parrocchia
san Gennaro all'Olmo
Napoli
Marcia per la "PACE IN TUTTE LE TERRE"
non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male col bene

Alle ore 18.30 del primo gennaio eravano in tanti a Piazza Dante. Tanti cartelli dei paesi dove c'è la guerra - alcuni di paesi noti, altri di paesi di cui i giornali non parlano mai - campeggiavano alti sulle teste dei tanti partecipanti.

Erano persone di tutte le età, dai bambini agli anziani, con tanti giovani e adulti. C'erano molti stranieri, molti dell'Estremo Oriente, che vivono nella nostra città di Napoli. Si distinguevano in modo particolare quelli dello Sry Lanka, colpiti duramente dalla recente tragedia del terremoto prima e poi del maremoto.

Perché questa marcia promossa dalla Comunità di Sant'Egidio, a cui abbiamo voluto unirci? Da piazza Dante si è snodata lungo via Toledo, Piazza del Gesù, per concludersi poi con una preghiera nella basilica di san Lorenzo Maggiore.

Il perché credo sia importante. Perché non possiamo e non vogliamo assistere passivi o indifferenti alle tante notizie di guerre, di lutti, rassegnati e impotenti. Riteniamo che la presenza di circa mille persone nella nostra città - e di decine di migliaia nello stesso giorno in tante città e paesi del mondo - è un modo non solo di dire che siamo per la pace e non per la guerra, ma è prendere l'impegno di compiere ogni giorno quei gesti di pace necessari alla convivenza e capaci di ricomporre i rapporti umani laddove sono lacerati, senza cedere al pessimismo e allo scoraggiamento.

Questo ciascuno di noi lo può vivere dappertutto, come scelta personale: nell'ambiente di lavoro, in famiglia, nel proprio quartiere, in ogni situazione.

"La violenza è un male inaccettabile e mai risolve i problemi" - ha proclamato papa Giovanni Paolo II nel messaggio per la pace del primo gennaio 2005. La pace certamente dipende da quelli che hanno il potere di interrompere i bombardamenti, di avviare trattative di dialogo.

Ma c'è un terreno di coltivazione, costituito dai comportamenti e atteggiamenti degli uomini e donne comuni, che possono influire su quelli che hanno responsabilità di prendere decisioni. Una maggioranza che esprime chiaramente di non condividere scelte bellicose, quanto più grande è il numero che vi aderisce, tanto più fa riflettere quelli che hanno responsabilità di governo.

Alla marcia hanno partecipato credenti e non credenti, persone di diverse religioni oltre quella cattolica. E questo fa capire che ci sono lotte per il miglioramento della qualità della vita, per la convivenza pacifica, a cui tutti possono contribuire.

Per noi cristiani c'è anche un altro mezzo che riteniamo molto importante: la preghiera. Non a caso la marcia si è conclusa con la preghiera comune nella basilica di san Lorenzo Maggiore.

La preghiera ci rafforza nelle nostre scelte per la pace, ci stimola a scegliere nei vari momenti quotidiani la via del dialogo, della comprensione, nella pazienza e nell'ascolto delle ragioni degli altri; ci rende capaci di capire le ragioni sopratutto di quelli che più sono oppressi, che non hanno voce presso gli altri.

La preghiera ci aiuta nell'essere vicini alle persone colpite dalla furia del mare nei giorni scorsi, ci apre il cuore e ci spinge anche ad essere generosi nel compiere gesti di solidarietà verso quelli che hanno perduto oltre alle persone care, anche la casa e i mezzi per sopravvivere.

E ci aiuta a non dimenticare quelli che sono nel dolore.