tanti motivi
per ringraziare
il Signore

E ringraziamo il Signore per questo Natale, per il Vangelo della sua nascita. Uniamoci al coro degli angeli e cantiamo col cuore e con la voce. Uniamoci nella lode al Signore e preghiamo perché questo Natale sia un’altra grazia per crescere nella fede, nella comprensione dell’amore di Dio che viene fra noi.

Ci sono tanti segni belli che indicano il cammino dei pastori verso Gesù che è nato povero: penso ai tanti pranzi di Natale insieme ai poveri, come quello di domani nella Chiesa di san Nicola; penso alla cena che stiamo preparando con gli amici del Dormitorio Pubblico il 6 gennaio; penso alle tante persone che hanno risposto all’invito di portare un regalo per i poveri che daremo loro alla fine del pranzo e della cena.

Sono segni che indicano il cammino dei pastori verso Betlemme: dietro di loro anche noi ci siamo incamminati. E nell’andare all’incontro col Signore che si è fatto povero, proviamo una grande gioia.

È la gioia che da quel bambino di Betlemme, da quella notte, ha cominciato a comunicarsi al cuore di tanti, a illuminarli, riscaldarli col suo amore.

E speriamo questa gioia si comunichi sempre più, raggiungendo il cuore di molti altri e portando loro gioia e pace.

e-mail: padremariano@psgna.org